Home > People > Interviste > Massimo Guerrini: «Ieri come oggi la mia città»
IL RACCONTO DI MASSIMO GUERRINI DOPO 15 ANNI ALLA GUIDA DEL "CENTRO"
C’è un tema che torna sistematicamente nel dibattito sulle “classi dirigenti” di questo Paese: quello della necessità di adeguatezza ai tempi. Formazione, competenza, ma anche un solido bagaglio culturale.
Finita l’era dell’uno vale uno, torna di enorme urgenza e attualità un’era del “fare”, ma nella sua accezione più netta e utile, ovvero quella del “saper fare”.
È ormai chiaro a tutti che un’azienda, o anche un’amministrazione territoriale, ha necessità di skills allineate alle esigenze, come si dice oggi, o più semplicemente di caratteristiche che rendano le persone adatte alla materia di cui debbono occuparsi. E Torino questo tema lo conosce bene, così come la nostra rivista da sempre si impegna nel raccontare storie, luoghi, persone, eventi che la sappiano rappresentare.
Massimo Guerrini è già stato ospite di queste pagine e, dopo 15 anni da “sindaco del centro” come presidente della Circoscrizione 1, è uno di quelli che nel tempo hanno arricchito il proprio curriculum di competenze, sempre più approfondite, sempre più attuali e, probabilmente, sempre più utili anche in chiave futura. A questo proposito, ragionare con lui di futuro vuol dire sostanzialmente, fuori dalle gare elettorali, ragionare di visioni di città, che sono i luoghi in cui bene o male tutti quanti noi abbiamo scelto di vivere.
Ragionando di futuro, quindi, non potevamo non soffermarci ad affrontare il tema della città di domani; professionista e manager con una forte propensione allo studio dei territori e delle loro vocazioni, il colloquio con lui ci consente un approccio pubblico e privato al tempo stesso.
Da un lato, Guerrini fa infatti parte del racconto storico di questa città, ma dall’altro la sua veste è in continua evoluzione, proprio come la città che vorrebbe.
Oggi fa parte del Consiglio di amministrazione del Fondo Nazionale di Previdenza Complementare FONDAPI ed è vicepresidente del Centro Einaudi, è stato vicepresidente di UNIONFIDI Piemonte ed è tutt’oggi vicepresidente di CONFAPI ANIEM – API Torino, oltre a dirigere due aziende: la Guerrini Real Estate Advisory & Development, società di investimenti in costruzioni immobiliari, e la Open Asset Real Estate Advisor, specializzata in finanza immobiliare e real estate. Collabora come managing partner con Chiusano Investments, settore dedicato alle operazioni immobiliari da investimento della Chiusano & C.
«Le città sono il cuore d’Europa, ormai è chiaro che l’evoluzione positiva di una città ha effetti benefici su tutto il territorio circostante; le città rappresentano i luoghi primari in cui si concentrano i servizi fondamentali, in cui si manifesta la vocazione culturale di un territorio, in cui i temi della sicurezza debbono trovare ascolto, perché un luogo non sicuro non è attrattivo per nessuno – sostiene Guerrini – Occorre ripartire da qui, da questo desiderio di fare e fare bene, per dare un senso all’attività delle nuove classi dirigenti».
Tema che torna, quello delle classi dirigenti…
«Si parte dalle figure apicali, che devono avere esperienze e capacità di programmazione e gestione, ma poi tutta la filiera del lavoro deve passare attraverso risorse competenti che sappiano ciascuna portare avanti la propria parte di progetto».
In questo senso, sono tante le esperienze vissute sul campo, e anche dalla vita vissuta nascono le ipotesi di soluzioni per le nostre città.
«I negozi che stanno chiudendo sono una rovina per tutti e i supermercati che aprono e non restituiscono nulla al territorio, in termini di risorse economiche, non sono un vero volano dell’economia; la città in certi momenti si è riempita di discount a scapito dei negozi di vicinato e ora, dopo una guerra feroce, chiudono essi stessi. Risultato: depauperamento dei quartieri, mancanza di sicurezza nelle vie, desiderio di andarsene della gente per bene; bisogna fermare questa progressione di eventi, ma per farlo occorre anche avere competenza specifica, ad esempio occorre conoscere come questi fenomeni si sono svolti anni fa in altre città. Conoscere e avere competenza è la stessa cosa, e conoscere in anticipo significa prevenire i danni futuri, riuscendo a prendere per tempo strade diverse».
Con il suo blog, in questi anni, Guerrini ha dialogato con la gente, ricevendo di ritorno segnalazioni, indicazioni, idee e anche proposte di soluzioni, un dialogo in continuo arricchimento.
«Conoscere teoricamente le cose è importante, avere una preparazione tecnica specifica è fondamentale, ma poi diventa decisivo avere un rapporto vero con la realtà: in questi anni, parlare con la città in tutte le sue forme è stato determinante anche per una crescita personale, conoscere davvero le questioni e non soltanto i titoli vuol dire poter entrare nel merito».
È una buona pratica trattare con professionalità ogni cosa, di solito porta a risultati interessanti.
«Nel lavoro si fa così tutti i giorni se no non si procede, non si capisce perché in politica dovrebbe essere diverso. In città arriveranno fondi importanti per iniziative che si prospettano di alto livello e anche qui il tema della competenza torna con una forza ancor più evidente. Parcheggi, viabilità, direttive stradali (da quanto tempo parliamo di un collegamento veloce e fruibile con Caselle?). Quando si studia un piano legato alle infra- strutture bisogna puntare al miglioramento della qualità della vita di lavoratori e famiglie, e anche a come diventare appetibili agli occhi delle grandi industrie, affinché decidano di tornare a investire da noi. Dobbiamo dimostrare che Torino sa essere una città che sa cogliere le occasioni e cambiare in meglio».
Ormai le città del futuro sono quelle che muovono più leve. La città del futuro è una città del lavoro qualificato, una città universitaria, una città leader nella salute, nell’innovazione, e questo è il momento per cogliere l’occasione di fondi che possono arrivare dall’Europa in quantità irripetibile.
«E una delle tematiche che si ripropongono da più punti di vista resta quella degli immobili, sarà una mia fissa, sarà perché conosco il tema a livello nazionale e internazionale, ma Torino deve darsi un piano di utilizzo e riutilizzo delle sue aree dismesse, potrebbero davvero essere la svolta per questa città. Dall’ultimo Rapporto Rota è risultata evidente la permanenza di centinaia di metri quadrati di capannoni non utilizzati. Sono ben 13 le aree di trasformazione urbana oggi ferme. Se la città riu- scisse a tornare attrattiva, sono sicuro che ci sarebbero realtà pronte a investire. Perché non iniziamo a regalare o trovare forme di incentivazione per i terreni pubblici a fronte di investimenti?».
Un Guerrini innamorato della sua città con una gran voglia di vederla rinascere. D’altronde, quando i turisti la visitano restano stupiti dalla sua bellezza (recentemente anche stupiti da una certa incuria…).
D’altronde, il suo quasi decennio da vicepresidente API, che racchiude 2mila imprese e 40mila dipendenti, e da protagonista di interventi importanti a Palazzo Madama, alla Reggia di Venaria, a Palazzo Carignano e alla Basilica di Superga con la sua Guerrini SPA, rappresenta un bagaglio di esperienze fondamentali, con al centro sempre il proprio territorio.
«Non voglio sembrare banale nel ripetere che Torino non sarà mai come Venezia o Roma. Però può puntare sui grandi eventi, e sul fascino di una città a misura d’uomo ormai presente su tutte le guide del mondo come luogo di charme. Un luogo, oltretutto, in cui sostenibilità ambientale e verde pubblico (concetti basilari per Guerrini, come dimostra la nascita della Clessidra, il parco davanti al Mauriziano da lui fortemente voluto, NDR) sono sempre di più una realtà. Ogni tanto ripenso a certi luoghi della città progettati dai grandi architetti che si sono succeduti alla testa di idee innovative di qualità: uno tra tutti, il Palavela. Furono mio padre Alberto e mio zio Fulvio Guerrini a costruirlo, terminandolo nel 1961. Voglio pensare che si possa tornare ai fasti dell’Expo del ’61. Sono tanti i passi da fare, ma cominciamo a prendere la strada giusta e poi metteremo in campo gli accorgimenti necessari».
È così Massimo Guerrini, i 15 anni da presidente non hanno affievolito la sua voglia di partecipare e neppure il suo desiderio di vedere la città risplendere.
Ieri come oggi, la sua città.