Home > People > Interviste > Tiziana Carpinello: essere un’imprenditrice di qualità
È UNA BELLA STORIA QUELLA CHE HA DA RACCONTARE TIZIANA CARPINELLO, PRESIDENTE DI BENTLEY SOA. DONNA APPASSIONATA DEL SUO LAVORO E DI TORINO, INARRESTABILE E DETERMINATA, SI È FATTA STRADA IN UN MONDO IN PREVALENZA AL MASCHILE PORTANDO IMPRENDITORIALITÀ ED EFFICIENZA NEL COMPARTO PUBBLICO. PER UNA SOCIETÀ IN CRESCITA ALL’INSEGNA DELL’INNOVAZIONE
Impeccabile giacca rosa stile Chanel, tubino nero, tacco a spillo, trucco perfetto. Se non fosse che dal settimo piano delle vetrate del grattacielo Lancia si vede il Monviso, potremmo pensare di essere di fronte a una manager newyorchese nel suo ufficio tra i grattacieli di Manhattan. Lo stile di Tiziana Carpinello è quello di una donna dalla forte femminilità che ben si accosta con la determinazione di un’azienda che è diventata a tutti gli effetti una case history di valenza nazionale; una storia di successo che parte da Torino e che ha messo le radici in un luogo iconico come il Palazzo Lancia, oggi quartier generale di Bentley SOA.
Il fatto di ritrovarmi in un mondo al maschile, mi ha spinto a dare il massimo perché mi venissero riconosciute le competenzeBentley SOA, una bella storia da raccontare.
«Una bella storia, vero, perché nata, come si suol dire, dal cuore e dalla pancia. Dopo aver lavorato alcuni anni nell’industria metalmeccanica, con mio marito avevamo deciso di dedicarci ai servizi per le aziende. Insieme all’ingegner Carlo Siletto, assistevamo le imprese di vari settori per il controllo di gestione e sistemi di qualità. Un giorno, durante un convegno ad Aosta, ci fecero presente come possedessimo tutti i requisiti per diventare una SOA, cioè un’ente riconosciuto per il rilascio delle attestazioni che autorizzano gli operatori economici a partecipare a gare d’appalto pubbliche di lavori di importo pari o superiore a 150mila euro. Fino all’anno 2000 gli organismi di attestazione non esistevano in quanto le imprese erano tenute ad iscriversi all’Albo Nazionale Costruttori gestito dalla pubblica amministrazione. La cosa ci incuriosiva. Quando si dice trovarsi al momento giusto nel posto giusto: in uno dei rari momenti di relax presso il mio centro estetico preferito, ecco che la mia massaggiatrice mi dice che Luciana Bambonato, vedova Bentley, stava chiudendo la sua società, Uno studio che predisponeva per le imprese la documentazione da presentare all’Albo Nazionale Costruttori che sarebbe stato sostituito dalle SOA. Di qui l’intuizione: usando i suoi contatti e le sue expertise da un lato, e la nostra organizzazione e il nostro entusiasmo dall’altro, la collaborazione poteva essere un successo. Una cena, l’accordo e abbiamo creato Bentley SOA».
E un successo, effettivamente, è stato…
«Non senza fatiche, certo! Credevamo fortemente nel business, ma arrivavamo da background diversi quindi abbiamo dovuto studiare molto, concentrare tutta la nostra attenzione, dedicare tempo. Ricordo che in quattro mesi dalla fondazione avevamo già a disposizione un sistema informatico gestionale avviato, ma avevamo dovuto trascorrere notti intere a testarlo. Neanche a dirlo, mi sono divertita tanto. Bentley SOA è stata per darci degli obiettivi: rientrare tra le prime dieci SOA in Italia entro tre anni; dopo altri tre tra i primi cinque, e infine continuare la scalata verso il podio. Così è stato: se pensiamo che tra il 2000 e il 2004 le SOA autorizzate in Italia erano 62 e ora sono 14, e le prime sette rappresentano circa l’80% del mercato…».
A cosa si deve questa selezione così “ferrea”?
«Non è un settore semplice. Ciò che viene offerto è un servizio altamente specialistico che richiede competenze eccellenti, perseveranza, solidità. Gli accorpamenti sono stati tanti e qualche SOA è stata sospesa e poi revocata dalla Autorità che ci controlla. Per riportare un caso concreto, noi abbiamo acquisito la SOA seconda nel mercato ormai dal 2008 e nel complessivo abbiamo acquisito 3 SOA. Senza dimenticare che le SOA, che in Italia rappresentano un modello virtuoso invidiato da tutti, sono soggette a controlli rigidissimi da parte dell’ANAC, l’autorità anticorruzione. Le sanzioni possono essere pecuniarie e persino sospensive. Il rispetto delle regole è fondamentale».
Se dovesse scegliere le parole chiave di questo successo?
«Intuizione sicuramente, poi determinazione e i grandi obiettivi che ci siamo posti. Non ultimo l’amore verso il nostro lavoro e verso noi stessi. Festeggiare i proprio traguardi è sempre fonte di soddisfazione».
Quanto è importante il fattore umano nel vostro lavoro?
«Fondamentale. Certo la digitalizzazione è attualità anche nel nostro settore. Nel 2024, per esempio, sarà pronto il nuovo software gestionale che vedrà protagonista l’AI. L’essere all’avanguardia fa parte del nostro DNA. Ma allo stesso tempo crediamo nel valore delle persone. Il nostro è un team motivato, che cerchiamo di coinvolgere e soddisfare attraverso occasioni di team building e piani di welfare. Siamo anche orgogliosi di essere una SOA prevalentemente al femminile: non abbiamo mai fatto alcuna distinzione di genere né di retribuzione. Il nostro essere proiettati verso il futuro ci porta a sostenere la crescita professionale degli individui per il loro valore. E, sempre per lo stesso motivo, stiamo cercando nuove figure con un profilo tecnico legale. Chissà se posso usare Torino Magazine come piattaforma di ricerca personale?».
Parlava di collaborazione al femminile. Quanto è stato importante per lei essere donna in questo percorso…
«Tantissimo. Avevo solo 20 anni quando ho cominciato nell’industria metalmeccanica: il fatto di ritrovarmi in un mondo al maschile, mi ha spinto a dare il massimo perché mi venissero riconosciute le competenze. Ho imparato a lottare per farmi sentire, insomma. Ma ho sempre mantenuto l’essenza della femminilità, amo la moda e quindi tengo al mio stile. Guai a dirmi che indosso colori troppo vistosi!».
Bentley SOA ha ormai uffici in tutta Italia. Ma quale è il suo rapporto professionale con Torino?
«Da ragazza, come qualunque giovane che aspira alla novità, sognavo di andare via da questa città, ma ora mi rendo conto che è questo il luogo ideale in cui vivere e lavorare. Figuratevi che abbiamo la sede operativa nel Palazzo Lancia e quella legale a Cuneo. Siamo davvero legati al territorio. Se la crescita della società continuerà nei suoi trend, stiamo pensando di trasferirci ai piani alti dell’edificio, ma restiamo comunque qui. Il fascino di Torino è apprezzato anche dai tanti clienti che ci vengono a trovare, così come da quella parte di team che lavora al di fuori del quartier generale».
E il suo rapporto personale con la città?
«Amo l’anima elegante e riservata di Torino. Adoro piazza San Carlo, da integerrima abitudinaria tendo a tornare nei luoghi che mi restano nel cuore. Come Bentley SOA, amo sperimentare, ma poi resto legata alle origini».
Il nome della vostra società ha un certo fascino…
«È sicuramente un nome elegante, immediatamente riconoscibile, e il conservarlo è stato anche un gesto di rispetto verso l’ingegner Bentley. Ne andiamo molto orgogliosi».
Sì, è davvero una bella storia quella di Bentley SOA, da raccontare il più possibile come dicevamo in apertura, perché anche questo è un modo per rappresentare ciò che di buono nasce nella nostra città per poi diffondersi a livello nazionale. Una bella storia di determinazione, competenza e amore per il proprio lavoro.
(foto MARCO CARULLI)