Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento», lo diceva il grande fotografo Henri Cartier-Bresson. Ecco, è questo il filo che guida oggi Ivana Sunjic nel suo ultimo progetto: The Portrait. Lei, da sempre ritrattista nell’indole, si trova a sperimentare un nuovo viaggio fatto di luci, cromie e spontaneità.
Da dove nascono il tuo amore per la fotografia e per il ritratto?
«Per errore, dovrei dire. Mi sono trovata a frequentare un corso di fotografia quasi per caso, per uno scambio. Arrivando da un regime che faceva della creatività un tabù, la scoperta dell’arte fotografica è stata una rivelazione. Ho cominciato come matrimonialista (a inizio 2000 erano in pochi in Italia ad applicare lo stile del reportage al matrimonio), poi dagli sposi sono passata ai ritratti di famiglia, alla fotografia di moda, a quella di viaggio. Immagini, a detta di molti, dalla fotogenia pazzesca, grazie all’empatia che riesco a creare con i soggetti che fotografo, ma a un certo punto ho sentito la necessità di abbinare alla fotografia commerciale un nuovo percorso e ho scelto l’arte».
La fotografia è un arte; anzi è più che un’arte, è il fenomeno solare in cui l’artista collabora con il sole. (Alphonse de Lamartine)
Le tue fotografie rimandano immediatamente a Caravaggio, a Johannes Vermeer. Quasi non si riesce a distinguere, al primo sguardo, se si tratta di foto o di dipinti. Era questo il tuo intento?
«Sì. Con The Portrait regalo al cliente un’opera d’arte che resta nel tempo, proprio come una volta faceva il pittore dando vita a un nuovo quadro. Ogni singola fotografia diventa un oggetto unico, perché ogni persona è un’opera d’arte unica, carica di mille sfumature autentiche. Ciascun servizio si basa sulla persona che ho davanti, su come si muove, il suo sguardo, i suoi colori, dagli occhi ai capelli alla pelle. Lo stesso set viene costruito ad hoc lavorando sui cambi di luce e sulle cromie, quasi fossero parte del soggetto stesso. Colori semplici, ma minuziosamente studiati per raccontare la verità del momento. Insomma, dopo aver raggiunto una certa notorietà come Ivana Porta e come ideatrice di Io Fotografo (i video di maggior successo hanno ottenuto due milioni di visualizzazioni, ndr), ho sposato uno stile più intimo, in una ricerca che è in continua evoluzione».
Oltre ai grandi pittori, a chi ti sei ispirata per questo progetto?
«La mia formazione come storica dell’arte ha di certo influenzato questo nuovo approccio alla fotografia. Ma con la stessa certezza devo ringraziare Steve McCurry, di cui sono stata studente e assistente. Mi ha fatto capire quanto potessi migliorare; è lui che mi ha fatto cogliere l’importanza della “luce dalla finestra”. L’interpretazione di un ritratto nasce proprio dal saper usare la luce naturale che vi proviene, arrivando a rendere i soggetti tridimensionali e creando un effetto magico. D’altronde “foto-grafia”, significa scrivere con la luce, come sottolineò McLuhan».
Atmosfere ovattate, soggetti che nell’ombra sanno essere protagonisti. Qual è il ruolo della persona che sta dall’altra parte dell’obiettivo?
«Per il cliente lo shooting è un’esperienza più che piacevole, una coccola intrisa di spontaneità, senza tensioni. Il timore del giudizio, frasi come “non so posare” o “non sono fotogenico”, semplicemente spariscono. Non tutti sanno che la fotogenia è per il 95% delle volte un problema del fotografo perché è lui che deve saper condurre. Il mio ruolo è quello di ispirare e guidare. Per questo nella prima parte del servizio il cliente impara ad affidarsi a me: ci dedichiamo qui agli scatti che restano al cliente come ricordo importante. Ci divertiamo, senza stress, ma con tante emozioni. Poi segue la fase più artistica: a volte è un ritratto più semplice, altre più complesso, sempre in base a quanto il cliente è disposto a partecipare. Sempre senza limiti di tempo, cambio d’abito né di ricerca creativa».
Se dovessi descrivere il tuo metodo di lavoro…
«Curo con amore e dedizione ogni dettaglio, a partire dalla user experience del mio cliente. È fondamentale che le persone portino a casa la più bella esperienza possibile, oltre al valore della fotografia. Ricevo in uno studio dotato di un grande camerino dove potersi accomodare per il make-up, dove c’è un angolo caffetteria e dove metto a disposizione una ricca scelta di abiti di stilisti famosi. Anche gli accessori, un tavolo, una poltrona, mi permettono di interpretare e raccontare l’anima di chi mi sta davanti. Coccolo e preparo il mio cliente in tutte le fasi del lavoro: prima, quando do istruzioni su come avverrà il servizio; durante, con il senso dell’accoglienza messo davanti a tutto; dopo, quando consegno gli scatti».
Come avviene la consegna dell’opera?
«Al cliente vengono consegnate dieci immagini in formato digitale, su un supporto prezioso; insieme scegliamo quella che sarà l’opera poi stampata in fine-art – realizzata cioè su esclusive e pregiate carte di cotone – incorniciata, certificata e numerata».
Con The Portrait la tua macchina foto diventa una sorta di pennello, le luci una tavolozza; ma il “Romanticismo” non rinuncia alla contemporaneità, giusto?
«Clienti e followers spesso definiscono le mie opere come “Monna Lisa 2.0”. Il mio animo contemporaneo traspare dai soggetti: sono senza tempo, ma attuali. Mi piace essere sulla cresta dell’onda e anticipare le mode sempre, anche quando si tratta di comunicazione. Pensiamo a social marketing, web automation o alle nuove tecniche di branding: sono tutti inevitabili aspetti della mia professionalità a cui dedico molta attenzione».
Rimani comunque aperta anche a lavori commerciali?
«Certamente, e con molto piacere, in particolare nell’ambito del business portrait e della moda. È un modo diverso di interpretare un‘immagine, ma è sempre molto sfidante dal punto di vista sia tecnico che creativo».
Disse il fotografo Alex Webb: «Una foto ha valore quando gli occhi vi si fermano a guardarla a lungo». Posizionatevi davanti a uno dei suoi ritratti e capirete cosa significa “eternità” per Ivana Sunjic. A proposito, ultima “nota”: si legge “Sugnic”.
Con The Portrait regalo al cliente un’opera d’arte che resta nel tempo, proprio come una volta faceva il pittore dando vita a un nuovo quadro. Ogni singola fotografia diventa un oggetto unico, perché ogni persona è un’opera d’arte unica, carica di mille sfumature autentiche
Ivana Sunjic è fotografa professionista dal 2007. Ha avuto maestri geniali al suo fianco, uno su tutti Steve McCurry, una delle voci più autorevoli della fotografia contemporanea, di cui è stata anche assistente. Ha due lauree in Storia dell’Arte e Letteratura, un dottorato in Architettura, è stata direttore marketing del Teatro nazionale di Croazia. Oggi è Docente alla Nikon School, Ambassador Manfrotto, autrice di 2 libri bestseller e mentore per fotografi in tutto il mondo.
IVANA SUNJIC
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(foto IVANA SUNJIC)
(Servizio publiredazionale)