Home > People > Interviste > Marta Bassino Il pesciolino Dory diventa uno squalo supergigante
LA CAMPIONESSA DI BORGO SAN DALMAZZO, IRIDATA AI MONDIALI DI SCI DI COURCHEVEL-MÉRIBEL, RACCONTA LA RIVALITÀ CON MIKAELA SHIFFRIN («AVVERSARIA INGOMBRANTE MA STIMOLANTE») E I PROGETTI PER IL FUTURO: «UNA MEDAGLIA OLIMPICA E POI UN FIGLIO». A TORINO LE SERVIREBBE UN CICERONE, MA NEL CUNEESE SAREBBE UNA GUIDA ECCELLENTE
Marta Bassino super gigante», recita uno degli striscioni comparsi nella sua Borgo San Dalmazzo dopo il trionfo iridato ai Mondiali di sci di Courchevel-Méribel. La 27enne azzurra non poteva davvero scegliere un momento migliore per salire per la prima volta sul gradino più alto del podio del Super-G, lasciando soltanto il secondo posto alla fuoriclasse statunitense Mikaela Shiffrin. Oltre al palmarès – dove già figuravano l’oro nel parallelo di Cortina 2021 e la coppetta di gigante vinta in Coppa del Mondo sempre nel 2021 – bisogna aggiornare anche uno dei soprannomi della cosiddetta “piuma d’acciaio”. Dory, ereditato dal pesciolino smemorato di Alla ricerca di Nemo, non funziona più come alter ego: Marta sembra più lo squalotto di Shark Tale, per restare nel mondo dei cartoons.
Eclettica come poche, è la prima sciatrice italiana a essere salita sul podio di Coppa del Mondo in cinque discipline differenti. Ma anche leggera, elegante, disponibile, sincera e sorridente. Marta ha il gusto genuino del pane fatto in casa. Legatissima alle sue terre, nonché testimonial del Cuneese e delle Alpi Marittime, ha un solo difetto: conosce pochissimo Torino. «È vero, lo ammetto. Sono venuta una volta in gita con la scuola al Museo Egizio, un’altra volta a fare shopping in via Roma, e in pochissime altre occasioni. Avrei bisogno di un cicerone che mi porti alla scoperta della città sabauda». Ma nella lista dei to do di Marta ci sono almeno un altro paio di cose: una medaglia olimpica e un figlio, ma nessun tatuaggio: «No, mai».
Campionessa del mondo in Super-G. Marta Bassino è riuscita a realizzare bene cosa ha progettato?
«Piano piano sì, ci sto riuscendo. Quella della mia medaglia d’oro era stata una giornata molto intensa. La sera, anziché festeggiare, abbiamo ricevuto la tremenda notizia della scomparsa di Elena Fanchini. È stata emotivamente una faccenda molto dura per tutte noi».
Un altro titolo iridato, dopo quello nel parallelo di Cortina 2021 in ex aequo con l’austriaca Katharina Liensberger.
«Sì ma il trionfo in Super-G per me vuole dire proprio tanto, è la seconda disciplina dopo il gigante. E a differenza dei Mondiali di Cortina chiusi al pubblico per la pandemia, a Méribel ho potuto festeggiare avvertendo il grande calore dei tifosi. Tutto molto bello».
Tutto parte dalla testa e dal cuore. Chi è sereno dentro lo è anche fuoriIl titolo iridato in Super-G è il punto più alto della sua carriera?
«È sicuramente una delle vittorie più importanti. Questo titolo vale forse più della medaglia d’oro nella combinata dei Mondiali di Cortina 2021. Detto questo, la coppetta di gigante che ho vinto nel 2021 pesa comunque molto, perché premia l’intera stagione, mentre la medaglia iridata è il successo di un giorno solo. Insomma la coppetta è pur sempre la coppetta, vale proprio tanto».
La prima volta non si scorda mai: lei ha avuto un ottimo tempismo nel vincere la sua prima gara in Super-G…
«È vero, ai Mondiali è andata bene, ma era da un po’ che ci giravo attorno. Venivo da due podi consecutivi nei Super-G di Coppa del Mondo. Insomma, diciamo che il successo era nell’aria».
Il gigante del Mondiale invece ha lasciato qualche rimpianto per il quinto posto? Senza l’erroraccio nella prima manche sarebbe stato podio sicuro e oro probabile?
«Chissà, difficile dirlo con sicurezza. E gli errori capitano a tutti. Purtroppo ho sbagliato e perso tanto, più di un secondo. Dopo la prima manche ero scocciatissima, mi sono detta: Marta, l’hai proprio buttata via. Nello sci mai dire mai, ma sapevo di essere troppo distante dalle prime: recuperare quasi un secondo e mezzo a Shiffrin è davvero dura».
A proposito di Shiffrin, sciare nella sua epoca è un po’ come giocare a tennis nell’era di Federer, Nadal e Djokovic?
«Diciamo che Mikaela è un’avversaria molto ingombrante. D’altro canto però è anche molto stimolante, è un onore confrontarsi con la sciatrice più forte di tutti i tempi».
A cena con Shiffrin, cosa le fa assaggiare?
«Non ho dubbi, i tajarin, magari con un buon tartufo. Sennò vanno benissimo anche con i porcini, oppure soltanto con burro e salvia. Agnolotti e plin? No, per me vincono sempre i tajarin».
E di secondo?
«Il bollito non mi piace molto, ammetto. Meglio una bistecca alla fiorentina. O magari qualche lumaca delle mie parti, il piatto tipico di Borgo San Dalmazzo e anche il logo scelto dal mio fan club: mi piacciono, ma non ne mangio a quintalate».
Lei ha un legame fortissimo con Borgo e i borgarini, che dopo il Mondiale l’hanno accolta e festeggiata come non mai.
«Hanno organizzato una festa davvero emozionante, sono rimasta senza parole. Il corteo per strada, fino allo stadio, l’inno nazionale, i fuochi d’artificio, la banda, centinaia di bambini… Una serata strepitosa, eccezionale».
Quali sono i suoi posti del cuore, nel Cuneese e dintorni?
«C’è l’imbarazzo della scelta. Le cene migliori per me sono nelle Langhe, specie da Tasté, ristorante aperto da un mio amico a Barbaresco. Poi amo andare in bici in Valle Stura: parto da Borgo e pedalo lungo la strada militare. Per una gita in montagna scelgo invece la Valle Gesso, la mia famiglia ha una casetta appena sopra piana del Velasco. Da quelle parti, nel cuore del Parco Naturale delle Alpi Marittime, c’è il Rifugio Questa, preso in gestione da mio fratello Marco. Dalle mie parti sì, sarei un’ottima cicerone».
C’è una Marta molto spirituale, devota al culto mariano. Ci racconta qualcosa dei suoi viaggi a Lourdes con OFTAL (Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes)?
«In realtà è da qualche anno che non riesco più ad andare, ma in passato ho avuto modo di fare delle esperienze bellissime, molto particolari. A Lourdes ti rendi conto di tante cose a cui generalmente non facciamo caso».
Da qualche anno ha scoperto il metodo heartfulness, come Djokovic, per allenare lo spirito con semplici tecniche di rilassamento e meditazione.
«Sì, è una pratica che mi sta dando grandi benefici, mi fa stare molto bene. È un modo per trovare equilibrio interiore, per sentirsi sempre centrati. Tutto parte dalla testa e dal cuore. Chi è sereno dentro lo è anche fuori».
E poi ci sono i viaggi in luoghi esotici, quasi sempre al caldo: l’ultimo e il prossimo?
«L’anno scorso sono andata in Messico con la mia amica e collega Laura Pirovano: abbiamo girato lo Yucatán e poi abbiamo preso un volo interno per visitare anche la Baja California. In estate invece andrò in Indonesia».
I prossimi grandi traguardi da tagliare? Tiriamo a indovinare: una medaglia olimpica e un bambino?
«Tutto giusto, proprio in questo ordine: prima i Giochi e poi, quando smetterò di sciare, ci sarà tempo per godersi la maternità».
A Ribelle, a fare il tifo per lei, oltre alla famiglia e al fan club c’era anche il suo fidanzato Luca, conferma?
«Sì, non viene dal mondo dello sci. Stiamo molto bene insieme».
Risposta telegrafica. D’altronde lei è molto riservata, una ragazza di altri tempi. Per dire, non ha nemmeno un tatuaggio vero?
«Neanche uno, confermo. Sia chiaro, la gente può fare tutto quello che vuole con la sua pelle. Ma io non ho mai sentito la necessità».
Domani, chissà. Magari vince un oro a Milano-Cortina 2026 e si tatua i cinque cerchi olimpici come molte sue colleghe e colleghi…
«Intanto le Olimpiadi sono ancora lontane. A proposito, sarebbe molto bello vedere qualche gara dei Giochi sul ghiaccio torinese, così da rivivere un po’ delle emozioni di Torino 2006. Detto questo, escludo anche un tatuaggio a tema olimpico. Zero, mai».
(foto FISI)