Home > People > Interviste > Francesco Rotondi: Come cambia il mondo del lavoro
TRA I PIÙ IMPORTANTI AVVOCATI GIUSLAVORISTI ITALIANI, DOCENTE UNIVERSITARIO E SAGGISTA, IL FONDATORE DELLO STUDIO LEGALE LABLAW CI OFFRE LA SUA VISIONE DEL MONDO DEL LAVORO E DEL DIRITTO DEL LAVORO, DELLE TRASFORMAZIONI IN ATTO E DELLE PROSPETTIVE FUTURE. CON UNO SGUARDO ANALITICO E PARTECIPE SULLA NOSTRA CITTÀ
LabLaw è uno dei più importanti e autorevoli studi legali specializzati in diritto del lavoro in Italia. Fondato da Francesco Rotondi circa 15 anni fa, oggi è presente, oltre che a Torino, anche a Milano, Roma, Napoli, Triveneto, Bari, Catania e Messina e si avvale della competenza di oltre 50 professionisti che forniscono consulenza in ambito nazionale e internazionale nel settore lavoristico e delle relazioni industriali. Francesco Rotondi è avvocato giuslavorista con cattedra alla LIUC – Università Carlo Cattaneo di Castellanza. È specializzato in diritto del lavoro e delle relazioni industriali, a tutela degli interessi dei maggiori gruppi di imprese nazionali e internazionali. È autore di pubblicazioni e articoli in materia giuslavoristica, sul lavoro e sulle questioni sindacali, di saggi e pubblicazioni scientifiche anche in materia interdisciplinare. Specializzato inoltre in diritto dello sport, di recente ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di Ambasciatore dei Valori dello Sport dall’Unione Nazionale Veterani dello Sport, per l’impegno sia sportivo che sociale mostrato negli anni. Più volte è stato premiato come Avvocato dell’Anno.
Avvocato Rotondi, lei è uno dei principali giuslavoristi italiani, assiste aziende di grande spessore, sia nazionali che internazionali, ma è anche saggista. Ha scritto molti libri sul mondo del lavoro, tra cui l’ultimo, dal titolo Com’è cambiato il mondo del lavoro in Italia e come cambierà, in cui intervista 6 ministri del Lavoro (tra cui Elsa Fornero e Cesare Damiano) che si sono susseguiti negli anni fino all’attuale, Andrea Orlando. Come sta cambiando il mercato del lavoro in Italia?
«Il mondo del lavoro è pervaso da una molteplicità di trasformazioni di fondo, che sono iniziate già da diversi anni e che abbiamo avuto modo di identificare e valutare, nel libro citato, con i diretti protagonisti della governance pubblica di tali cambiamenti. Per ragioni di spazio possiamo identificare i principali trend che stanno mutando il lavoro dei nostri tempi. Da un lato, il forte impatto delle nuove tecnologie sulla società, sull’economia, sui modelli di consumo e sui processi di socializzazione sta cambiando anche il lavoro, i modelli di organizzazione e finanche i valori di riferimento. La dimensione spaziotemporale del lavoro è in una fase che potremmo definire di “mutazione genetica” rispetto ai modelli tradizionali fin qui sperimentati e vissuti, con conseguenze a cascata. Effetti che coinvolgono altri ambiti centrali quali: l’orario di lavoro, i tanti luoghi del lavoro e la prefigurazione di
soluzioni ibride in tal senso; si sta attenuando il ruolo del luogo di lavoro quale contesto di socializzazione, è venuto meno il concetto di stabilità del lavoro legato a un’unica esperienza lavorativa per tutto l’arco della vita, stanno emergendo con prepotenza tematiche di worklife balance e welfare aziendale associate a un’idea del lavoro e dell’organizzazione aziendale fondata sul concetto di benessere. Questi alcuni dei sommovimenti in atto nel mondo del lavoro, uniti ad altri concetti chiave che prendono piede, come la valutazione del dipendente non più, o non solo, sulle ore lavorate in azienda secondo rigide regole contrattuali, ma piuttosto sulla performance e sui risultati raggiunti. Dall’altro, sta cambiando il patto sul lavoro: il vecchio scambio lavoro-retribuzione sta lentamente ma inesorabilmente lasciando strada a un nuovo scambio benessere-lavoro, in cui la componente salariale è solo uno dei contenuti».
Sta cambiando il patto sul lavoro: il vecchio scambio lavoro-retribuzione sta lentamente ma inesorabilmente lasciando strada a un nuovo scambio benessere-lavoro, in cui la componente salariale è solo uno dei contenuti
E dal punto di vista delle regole del lavoro?
«A queste trasformazioni in atto nel mondo del lavoro corrisponde un’attività legislativa e del diritto del lavoro che sta provando a delineare il quadro di riferimento delle regole sulla base di un necessario equilibrio tra le tante istanze sul tappeto. In questi anni si sono susseguite diverse riforme del lavoro, le quali, seppur ispirate da diversi orientamenti politicoculturali, evidenziano comunque un fil rouge. Un filo conduttore che esprime un’unica tendenza, ossia l’esigenza di regolare una necessaria flessibilità del lavoro in molte sue diramazioni, con la contestuale richiesta di un nuovo sistema di welfare, adeguato ai nuovi tempi e
a una dinamicità dei mercati mai vista prima. La necessità, poi, di un adeguamento in tal senso del contratto di lavoro, anche in relazione a una più flebile differenziazione tra i concetti di lavoro dipendente e lavoro autonomo, così come si sta evidenziando in molti nuovi settori – si pensi al nuovo comparto del food delivery, solo per fare un esempio – e alla questione dell’introduzione del salario minimo per legge, oltre a un favor legis nei confronti di relazioni industriali spostate principalmente nella dimensione decentrata e aziendale. Le regole del lavoro del futuro passano da qui e dalla centralità della tematica, mai sviluppata pienamente nel nostro Paese, delle cosiddette politiche attive, strumento fondamentale per gestire il nuovo mercato del lavoro e destinato a diventare la cifra del lavoro postmoderno, nell’ottica di garantire non la mera occupazione ma l’occupabilità, intesa come la capacità del lavoratore di ricollocarsi in quanto in grado di seguire e adeguarsi alle esigenze del mercato che cambia».
In occasione dell’inaugurazione della sede di Torino, avete presentato una vostra mostra fotografica dal titolo Le città del lavoro, in cui sono stati immortalati i luoghi simbolo del lavoro a Torino, con un occhio al passato, al presente e al futuro. Com’è cambiata la città in questo senso?
«Torino è una città misteriosa e poliedrica, è una città che non ti aspetti. Nella sua aria austera fa trasparire, alla maniera riservata che le è propria, un mondo di laboriosità e di innovazione. È la città del lavoro per eccellenza. In essa il mondo e il diritto del lavoro radicano le radici più profonde, una città proiettata e proiettante verso un mondo futuristico. La Torino del futuro, guidata dalla next generation, è fondata sul lavoro e sull’innovazione tecnologica e sociale come ai tempi dei Santi Sociali, questa è una citazione che prendo in prestito da uno dei relatori, nonché mio caro amico, intervenuti all’evento di inaugurazione della sede, al quale ha partecipato anche l’urbanista Benedetto Camerana. Ed è proprio così. Sicuramente l’urbanistica nel modello olivettiano è il veicolo privilegiato per la valorizzazione di una prospettiva umanistica del lavoro nel territorio, che si realizza attraverso l’instaurazione di un nuovo ordine sociale, basato sul concetto di comunità e risultante dalla concatenazione di tanti aspetti della vita organizzata (lavoro, cultura, architettura, ambiente, salute ecc.). Tra le foto esposte, due le più rappresentative: quella raffigurante la rampa elicoidale del Lingotto, centro e fulcro della storia di Torino, e della famiglia che maggiormente ne ha determinato le sorti; quella raffigurante la nuova sede di Lavazza, la cosiddetta “Nuvola”, anch’essa storia di una famiglia discreta e gentile e di una Torino riservata ed educata, ma fortemente innovativa e futuristica. La struttura del Palazzo Nuvola è l’emblema della trasformazione di Torino».
Lo Studio LabLaw è tra i più importanti player del settore. Tra i punti distintivi della vostra strategia c’è una diffusione territoriale capillare con sedi in molte città italiane. Una struttura che pochi grandi studi hanno. Perché questa scelta?
«L’eccellenza del diritto del lavoro si basa sulla vicinanza anche territoriale all’impresa. LabLaw da sempre – e tra i primi in Italia – ha investito sulla presenza capillare nel territorio. Questo è uno dei tratti distintivi dello Studio, che crede in un modello organizzativo articolato e di attività tailor made in una logica multidisciplinare. Il concetto di vicinanza al territorio, con una struttura e con professionisti dedicati, è la leva e la misura di un’attività professionale che si fonda sulla contiguità con i clienti. Concetto centrale della strategia di LabLaw, che permette una conoscenza più approfondita delle diverse dinamiche in gioco nell’attività legale e consulenziale, tra cui sono essenziali la cognizione e l’integrazione nel contesto di appartenenza. Fin dalla costituzione dello Studio, ho pensato che il diritto del lavoro fosse fortemente condizionato dal territorio. Un “diritto di fatto”, come si suol dire, e in parte ciò significa che la vicinanza di chi deve “consigliare”, aiutare a “gestire” le risorse umane, le relazioni sindacali, risulta fondamentale e può fare la differenza. Un’eccellente prestazione professionale passa anche attraverso la piena e consapevole comprensione delle dinamiche sociali e culturali che sono tipiche del territorio nel quale l’attività imprenditoriale si svolge. La necessità di “comprendere” per poter assistere con successo ed essere al fianco delle imprese nel percorso imprenditoriale è espressione di un’altra caratteristica peculiare di LabLaw, ovvero quella di porsi quale “partner” dell’imprenditore, del quale condivide progettualità e obiettivi. In questo modo è possibile rendere una prestazione che può tendere all’eccellenza».
Come accennato, siete anche a Torino. Con quale prospettiva?
«In questo percorso iniziato oltre 15 anni fa, Torino rappresenta un grande punto di arrivo e, nel medesimo tempo, di ripartenza. Un territorio che per decenni è stato il simbolo dell’attività industriale italiana e un centro imprenditoriale di formazione anche manageriale. Insomma, una tappa di fondamentale importanza nel percorso di crescita e consolidamento del posizionamento di LabLaw, Studio legale già law firm affermata e riconosciuta sia in ambito nazionale che internazionale. La sede di Torino assume un ruolo centrale nel nostro percorso di crescita, anche per la centralità che il suo tessuto produttivo gioca a livello nazionale e oltre confine».
(Foto LABLAW)