Home > Food > Food Partners > GinTò è il gin nuovo nato dai profumi
Passione e curiosità sono alla base di un prodotto che, pur giovane, si è scoperto subito grande, incontrando gusti e interesse di locali e bartender in giro per la penisola. Torino è e sarà la base operativa, perché al centro, oltre alle botaniche e allo studio, c’è l’amore per la città da cui tutto è partito, e a cui il fondatore, Andrea Tonatto, ha dedicato il nome, appunto: GinTò.
Siamo andati a incontrarlo al Bar Crimea, in corso Fiume, e ci ha raccontato qualche step di questo percorso: «In realtà l’idea è nata quando lavoravo in profumeria con mia sorella. Sono stato in Australia, ho lavorato come bartender… ma all’epoca al massimo mi divertivo a fare i cocktail con gli amici. È in profumeria che mi è venuta l’idea di sperimentare e valorizzare il lato aromatico dei cocktail. Da questo punto di partenza, ho cominciato a studiare i distillati, le loro componenti organolettiche, e ho notato come il gin, tra tutti i suoi simili, esprimesse maggiormente il profilo aromatico. Con il gin puoi esplorare una gamma estremamente ampia di aromi. Da questa ricerca sono nate le prime vere sperimentazioni casalinghe, le prove, gli assaggi… Distillavo per divertimento e passione, con amici che hanno avuto grande coraggio a seguirmi in quel momento. Mi hanno sostenuto moltissimo e un giorno è nato qualcosa di buono, quello è stato l’embrione di GinTò». Gli studi sono proseguiti, il lavoro è stato perfezionato e circa 18 mesi fa l’inizio vero e proprio del progetto, con la prima bottiglia venduta in autunno. Il risultato di tutto questo impegno sono state due linee: GinTò 01 e GinTò 02. La prima strizza l’occhio agli appassionati del London dry. È un gin più speziato rispetto allo 02, in cui cannella, noce moscata e liquirizia sono gli elementi predominanti; sotto di loro arancio amaro e ginepro. GinTò 02 è invece un gioco floreale, con il leitmotiv rappresentato da lavanda, uva passa e mandorla, molto morbido e rotondo. Fondamentale in questa storia l’apporto della rinomata Distilleria Quaglia, che raramente sceglie di scommettere su progetti o iniziative esterni, ma che in questo caso ha riconosciuto il potenziale di questa bella intuizione torinese: «Sono stati loro, dall’alto dell’enorme conoscenza che li contraddistingue, a sostenermi in questa avventura. Specie per quanto riguarda l’esperienza, che sto accumulando, ma che allora mi mancava. Mi hanno consigliato di lavorare su due compound gin e non sui London dry, in modo che l’infusione esaltasse gli aromi delle botaniche scelte, e il risultato ci ha soddisfatto tutti».
Il salto è stato in effetti abbastanza rapido: in un anno si è passati dagli esperimenti alle fiere, in cui diversi professionisti si sono subito resi conto del valore di GinTò. I primi ad accorgersene sono stati però i locali di Torino (vedi Bar Crimea di cui siamo ospiti, Tatabui, Bar Cavour, Del Cambio, Pepe e tanti altri), e ben presto GinTò ha conosciuto un’espansione perfino maggiore: «Chiaramente lo “svezzamento” è avvenuto nella mia città, anche tramite amici; la cosa più bella però è stata constatare l’apprezzamento di alcune star, passami il termine, del panorama dei bartender di Torino, felici di utilizzare GinTò perché ritenuto un prodotto di qualità. Abbiamo cercato di portarlo un po’ in giro, in diversi locali di Milano, a Roma al Taba Café di Campo De’ Fiori e al Caffé Olimpia… Attualmente siamo in 70/80 differenti attività in Italia»
Il target è quello di chi non si accontenta e ricerca l’eccellenza, oltre che la novità. Enoteche e locali di livello in cerca di prodotti nuovi e interessanti; o appassionati che ordinano direttamente dal sito di GinTò (molti scelgono anche il formato 100 ml, un tributo alla profumeria da cui tutto è nato). Nel futuro ci sono una nuova espansione, altri gin (già partiti gli studi per un gin che esalti i gusti della foglia di pomodoro), variazioni di rum che sfruttano il legno di quercia utilizzato per affumicare lo speck e uno sguardo al mondo degli amari
I canali social di GinTò sono un’enciclopedia di ricette, abbinamenti, aneddoti, e questo svela uno dei motivi per cui Andrea ha intrapreso quella che oggi è a tutti gli effetti una missione: «Io credo che oltre agli obiettivi posti, il futuro sia lavorare con chi ha una certa idea di questo mondo. Con chi ha voglia e necessità di raccontare e fare cultura a riguardo. Questo è un universo immenso, che costringe a innovare e ricercare continuamente. Chi si ferma è perduto, io amo questo ambiente e voglio correre con chi sente di doverlo fare». Questa sembra essere l’era del gin, che spesso e volentieri è gin-tonic, perché è il modo più puro e in parte “corretto” per degustarlo. Soprattutto sembra essere arrivato il momento in cui scrollarsi di dosso un paio di ataviche resistenze: i distillati come il gin hanno un potenziale enorme a livello economico e una prospettiva culturale ampissima. La strada tracciata e seguita da molti giovani protagonisti è quella giusta, quella della qualità senza compromessi; proprio come ha fatto GinTò.
GinTò, ideato da Andrea Tonatto, prende origine
dall’ antica tecnica del compound, utilizzata durante il proibizionismo, e la rivoluziona: il gin diventa esperienziale, non statico, grazie ad un processo produttivo unico che considera le materie prime nella loro completezza sensoriale.
GinTò è il primo Gin che unisce antiche tecniche di alta distilleria a metodi innovativi affiancati da parametri di alta profumeria, qualità e sostenibilità.
GINTÒ
Instagram: official_ginto e ginto_events
(Foto di MARCO CARULLI e GINTÒ)
(Servizio publiredazionale)