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Jouvin e Sandri

il racconto della nuova stagione del Regio

di Tommaso Cenni

Speciale Territorio 2024

IL TEATRO REGIO HA PRESENTATO A MAGGIO LA PROPRIA STAGIONE '24/25 (CHE COMINCIA A NOVEMBRE). NOI ABBIAMO INCONTRATO MATHIEU JOUVIN E CRISTIANO SANDRI PER FARCI RACCONTARE IDEE E OBIETTIVI ALLA BASE DELLA CREAZIONE DI QUESTO CALENDARIO DI APPUNTAMENTI

Jouvin e Sandri - Durante l'intervista

Durante l’intervista

Il 15 maggio è stata presentata la nuova stagione del Teatro Regio dal titolo La meglio gioventù; un nome che richiama chiaramente il bel film di Marco Tullio Giordana del 2003 (girato in parte a Torino), e anticipa scenari e pensieri che hanno composto un calendario 2024/25 ricco di appuntamenti interessanti.

Noi, per farci raccontare idee, ideali e aspirazioni dietro alle scelte di questo palinsesto, abbiamo interrogato i diretti protagonisti della sua costruzione, ovvero Mathieu Jouvin e Cristiano Sandri, rispettivamente sovrintendente e direttore artistico del Regio.

Mathieu Jouvin, sovrintendente del Teatro Regio

Mathieu Jouvin, sovrintendente del Teatro Regio

Partiamo da una premessa: prendere in mano la scansione delle opere che saranno protagoniste al Regio in questa nuova stagione, significa osservare un manifesto. Le scelte operate da Jouvin e Sandri raccontano un’idea di mondo e teatro non scontata, fatta di classici e spettacoli meno noti al grande pubblico, che spiegano anche la grande voglia che il Regio ha di esplorare, fidelizzare, crescere. In un contesto ovviamente torinese, ma allo stesso tempo giovane, inclusivo, internazionale. Il cartellone di un teatro è molto più che un semplice calendario: è il volto di una macchina della cultura complessa e ricca di sfumature. Mathieu Jouvin e Cristiano Sandri ci hanno accompagnato alla scoperta di tutto questo.

Partiamo, com’è auspicabile, dall’inizio, e quindi dal già citato titolo. Ce lo racconta il sovrintendente Jouvin…

«Ogni stagione deve avere un tema, un fil rouge, un titolo che provi a rappresentarne tutte le parti. Noi vogliamo che questa sia una stagione sempre più “giovane”, che coinvolga davvero tutte le generazioni, anche quelle magari meno “avvezze” al teatro. Da qui “La meglio gioventù”».

Le scelte operate da Jouvin e Sandri raccontano un'idea di mondo e teatro non scontata, fatta di classici e spettacoli meno “convenzionali”

E poi strizza l’occhio anche al cinema…

«Sì, questa è una piacevole coincidenza, e ce la teniamo stretta. Il film di Giordana ha avuto grande successo in Francia, e io personalmente lo adoro».

Ecco, quanto è presente la vostra “firma” in questo calendario?

«È presente, come è giusto che sia. Il dialogo tra Francia e Italia è forte, ma c’è anche tanto gusto personale… Senza essere mai invasivi, o condizionare, ma io e Cristiano dobbiamo donare la nostra identità a queste scelte».

Passiamo al direttore Sandri. Anche la grande attenzione dedicata ai giovani è parte di questa “firma”?

«Probabilmente sì. È un tema che abbiamo a cuore. E quindi è sì una scelta artistica, che riguarda le opere della stagione, ma anche un leitmotiv che coinvolge il Regio a 360°. Prima ancora del mio arrivo il sovrintendente aveva inserito questa missione all’interno del suo modo di intendere il teatro, allargando notevolmente il target del pubblico, soprattutto verso le nuove generazioni».

Jouvin e Sandri - Ingresso Teatro Regio

Ingresso Teatro Regio

I numeri dicono che il numero dei biglietti venduti aumenta, con forte accento sugli under 30, quindi un “impegno” non esclude l’altro?

«Ovviamente no. Io dico sempre che questo progetto va conciliato con la tutela del nostro pubblico storico, che infatti continuiamo a coccolare come sempre fatto».

Ed è complicato?

«Desideriamo far sentire a proprio agio chi per la prima volta varca questa soglia. Un’operazione non scontata, ma siamo fermamente convinti che non bisogna essere per forza “colti” per godere del teatro: la magia che qui si respira non è limitata dalla “preparazione”. Poi chiaramente sarebbe bello portare giovani a teatro e renderli tutti degli habitué. Ma iniziamo con il portarli qui…».

Uno specchio in questo senso sono state le Anteprime giovani forse?

«Assolutamente. E sono state un successo. Con tanti giovani preparati, entusiasti, curiosi che si sono goduti opere anche non semplici. Dimostrando che molte volte siamo noi “adulti” ad alimentare pregiudizi inutili. L’affluenza, ma soprattutto la passione di quegli appuntamenti, è stata una delle soddisfazioni più grandi della stagione».

A proposito di stagione, in attesa degli appuntamenti del calendario ’24/25 al via a novembre, a ottobre il Regio si animerà con un’iniziativa molto speciale, in programma per tutto il mese: Manon Manon Manon (i biglietti sono online da marzo, ndr). Un inedito in Italia perché al Regio verranno portate in scena tre opere di tre compositori differenti (Puccini, Auber, Massenet) dedicate però a un unico soggetto, appunto Manon Lescaut. Un progetto ambizioso affidato al regista Arnaud Bernard. Direttore Sandri, si parte forte insomma?

«Speriamo di sì. Anche se anticipa la stagione vera e propria, questa idea si inserisce perfettamente nel tema della gioventù che caratterizza poi tutto il calendario. E poi crediamo sia un progetto coraggioso, testimone della volontà del Regio di posizionarsi in una certa maniera rispetto al panorama internazionale dei teatri. Portando in scena operazioni sicuramente non banali o addirittura inedite come questa».

Un’operazione a cui il sovrintendente Jouvin tiene particolarmente, non è vero?

«È verissimo. Il nostro impegno è di offrire al pubblico una varietà di opzioni, da opere più celebri a titoli meno conosciuti, creando un dialogo sia con gli appassionati sia con tutti coloro che si avvicinano per la prima volta alla lirica per rinnovare costantemente l’interesse e suscitare curiosità».

Una volontà che si vede anche nella determinazione dei prezzi?

«I prezzi sono un linguaggio. Una politica di prezzi più inclusiva non è solo “comoda”, ma è un segnale. Poter assistere oggi a spettacoli di alto livello, in un teatro magnifico come il Regio, con biglietti anche da 30-40 euro è una testimonianza precisa dell’idea di teatro che coltiviamo».

Jouvin e Sandri - Foyer del Toro

Foyer del Toro © Edoardo Piva

Una cosa che ci ha colpito è stata la scelta di molte opere che raccontano protagonisti o coprotagonisti giovani. E quindi affrontano, in modi anche molto diversi, il tema del dialogo tra generazioni. Quindi la gioventù non solo si porta a teatro, ma con il teatro la si racconta?

«Quando uno pensa alla gioventù pensa spesso alla felicità. Sembra che non esista infelicità giovanile; non è così, anzi è un tema cruciale del nostro presente. C’è una bella frase di Paul Nizan che dice “avevo vent’anni, non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”. È giustissimo. Mi piace pensare che il teatro sia uno spazio in cui portare avanti riflessioni contemporanee».

Sovrintendente, degli esempi?

«La stagione ne ha tanti: dalla ribellione di Figaro e di Susanna, alla sofferenza di Nemorino o di Gilda fino alla tormentata lotta per l’indipendenza di Hamlet o alla follia di Hermann… Sono universi senza tempo, per questo sono utili».

E sono utili anche perché organizzati in un calendario studiato bene, che coniuga scelte classiche e originali, come già detto. Che immagine dà il Regio di sé con questa stagione al mondo e ai torinesi? E che immagine deve comunicare?

«Confidiamo che la differenza sia minima. Ma farei un passo indietro. Torino è unica e allo stesso tempo è tante città. O almeno è l’impressione che mi ha sempre dato. Penso che la sfida più interessante per noi sia riuscire a trovare il linguaggio giusto per comunicare sia con la Torino che ci sente come più vicini, sia con quella più “lontana”».

E come ci si riesce?

«È fondamentale ricordarsi che oggi esistono tanti metodi di comunicazione. Penso soprattutto ai social. E su questi temi ci sono grandi riflessioni, specie in chiave turistica, perché Torino non è percepita come una città di lirica, e noi vorremmo cambiare questa impressione».

Cristiano Sandri, direttore artistico Teatro Regio

Cristiano Sandri, direttore artistico Teatro Regio

In questo senso quanto è importante il legame con la Francia e il suo teatro? E lo chiediamo, insospettabilmente, al direttore Sandri.

«Abbiamo un sovrintendente francese sì, ma le nostre stagioni vedono una fortissima presenza francese nei propri filoni artistici e musicali perché amiamo queste opere. E poi perché vicinanza geografica e affinità culturale collegano strettamente Torino alla Francia. È per tutti una connessione fruttuosa».

E convincente: infatti i numeri dell’anno passato confermano che la direzione sembra quella giusta. Un commento del sovrintendente?

«Occupazione dei posti al 78%. Questo è per me un dato molto importante. Specie considerando il numero di spettacoli (oltre cento) e la dimensione di sala (oltre 1.500 posti). Per la media europea siamo in una fascia alta, è un bel segnale».

Potremmo definire la stagione ’24/25 come un anno zero?

«Sarà la stagione del rilancio definitivo del teatro. Sia da un punto di vista dei numeri che dell’offerta artistica. La nuova stagione, con la propria identità, forza e originalità è simbolo di un Regio che vuole essere inclusivo, sostenibile (anche per chi ci lavora), stimolante, classico e innovativo. Uno dei teatri più affascinanti d’Europa».

Complice anche la sua unicità architettonica?

«Carlo Mollino era un genio. Lo abbiamo celebrato nei 50 anni dalla ristrutturazione. E credo che sì, complice anche la sua unicità, il Regio abbia tutte le carte in regola per essere uno splendido ambasciatore di Torino nel mondo, un vero punto di riferimento».

Direttore Sandri, un augurio per questa nuova stagione 2024/25?

«Il più scontato di tutti: sale piene, tanta passione, tanto divertimento».

Jouvin e Sandri - Teatro Regio Torino

Teatro Regio Torino © Ramella&Giannese

 

(foto FRANCO BORRELLI e TEATRO REGIO TORINO)