Home > People > Interviste > Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, un tandem per il Museo del Cinema
Sono arrivati al Museo Nazionale del Cinema di Torino a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, nell’autunno del 2019. Insieme hanno condotto il museo della Mole attraverso i tempi incerti e pericolosi della pandemia; insieme hanno contribuito al rilancio del museo nel 2022 e stanno progettando un futuro che sarà ricco di cambiamenti. Enzo Ghigo (69 anni) e Domenico De Gaetano (57), rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, sono la “coppia di fatto” che ha guidato l’istituzione museale torinese negli anni recenti e che, presumibilmente, continuerà a farlo nell’immediato futuro. Li abbiamo incontrati pochi giorni dopo la chiusura del Torino Film Festival per parlare di cinema, Torino e progetti per il Museo.
Lei è direttore del Museo del Cinema da 3 anni, i primi 2 caratterizzati inevitabilmente dalla pandemia, mentre il 2022 è stato l’anno della ripartenza. Ripercorriamo questo periodo?
«Il bilancio del triennio è molto positivo. Certo, il covid ha condizionato pesantemente l’attività del museo nel 2020 e 2021, penso ad esempio ai festeggiamenti per Torino Città del Cinema. Il 2022 però è stato un anno di grande ripresa, con i visitatori del museo quasi tornati a livelli pre pandemia (quest’anno sono stati oltre 650 mila fino a novembre, contro gli 800 mila del 2019, ndr). Abbiamo prodotto due mostre che hanno avuto grande successo di pubblico, quella su Dario Argento e quella con protagonista Diabolik, un’esposizione complessa che ha unito diverse discipline come arte, fumetto, cinema, design, fotografia e che ha prodotto un’identificazione tra il personaggio dei fumetti, il Museo del Cinema e la Mole Antonelliana. Inoltre abbiamo portato avanti diverse innovazioni all’interno del museo, con un video introduttivo dedicato a Prolo e Antonelli, e l’apertura delle due salette dedicate alla realtà virtuale, che hanno subito incontrato il favore del pubblico».
Quali sono i prossimi obiettivi del Museo del Cinema? Risponde il presidente Ghigo:
«Nonostante l’aumento dei costi di gestione soprattutto legati all’energia, il bilancio 2023 punta agli investimenti. Il primo sarà l’aggiornamento energetico del Cinema Massimo, che diventerà la prima sala cinematografica a Torino a rendersi indipendente dal punto di vista energetico, grazie all’installazione di pannelli fotovoltaici, per una spesa prevista di 850 mila euro. I prossimi 3/4 anni ci impegneranno in un grande progetto di restyling tecnologico e strutturale del Museo del Cinema alla Mole Antonelliana, del valore complessivo di circa 30 milioni di euro, metà dei quali dovrebbero essere garantiti dal Governo. Nei giardini esterni, oggi inutilizzati, una struttura mobile consentirà di gestire la biglietteria, il bookshop e la caffetteria, organizzando meglio il flusso di visitatori che non dovranno più attendere l’ingresso in via Montebello. Tutta la Mole verrà completamente ricablata e il percorso di visita verrà aggiornato dal punto di vista della fruizione tecnologica per il visitatore. Alcuni spazi lungo la rampa elicoidale verranno isolati dal punto di vista termico e questo consentirà, tra l’altro, di esporre in sicurezza manufatti in prestito da altri musei. Grazie a questa operazione la superficie espositiva del museo aumenterà sensibilmente, passando da tremila a quattromila mq».
Da un punto di vista artistico, che progetti dobbiamo aspettarci per il 2023? Anticipa il direttore De Gaetano:
«Lavoriamo su diversi progetti. A livello espositivo presenteremo una mostra con al centro la figura di Maria Adriana Prolo, insigne studiosa di cinema e fondatrice del nostro museo. Sarà realizzata grazie al lavoro di Stefano Bessoni, regista e illustratore italiano di grande talento. In quel contesto pubblicheremo anche due volumi. Uno sarà la ristampa anastatica del celebre “Storia del Cinema Italiano” che la Prolo pubblicò nel 1952, l’altro un libro a fumetti sulla sua figura. Inoltre il Museo del Cinema diventerà sempre più tecnologico. I visitatori potranno creare un proprio avatar e visitare il museo nel metaverso, attraversando gli spazi museali, ma anche la storia del cinema e i luoghi di Torino a essa legati».
Si è appena conclusa l’edizione numero 40 del Torino Film festival. Non tutti sanno, però, quanto stretto sia il rapporto tra il festival e il Museo del Cinema… Risponde il presidente Ghigo:
«Si può dire che il Torino Film Festival, come Lovers e Cinemambiente, sia un ramo d’azienda del Museo del Cinema. Per questo abbiamo creato l’area festival, una struttura comune che coordina le persone del Museo del Cinema che lavorano all’organizzazione dei festival. Da un punto di vista organizzativo, il museo compie le scelte strategiche e mette a disposizione del responsabile della struttura dei musei, Piero Valetto, il budget per fare i festival, che viene impiegato in accordo con i direttori artistici, i quali hanno competenza esclusiva nella scelta della programmazione. Al Museo del Cinema lavorano 60 persone circa più altri 20/25 collaboratori. È una macchina complessa, per questo abbiamo deciso di organizzarla meglio individuando anche un responsabile delle risorse umane, una figura che prima non esisteva».
Oggi Torino è una delle quattro città del cinema italiano, insieme a Roma, Venezia e BolognaIl Museo del Cinema è approdato alla Mole nel 2000. Lo stesso anno ha preso il via l’esperienza della Film Commission Torino Piemonte. Quanto pesa oggi il cinema a Torino? Interviene il presidente Ghigo:
«Oggi Torino è una delle quattro città del cinema italiano, insieme a Roma, Venezia e Bologna. Lo è grazie alla presenza del Museo del Cinema, che più di 20 anni fa è stato trasferito alla Mole Antonelliana tra qualche scetticismo, oggi ampiamente superato. Il museo a Torino fa cultura del cinema e si confronta con la Film Commission, che invece gestisce la parte industriale. Anche quando Torino non appare nei film che qui vengono girati, l’impatto sulla città è importante in termini di ricadute economiche. Non dimentichiamo poi le sale cinematografiche. È importante che gli spettatori tornino al cinema, è anche uno degli obiettivi che ci siamo dati col Torino Film Festival e per fortuna lo abbiamo raggiunto».
Veniamo alla città, con Domenico De Gaetano. Qual è la vocazione di Torino? Quali sono i suoi pregi e difetti?
«Torino è una piccola città e un grande paese. Si vive bene, ma c’è poco ricambio della classe dirigente. Credo che la città debba ripartire da alcune parole chiave, come residenze reali, cinema, automobile, innovazione tecnologica. E soprattutto puntare sui giovani, che devono essere portati all’interno delle istituzioni, per dare il proprio contributo in termini di progettualità. Dopotutto quando parliamo di futuro pensiamo a loro».
Il 2023 è alle porte. Quale desiderio vorreste vedere realizzato? Cosa augurate a Torino per il nuovo anno? Inizia il presidente Ghigo:
«Mi auguro che sotto la mia residenza parta il restyling del Museo del Cinema. La considererei la conclusione di un percorso personale, dopo aver contribuito al restauro della Reggia di Venaria. Alla città auguro di migliorare la propria programmazione culturale. Se Torino vuole mantenersi nel circuito delle città turistiche, è essenziale che mantenga i grandi eventi che ha in calendario e ne acquisisca di nuovi».
Conclude il direttore De Gaetano:
«Spero di poter proseguire la mia avventura al Museo del Cinema e contribuire al suo rinnovamento. Auguro alla città di sapersi aprire all’innovazione e lasciare spazio ai giovani, gli unici che possono immaginare la Torino del futuro e rinnovare il sistema vincente nato con le Olimpiadi del 2006».
(foto MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA)