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Home > People > Editoriali > Scenari economici > Le attese per il 2023. Quello su cui c’è accordo e quello su cui si diverge
Torino, Inverno 2022
Chi è appassionato di finanza, in questo periodo dell’anno può iniziare a leggere le previsioni sull’economia e sull’andamento dei mercati per l’anno successivo scritte dagli analisti e dai diversi strategist delle società di gestione. Dottor Fugnoli, lei cosa si attende per il 2023?
«È vero, novembre è il mese in cui le case di investimento abbozzano le previsioni per il nuovo anno. Una volta, a dire il vero, questo esercizio veniva fatto a metà dicembre. Poi ci si è accorti che nella fase convulsa di fine anno nessuno ha tempo di leggersi queste lunghe pubblicazioni e allora si è anticipata l’uscita a metà novembre. Quest’anno c’è più dispersione del solito nelle stime. È comprensibile, vista la complessità della fase che stiamo attraversando. Nessuno può sapere come evolverà il conflitto in Ucraina o quali varianti di Covid si diffonderanno. Per non parlare delle sorprese, positive o negative, che il nuovo anno ci potrà riservare. È bene poi ricordare che non è detto che le previsioni che hanno maggiore consenso si riveleranno per forza corrette. L’anno scorso a quest’epoca c’era un ampio accordo sul fatto che l’inflazione sarebbe scesa in tempi brevi e che i tassi sarebbero saliti di poco e invece abbiamo visto quello che è successo».
Quali saranno i temi centrali?
«Per il 2023, in ogni caso, l’accordo più ampio di tutti è, di nuovo, sul fatto che l’inflazione scenderà di molto e si riporterà vicina al 2% per la fine dell’anno. Chi si spinge fino al 2024 vede un’ulteriore discesa. Qui forse l’ottimismo è eccessivo. Il 2024 è infatti previsto da tutti come un anno di forte ripresa dell’economia, cosa che di solito difficilmente si accompagna con una discesa dei prezzi. Unanime è anche l’idea che il dollaro si indebolirà. Sul quando e sul quanto tuttavia non c’è accordo. Per alcuni ha già toccato il massimo, per altri lo toccherà nella prima parte del prossimo anno. Per alcuni la discesa sarà nel 2023, per altri nel 2024. C’è poi chi lo vede fermarsi a 1,10 contro euro e chi lo vede indebolirsi fino a 1,20 nel 2024. Su questo tema facciamo due considerazioni. La prima è che il differenziale dei tassi sosterrà il dollaro ancora per qualche mese. La seconda è che il recupero dell’euro sarà frenato dal deterioramento strutturale delle ragioni di scambio dell’Europa. Il rincaro delle fonti di energia fa sì che l’Europa non sia più un’area in surplus delle partite correnti e che sia ormai un’area in disavanzo. Per queste due ragioni crediamo che il recupero dell’euro non sarà immediato e non sarà particolarmente rilevante».
In ogni caso, le previsioni per il 2023 che sono state pubblicate vanno da un modesto ribasso degli indici a un recupero del 10%
Cosa ci può invece dire sui tassi di interesse?
«Sui tassi le previsioni sono più complesse. Bisogna infatti prevedere non solo l’inflazione, ma anche la crescita dell’economia. L’inflazione in discesa fa pensare a tassi più bassi. Tuttavia l’inflazione più bassa, in presenza di aumenti salariali sopra la media, aumenta il potere d’acquisto dei consumatori e quindi sostiene la domanda e la crescita, che in questo momento è in accelerazione, almeno in America. La tenuta dell’economia dà a sua volta spazio alle banche centrali per mantenere una linea restrittiva più a lungo di quanto si pensava e si pensi tuttora. Per questo ci sembra che l’ottimismo sui tassi, per quanto giustificato, sia eccessivo. La previsione sulle borse, come sempre, resta la più impegnativa di tutte perché, oltre ai fattori che abbiamo già elencato, richiede anche una stima sugli utili delle società, che difficilmente cresceranno rispetto a quest’anno. In ogni caso, le previsioni per il 2023 che sono state pubblicate vanno da un modesto ribasso degli indici a un recupero del 10%. Da parte nostra, più che fare una previsione definita, mettiamo in rilievo una tensione che accompagnerà tutto l’anno prossimo. Parliamo della tensione tra un mercato che cercherà di giocare d’anticipo e festeggiare fin da subito, come ha già cominciato a fare nelle ultime settimane, l’avvicinarsi del prossimo ciclo economico positivo e le banche centrali, che cercheranno invece di smussare gli entusiasmi e di non abbassare i tassi prima di essere certe che il contenimento dell’inflazione sia duraturo».
Cosa aspettarsi dunque e come affrontare il nuovo anno?
«Questa tensione porterà volatilità nei mercati. Per non restarne vittima, sarà consigliabile non correre dietro a rialzi prematuri per potere invece comprare senza troppe esitazioni nei momenti di delusione. Questi momenti verranno quando il mercato, dopo essersi allungato troppo, dovrà constatare che i tassi non saranno abbassati subito e che, a un certo punto, l’economia rallenterà. In conclusione, se il 2022 è stato un anno in cui vendere su forza, il 2023 sarà un anno in cui comprare su debolezza in vista di un 2024 di ripresa generalizzata»