Home > People > Editoriali > Storie dal set > Potenza della passione e del silenzio
Torino, Autunno 2022
Il signore delle formiche è l’ultimo film diretto da Gianni Amelio, presentato alla 79° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film tratta di un importante caso giudiziario che vide coinvolto il professor Aldo Braibanti, poeta e drammaturgo. Certo, la veridicità del fatto rende la vicenda incredibilmente scioccante, ma la potenza della cronaca non deve oscurare la potenza del racconto: una grande storia d’amore! Braibanti, ex partigiano ed esponente del Partito Comunista italiano, s’innamora, ricambiato, di un giovane, Ettore, che entra a far parte del suo cenacolo culturale, affascinato perdutamente dallo sconfinato sapere del professore. Ne scaturirà un legame omosessuale. Il fascino indiscutibile di Braibanti convincerà Ettore ad abbandonare gli studi di medicina e a trasferirsi a Roma per coltivare il proprio talento nei confronti della pittura. Ciò basterà per dare vita a uno dei più scandalosi processi giudiziari che finirà per emettere una condanna a nove anni per plagio nei confronti di Braibanti. La sentenza, paradossalmente, sarà datata 1968, quando la contestazione esplodeva per le strade. Sorte ancor più crudele toccherà ad Ettore che, su denuncia della madre e del fratello, verrà rinchiuso in manicomio per venire sottoposto ai “necessari trattamenti”. È una bella sfida quella di descrivere un personaggio senza luce, come la madre di Ettore, che non trova mai giustificazione ai suoi gesti ma quando riesce, come in questo caso, colpisce.
Magnifico lavoro quello svolto da Amelio, che ha saputo tratteggiare lo scempio compiuto in nome delle diversità; la ferocia con cui sono state perseguite le idee politiche attraverso l’accusa di plagio; la forza della passione, la potenza dell’amore
Magnifico lavoro quello svolto da Amelio, che ha saputo tratteggiare lo scempio compiuto in nome delle diversità; la ferocia con cui sono state perseguite le idee politiche attraverso l’accusa di plagio; la forza della passione che serpeggia tra tutti i protagonisti della vicenda, compreso Ennio Scribani, giornalista de l’Unità, che si batterà con ogni forza in difesa degli accusati; la potenza dell’amore che guiderà il giovane Ettore verso la sua rovina pur di non rinnegare neppure per un attimo quel sentimento. Non basteranno, infatti, le sedute di elettroshock a cui verrà sottoposto in manicomio per annullare la memoria di quell’amore. Magistrale il silenzio ostinato del professor Braibanti, strumento scelto per umiliare ogni accusa rinunciando a difendersi. Il silenzio ostinato che piegherebbe ogni torturatore… Ciò che mi resta di questo bellissimo film è il peso e il fascino della passione, quella che spesso viene sacrificata in nome del profitto e della convenienza. Bravissimo Luigi Lo Cascio nel ruolo di Braibanti. Sorprendente Anna Caterina Antonacci, noto soprano lirico, nei panni di un personaggio senza redenzione. Divino Leonardo Maltese, potente e soave nei panni del giovane Ettore…