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Home > People > Editoriali > Imprenditoria metropolitana > Il magico mondo delle bollicine italiane
Le feste natalizie sono passate, ma si stanno avvicinando quelle pasquali e ci si prepara per la primavera, mentre purtroppo la pandemia rimane da sconfiggere. Non c’è niente da festeggiare, ma tutti vogliamo tornare a una vita normale e la dimostrazione è la reazione della gente nel frequentare locali e località, socializzando appena è possibile. Sono quindi convinto che, dal punto di vista del settore enologico, che è un’eccellenza del made in Italy, sia sempre importante appezzare le bollicine italiane, sia per le ricorrenze che per provare un istante di gioia, ma anche per dimenticare i brutti momenti. Quindi, quando siamo a casa, in famiglia, o nei locali pubblici con amici, quando possibile e in totale sicurezza, godiamoci un momento di speranza alzando un buon calice di bollicine. Pur rispettando e apprezzando sempre quelle dei nostri confratelli francesi (come ci chiamiamo tra produttori, e questo è bello) in Champagne, vorrei partire per un viaggio ideale tra le etichette della nostra bella Italia dei vini.
Comincio dal territorio del Piemonte dove, nel 1865, grazie al mio trisnonno è nato il primo metodo tradizionale classico italiano, che oggi si esalta con l’Alta Langa, ma anche con il Gavi, l’Erbaluce, l’Asti, il Brachetto e gli spumanti brut o da vitigno. Nel viaggio ideale dei metodi classici passo dall’Oltrepò Pavese, patria del Pinot Nero, che il mio trisnonno e i conti di Sambuy e Vistarino hanno per primi portato in Italia a fine ’800. Raggiungiamo poi il Triveneto, patria del Prosecco, fatto con il metodo italiano che ne esalta frutto e freschezza. Oggi è il più grande successo al mondo dopo l’Asti, anche grazie allo spritz. Da vitigno autoctono è diventato un territorio protetto che produce più di 600 milioni di bottiglie, dall’ottimo rapporto qualità/prezzo, che piacciono nel mondo. Lo champagne, considerate, produce circa 300 milioni di bottiglie, pur con un’immagine e un posizionamento prezzo straordinari.
Quando siamo a casa o nei locali pubblici con amici, quando possibile e in totale sicurezza, godiamoci un momento di speranza alzando un buon calice di bollicine
Il Trentino è un altro territorio favoloso per microclima, altezza ed esposizione, che sviluppa metodi classici straordinari grazie al vitigno Chardonnay. Chiudendo il cerchio dei metodi classici arrivo in Franciacorta, anche questa patria di ottimi Chardonnay e bollicine che piacciono soprattutto in Italia. Negli ultimi 20 anni, però, si è vissuto un rinascimento, con produzioni eccellenti di spumanti anche dai territori vinicoli di ogni altra regione. Tutti producono metodi classici, metodi italiani, brut, dolci, aromatici di grandissima qualità, anche da vitigni autoctoni come Nebbiolo, Erbaluce, Nero d’Avola, Pinot Grigio, Pinot Bianco, Müller Thurgau, Glera, Pignoletto, Raboso, Cortese, Verdicchio, Malvasia, Brachetto e tanti altri. Ce ne sono di ogni tipologia, dai blanc de blanc ai blanc de noir, agli spumanti rossi, ai rosé, che mi piacciono tantissimo perché sono delicati, abbinabili a tanti piatti, con un colore che è dato da un breve contatto con la buccia di grappoli a bacca rossa.
Ci sono poi numerosi marchi e brand artigianali, piccoli, medi e di grandi cantine, che sanno produrre bene e offrono una vasta gamma di eccellenze. Ho assaggiato, apprezzato e creato tantissime bollicine in vita mia, ho brevettato un nuovo metodo per l’Asti spumante e da poco ho contribuito a creare un progetto che si chiama Ambasciatori del Brindisi Italiano, che dà a tutti l’opportunità di segnalare ed evidenziare bollicine che hanno emozionato. Infine, ritengo la formazione fondamentale, essendoci tanto bisogno e voglia di sapere, tanta curiosità.
E per questo ho creato con la SAA – Università di Torino un Wine Master, proprio per formare e tramettere l’esperienza di chi lavora nel mondo del vino a chi vuole arricchire la sua conoscenza, professione e anche passione, che è il segreto del successo e ci fa vedere sempre il bicchiere mezzo pieno.