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Scienza nuova

(locale e globale)

Speciale Territorio 2024

SESTA “PUNTATA” INSIEME ALL'AVVOCATO FABIO ALBERTO REGOLI: OGNI VOLTA UN DIALOGO COSTRUTTIVO SU DINAMICHE CRUCIALI PER IL NOSTRO PRESENTE, AFFRONTATO CON LE CONOSCENZE E LA COMPETENZA NECESSARIE A UNSERIO DISCORSO SUL FUTURO

Fabio Alberto Regoli - Il Salone del Libro

Il Salone del Libro è uno degli eventi culturali più importanti d’Italia, un orgoglio tutto torinese

Energie locali, orizzonti globali. Chi sta leggendo queste pagine dalla prima all’ultima avrà già incontrato questo “motto” un po’ di volte. Questo perché in ogni edizione cerchiamo di darci un mood guida, un leitmotiv contemporaneo su cui confrontarci, e soprattutto con cui interrogare soggetti autorevoli. Proprio come facciamo qui con l’avvocato Regoli. Un passo indietro: da dove nasce questo “claim”? Probabilmente dalla voglia di trovare un compromesso, un “giusto mezzo” tra noi e il mondo, tra l’identità radicata del territorio e l’internazionalizzazione. Qualcuno direbbe anche un “antidoto” alla globalizzazione, noi preferiamo parlare di un modo intelligente per affrontare l’inevitabile ampiezza odierna del mondo, senza rinunciare, ma anzi valorizzando, le energie che sono parte di noi fin dalle radici.

Partiamo proprio da qui avvocato: quali sono queste energie locali?

«Innanzitutto le persone. In un mondo sempre più rapido, sempre più digitalizzato, con l’AI che ci sta a guardare mentre noi voltiamo lo sguardo altrove, la vera differenza, la vera energia ci deriva dalle persone. Dalle persone libere, curiose, motivate, innovative, fantasiose, colte, alle quali affidare la realizzazione di progetti e visioni. Creatività e voglia di fare, lasciando alle spalle il desiderio che tornino i tempi andati. Parlare sempre del passato, ripetere che Torino crea e Milano sottrae, ci sta avvelenando. E spesso il veleno viene somministrato in loco da chi non si rassegna ad essere stato superato non dalla storia (sarebbe concedere loro un po’ troppo), ma dalla realtà dell’oggi».

Dobbiamo smetterla di “cantarcela” e scrutare ogni esempio positivo possibile. Se restiamo immobili, sordi e acritici, non evolveremo mai

Proseguiamo di conseguenza: quali gli orizzonti globali?

«Conciliare locale e globale è esercizio complesso, ma necessario: passata la sbornia della globalizzazione senza se e senza ma (come direbbero i politici che non hanno idee), illusorio strumento di arricchimento complessivo e di un modello a crescita infinita (che si è visto non essere sostenibile: né dal punto di vista economico e – soprattutto – sociale, né sul piano ecologico in senso lato), l’orizzonte globale passa dall’assunzione di una forte identità locale (che non vuol dire campanilistica o striminzita) da spendere nel globale. Occorre avere qualcosa da dire, da proporre, da vendere. Coraggio e identità».

In copertina Annalena Benini, una figura “globale” per valorizzare “energie locali”. Quindi si può fare?

«Certo che sì! E mi permetto di osservare come proprio una figura come Annalena Benini dimostri pienamente come siano le persone, oggi più che mai, a fare la differenza. Dobbiamo supportare figure come Benini, stimolandole alla crescita e non alla preservazione di uno status quo. Ovviamente fornendo loro gli strumenti: economici e del consenso non acritico».

Fabio Alberto Regoli - Gianbattista Vico (1668-1744)

Gianbattista Vico (1668-1744) è stato uno storico, filosofo e giurista italiano. Il culmine del suo lavoro intellettuale è sicuramente l’opera Scienza nuova del 1725

Esiste davvero un compromesso tra noi e la “globalizzazione”? E poi, serve?

«Non saprei: forse perché il compromesso, non sempre positivo, non mi appartiene, resto sempre perplesso di fronte a chi lo predica come la sola soluzione. Poi occorre avere senso pratico e comprendere come sia necessario effettuare una sintesi delle molte idee in campo. Non tutte: solo quelle che mirano a un migliora mento anche quando sono distantissime dalle nostre. Rifiutando, per tornare a slogan che purtroppo questa Città nel passato ha fatto propri, l’idea che si possa decrescere “felicemente”. Giocare la partita della globalizzazione post covid significa essere desiderosi di una crescita: qualitativa e quantitativa».

Quindi dobbiamo essere più “grandi”?

«Certamente. Una città come Torino deve puntare al milione di abitanti, perché essere grandi significa avere pretese, peso e obiettivi sempre più importanti. Un “paesone” da 800.000 abitanti finisce per avere una dimensione limitante, perché a un certo punto una città che non cresce, ma decresce, non avrà più bisogno di grandi eventi, del Regio…».

Cosa deve prendere Torino dal mondo?

«Dal mondo Torino deve prendere – perdoni l’apparente ripetizione – il mondo, comprenderne il meglio, rifiutarne il peggio, farne dunque parte come attrice protagonista e non comprimaria asservita all’interesse o al potente di turno, siano questi emanazione della politica, dell’industrial o della finanza. Parafrasando quel che l’Avvocato Agnelli andava dicendo, e dunque modificando il paradigma degli ultimi vent’anni almeno che ci ha visto rivolti al passato, agire pensando che ciò che fa bene a Torino fa bene al mondo (e certamente all’Italia). Insomma: recuperare un orgoglio identitario senza l’arroganza di essere meglio degli altri, ma con il desiderio di non essere secondi a nessuno. Un po’ supponente? Forse. Ma il confine tra l’understatement e l’autolesionismo è assai sottile».

Cosa non deve prendere?

«La rassegnazione, l’omologazione, la mediocrità, la narrazione che diventa vera solo perché ripetuta all’infinito…».

L'avvocato Fabio Alberto Regoli

L’avvocato Fabio Alberto Regoli

Un esempio di queste narrazioni ripetute?

«Torino città dell’arte contemporanea. Mentre noi ci ripetiamo questa sinfonia, specie durante la settimana dell’arte, nascono altre realtà a cui non guardiamo minimamente, ma che sono già davanti a noi. Dobbiamo smetterla di “cantarcela” e scrutare ogni esempio positivo possibile. Se restiamo immobili, sordi e acritici, non evolveremo mai. Magari può far anche piacere autoincensarsi, ma è una dissociazione dalla realtà che non fa bene».

Altri elementi da lasciare per strada?

«La marginalità dettata anche dalla geografia, l’asservimento a giochi che si giocano altrove e che vedono Torino come pedina sacrificabile. Direi che la cronaca bancaria, e non solo, degli ultimi due mesi ci fornisce esempi eclatanti di ciò che non si deve prendere: o meglio, di ciò che non si deve accettare. Specie se l’accettazione è finalizzata al mantenimento di una temporanea poltroncina».

Torino legge un libro per crescere. Che libro legge?

«Per restare nel locale con una visione globale, suggerisco “Tecnosofia. Tecnologia e umanesimo per una scienza nuova” di Guido Saracco e Maurizio Ferraris».

Perché?

«Perché ci troviamo a una svolta epocale, sotto tanti punti di vista. Un esempio? L’AI. Ci schiaccerà o no? Questo libro parla proprio di questo: di uomini, tecnologia e nuovo umanesimo. E lo fa in modo ampio, a partire da concetti e valori. E poi gli autori sono torinesi: non è che dobbiamo sempre andare a cercare chissà dove…».

Fabio Alberto Regoli - Energie Locali, Orizzonti Globali

 

Sesta “puntata” insieme all’avvocato Fabio Alberto Regoli: ogni volta un dialogo costruttivo su dinamiche cruciali per il nostro presente, affrontato con le conoscenze e la competenza necessarie a un serio discorso sul futuro

Fabio Alberto Regoli, avvocato d’affari, ha trascorso la sua carriera in importanti studi nazionali e internazionali. Dal 2022 è equity partner di Grimaldi Alliance, studio internazionale italiano con oltre 40 sedi nel mondo e uffici anche a Torino

 

(foto ARCHIVIO REGOLI)

(Servizio publiredazionale)