Home > Food > Food Partners > Frà Fiusch: 25 anni senza compromessi
LA TAVERNA DI FRÀ FIUSCH COMPIE 25 ANNI. TANTO È SUCCESSO, MA IN FONDO TUTTO È CAMBIATO, NIENTE È CAMBIATO: QUESTO ERA E RIMANE UNO DEI MASSIMI RIFERIMENTI DEL TERRITORIO PER UNA CUCINA VERA, IDENTITARIA, SENZA COMPROMESSI
Secondo la numerologia l’universo è un complesso sistema in cui ogni elemento torna sotto diversi aspetti. Niente è lasciato al caso e i numeri possono essere utilizzati per conoscere meglio il mondo e noi stessi. Il numero “25” simboleggia tendenzialmente saggezza e diplomazia (anche se le interpretazioni sono parecchie). Questo dicembre La Taverna di Frà Fiusch ha compiuto 25 anni di storia, una lunga storia che l’ha resa ciò che è oggi. Per noi, semplicemente un cult. Abbiamo provato ad associare la simbologia del 25 a chi di Frà Fiusch è l’anima: Ugo Fontanone. Saggio probabilmente sì, a modo suo, anche se non lo ammetterebbe mai; per la diplomazia la vediamo più complicata. Ugo Fontanone è un pirata che i compromessi se li mangia a colazione, uno che ha fatto dell’identità un vessillo e che da sempre insegue l’unica moda che non passerà mai: il coraggio delle idee.
Ogni volta che andiamo a trovarlo ha per noi una parabola: una piccola storia zen tra saggezza popolare, immaginario d’osteria e sano (forse introvabile), umano pragmatismo.
Assaporare i gusti e non le ideologieQuando mia mamma era piccola in casa si mangiava quasi solo la polenta (alla faccia della dieta varia) e ci si metteva sopra una fetta di salame “a sudare”, per dare sapore a tutto il resto. Quanta responsabilità per una fetta sola: «Ormai nella nostra cucina andiamo a riempire i buchi – parola a Ugo – La missione sembra sia diventata colmare i vuoti emotivi e culinari che il tempo attuale ci impone. Abbiamo aggiunto in carta la polenta, è andata più o meno così: chiacchieravo con degli amici, un po’ sconsolati perché avevano voglia di polenta (comprensibile in stagione) e non sapevano dove andare a mangiarne una buona. Attualmente sembra che solo in montagna, nella baita, in altura, si possa mangiare la polenta. Che invece era il piatto più popolare possibile, fatto per nutrirsi e scaldarsi, giallo e colorato perché fuori faceva buio presto. Mi è sembrato assurdo. Oggi non mangiamo più per sfamarci, il mondo è cambiato; mangiamo per il piacere di farlo, o almeno dovremmo: lo facciamo per toglierci sfizi, stare insieme, recuperare ricordi e suggestioni di un tempo che non c’è più. Siamo tutti d’accordo? E quindi capita che qualcuno voglia rivivere il calore della polenta e oggi, in cui sembra di poter avere sempre tutto, non può. Vuoi perché non è chic, non è “bella”, non lo so. Così non va bene. Allora ho deciso di farla io e metterla in carta per l’inverno. Non sapevo quale fare: concia (piace a tutti ma è solo formaggio), col cinghiale (può non piacere a tutti), salsiccia e patate molto ricca (forse non è per ogni palato)… Ho pensato di farle tutte, ordinabili singole o con i diversi assaggi. Se dobbiamo riempire i vuoti facciamolo per bene!».
25 anni fa, mentre il mondo della cucina provava a rendersi “fine” un po’ goffamente, Frà Fiusch metteva in tavola i vassoi, esaltava la convivialità, insomma andava controcorrente. Oggi da una parte impiatta preciso, curato, dall’altra lascia i formaggi della polenta concia intatti, così che ognuno li possa mischiare, ma soprattutto li veda prima: «Voglio che le persone sappiano che formaggi uso, che non risparmio, che non li imbroglio. Per me è normale, ma mi sembra sempre più necessario sottolineare la normalità. E poi la polenta in questo modo la gira il cliente, c’è un po’ di interattività.
Per il resto abbiamo in questi 25 anni sempre agito per sottrazione: abbiamo interpretato noi stessi e i clienti, cercando di togliere un pezzo alla volta il superfluo; per far rimanere il buono, il vero, il sano della cucina. Se potessi esprimere un desiderio per l’anno che verrà partirei dal tentativo di riempire un altro vuoto: serve passione, dobbiamo recuperare un po’ di quella cultura del vivere a pieno le cose. Sedersi a tavola e godersela. Assaporare i gusti e non le ideologie. Preoccuparsi della sostanza e non delle etichette. Probabilmente recupereremmo un po’ di noi stessi così».
Il risotto con le castagne, il cotechino con le lenticchie (speriamo portino soldi), il Monte Bianco (quanto tempo!): i piatti fotografati sono il manifesto di un personaggio che con quella diplomazia simboleggiata dal numero 25 c’entra poco. Ed è giusto così: chi viene a mangiare da Ugo cerca la nitidezza e non il compromesso, cerca la schiettezza e non la moda, la cura della sostanza e non dell’apparenza, l’emozione di un piatto che ricorda la polenta che mia madre mangiava da bambina e non un’altra foto da mettere su un social. Noi sosteniamo Frà Fiusch, da 25 anni e per sempre, fieramente autentico, orgogliosamente pirata.
L’idea è quella di proporti una cucina di cuore
che si ispira ai piatti della cucina tipica piemontese,
seguendo i ritmi delle stagioni in una chiave
più moderna e leggera.
A pochi passi dalla chiesa principale del borgo di Revigliasco trovi La Taverna di Fra Fiusch, che ti accoglie con un’atmosfera fresca ed elegante.
FRA FIUSCH
Indirizzo: Via Maurizio Beria 32 – Moncalieri
Telefono: 011.8608224
Instagram: frafiusch
Facebook: Fra Fiusch
Sito: www.frafiusch.it
(foto FRANCO BORRELLI)
(Servizio publiredazionale)