Home > Food > Food Partners > Libery Pizza & Artigianal Beer
La Guida Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso stila ogni anno una delle più autorevoli selezioni delle migliori pizze italiane. Quest’anno la guida ha compiuto dieci anni e, per l’occasione, si è regalata un’interessante novità, ovvero una rosa di 18 pizzerie “stellate”, scelte perché in grado di distinguersi per qualità e costanza in questa decade. Delle quasi venti pizzerie sparse per tutta l’Italia, solo una si trova a Torino, il suo nome è Libery – Pizza & Artigianal Beer. Una pizzeria che è un must nazionale – alla nascita della guida stessa, nel 2013, aveva ricevuto subito i Tre Spicchi Gambero Rosso – e anche internazionale: 50 Top Pizza World, autorevolissima guida globale, l’ha recentemente inserita tra le 100 pizzerie migliori d’Italia. Chapeau.
Anche, ma non solo, per questa mole di premi e riconoscimenti, siamo andati a fare due chiacchiere con Fabrizio Marzo, maestro pizzaiolo e anima di Libery. L’elemento di fascino che più ci cattura nel modo di parlare di Fabrizio è il suo evidentissimo amore per la materia, un affetto nato tanti anni fa: «Questa è una passione che parte da lontano, da un padre che aveva una pizzeria e, come spesso accade, da suo figlio, io, che voleva emularlo. Il primo incarico da pizzaiolo ce l’ho avuto nel ’76, e da allora faccio pizze. La “fama”, se così possiamo chiamarla, è arrivata quando è cambiato anni fa il modo di guardare la cucina: i cuochi stavano diventando artisti, e noi gente della pizza eravamo lasciati un po’ in disparte. Sono nati gruppi, forum, in cui tra professionisti e appassionati ci scambiavamo consigli e pensieri… Da lì, alcuni di noi hanno avuto un salto di notorietà. Poi è cambiato tutto, sono nate le guide dedicate a questo mondo e i conseguenti riconoscimenti per chi lavorava bene. Io qui a Torino ho imparato dai migliori, i maestri storici, e ancora oggi porto avanti quell’idea di pizza».
Alla prima edizione della Guida delle Pizzerie del Gambero Rosso, i selezionati erano una trentina e Fabrizio è stato presentato alla platea come: «Un torinese che fin da bambino voleva fare la pizza». Quando Fabrizio parla della pizza sembra non siano passati quarant’anni, gli occhi sono tuttora quelli di un bambino e l’amore pure. L’impressione è che la pizza di Libery sia una sorta di manifesto, un simbolo della pizza tradizionale, che non morirà mai, fatta semplicemente bene, rispettando una lunghissima storia di gusto e successo. Siamo nani sulle spalle di giganti, dicevano i greci, e spesso ci azzeccavano: «Più vado avanti più penso che non ci sia niente da inventare. Passione, materie prime di livello e poi un gruppo che ti permetta di riprodurre questa qualità quando i coperti cominciano a diventare tanti e la situazione impegnativa; questa è la formula»
Una pizza buona è il frutto di amore e tecnica, il resto è secondarioStella, Spicchi e onori: Libery è una macchina che funziona alla grande, con un artista a fare le pizze, le birre artigianali firmate Baladin (anche nello spillatore da tavolo) e un team che da 14 anni non molla un colpo: «La forza di questo gruppo – ci racconta Roberta, socia e responsabile di Libery – è che semplicemente ognuno fa il suo, con impegno e professionalità. Chi gestisce non chiacchiera ma lavora, dando prima di tutto l’esempio, se no con che credibilità potrebbe farlo? Il nostro compito è trasmettere serietà e serenità, che sono assolutamente emozioni complementari; mostrando le soluzioni alle problematiche, senza andare a caccia delle colpe (quelle non servono). Fortunatamente, dalla sala al dietro le quinte, abbiamo un gruppo affiatato che condivide a pieno questi valori».
Ci siamo seduti fuori, nel dehors, a chiacchierare di premi, critici gastronomici, pizze gourmet (con annesse critiche). L’accoglienza, la disponibilità, l’emotività che ci è stata mostrata l’abbiamo ritrovata poi nella pizza, che non è solo fatta bene: è il risultato di storie e tanta fatica, di un sogno e del percorso per raggiungerlo. È genuina, semplice ma non banale, e per certi versi anche un po’ fuori moda; una storia da mani veramente immerse nella farina: «A volte mi è capitato di non riuscire a spiegare questo rapporto – continua Fabrizio – e di dovermi giustificare perché magari non pesavo le quantità. Il mio è un mestiere di competenza ma non prettamente “numerico”. Con la pizza è a tutti gli effetti un dialogo: se piove le cose cambiano, se è umido è diverso, se siamo di fretta non è la stessa cosa. Bisogna saperlo ascoltare l’impasto, e di conseguenza riuscire a farsi ascoltare. Una pizza buona (ma questo è il mio pensiero) è il frutto di amore e tecnica, il resto è secondario». Insomma, Libery e la sua squadra sono un trattato di dedizione e affetto per la pizza, un luogo che i massimi esponenti nazionali e internazionali di pizza e affini, hanno più volte premiato (con merito). Ma a prescindere da queste valutazioni, la vera medaglia di Libery è la sua gente, ovvero chi continua a scegliere questa pizza, anche più volte a settimana, da quasi quindici anni, sempre felice, sempre soddisfatta.
Più vado avanti più penso che non ci sia niente da inventare. Passione, materie prime di livello e poi un gruppo che ti permetta di riprodurre questa qualità quando i coperti cominciano a diventare tanti e la situazione impegnativa; questa è la formula
Libery – Pizza & Artigianal Beer è una pizzeria che è un must nazionale e anche internazionale: 50 Top Pizza World, autorevolissima guida globale, l’ha recentemente inserita tra le 100 pizzerie migliori d’Italia.
LIBERY – PIZZA & ARTIGIANAL BEER
Tel. 011.4546040
Facebook: Libery
(Foto di FRANCO BORRELLI)
(Servizio publiredazionale)