News

Storie dal set

di Antonella Frontani

Matti per il calcio…

Torino, inverno 2021

Sì! Scelgo di parlare di un film emozionante.

Sempre presi a cercare il più sorprendente piano sequenza o a privilegiare il risvolto intellettuale di un racconto, dimentichiamo l’importanza di emozionarci e, quando accade, tendiamo a vergognarcene un po’.

Io voglio parlare di Crazy for Football, il film di Volfango De Biasi presentato alla Festa del Cinema di Roma 2021, tratto dal documentario che ha vinto il David di Donatello.

Si tratta della storia vera di Santo Rullo (Sergio Castellitto), psichiatra che decide di costruire una squadra di calcio con i suoi pazienti, convinto che lo sport, più di ogni potente cura farmacologica, possa aiutarli nel percorso terapeutico. Farà di più: arriverà a organizzare un mondiale di calcio tra pazienti affetti da malattie psichiatriche.

Scelgo di parlare di un film emozionante, “Crazy for Football” di Volfango De Biasi, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2021: la storia vera di Santo Rullo (Sergio Castellitto), psichiatra che decide di costruire una squadra di calcio con i suoi pazienti

Sì! È vero, mi sono commossa. Al di là di ogni luogo comune, non c’è nulla di banale nel tentativo affascinante, quanto arduo, di vincere la ritrosia di ragazzi che faticano ad accettare il contesto che li circonda. Ci vuole coraggio. E forza. E passione. Nulla di scontato, dunque.

Lo hanno intuito anche la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale, sostenitori del film.

La storia narra di un’impresa ardua, all’inizio, quando mancano il campo sportivo su cui allenarsi, le magliette per giocare e i soldi per affrontare ogni spesa. Arriverà tutto anche se a fatica. Le figure che nella vita e nel film affiancano il dottor Rullo sono sua figlia (pessima studentessa) interpretata da Angela Fontana, un allenatore alla ricerca di una seconda chance nella vita (Max Tortora), un’infermiera appassionata alla causa (Antonia Truppo) e un responsabile di struttura collaborativo, seppur disincantato (Massimo Ghini). Un piccolo esercito per una grande battaglia.

Il film ha il privilegio di affrontare un grande tema con la leggerezza necessaria, quella che serve a evitare i luoghi comuni o il pietismo che toglie dignità.

La storia non si concentra in modo particolare sui ragazzi, sebbene ognuno di loro sia ampiamente rappresentato, ma vuole mantenere il fuoco sulla figura di Santo Rullo e sulla sua ferrea volontà di spostare l’intervento della psichiatria: permettere ai suoi pazienti di fare un viaggio interiore per trovare di nuovo una relazione tra il corpo e la mente, perché la psiche, in psicologia, è l’insieme di quelle funzioni cerebrali, emotive, affettive e relazionali dell’individuo che esulano dalla sua dimensione corporea e materiale. Dunque, Santo ha un desiderio: permettere alla loro psiche di scovare un posto nel mondo.

Bisognerebbe ricordare che “psiche” è un termine che in greco significa “anima”… E i greci, sì, erano persone serie…

Ecco, la storia dello psichiatra Santo Rullo è un viaggio nelle emozioni dei quei ragazzi, perché lui sa bene che le emozioni hanno radici nella parte più antica del nostro cervello e i loro effetti nelle parti considerate più nobili della nostra psiche.

«L’emozione, ordinariamente considerata come un disordine senza legge, possiede un significato proprio, e non può essere colta in se stessa senza la comprensione di questo significato», diceva Jean-Paul Sartre.

 


Leggi l’intervista ad Antonella Frontani sul suo ultimo libro. Clicca qui