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Torino futura

di Gianni Dimopoli

Muoversi in città. Questione di intelligenza

Torino, autunno 2021

Johnny Stecchino è il film di Benigni che mi ha divertito di più: era il 1991 (Torino Magazine esisteva già da tre anni!) e all’epoca, a Palermo come a Torino, il problema principale era… il traffico.

Nei mesi scorsi, forse come unico effetto positivo delle restrizioni pandemiche, abbiamo assaporato il piacere di muoverci in città con un senso di libertà mai provato prima: poche auto, mezzi pubblici semivuoti e voglia di lunghi tratti di strada a piedi. Ormai un lontano ricordo: ma è poi così impossibile intraprendere volontariamente stili di vita che ci liberino da quella che da anni è una delle piaghe delle città?

Con il suo complesso sistema di mobilità, Torino è in media con il resto d’Italia, dove già nel 2018 si registrava un livello di congestione del traffico urbano del 24%.

Eppure, le alternative esistono: avete mai sentito parlare della città dei 15 minuti o della città senz’auto?

Né la dimensione né la conformazione morfologica della città giustificano un sistema di mobilità così complicato (è un eufemismo) come quello in cui siamo ormai abituati, o meglio rassegnati, a vivere, eppure Torino è in media con il resto d’Italia, dove già nel 2018 si registrava un livello di congestione del traffico urbano del 24%: nelle 25 maggiori città italiane, in media, è stato necessario il 24% in più del tempo normalmente impiegato per compiere uno spostamento in automobile.

Questo dato sembra peggiorare nel post COVID, con gli italiani che vanno verso un uso ancor più massiccio dell’auto privata. Eppure, un’auto costa mediamente 3926 euro l’anno (Fondazione Caracciolo di ACI) e uno spostamento in città costa mediamente 4,5 euro in scooter sharing, 7,2 euro in car sharing e 11,9 euro in taxi, contro l’1,5 euro del mezzo pubblico. Sembra che, con percorrenze inferiori agli 8mila chilometri l’anno, converrebbe fare a meno dell’auto privata: da qui il boom del noleggio e dello sharing.

Ma veniamo all’attualità di casa nostra: durante l’ultima campagna elettorale, in maniera più o meno consapevole, tutti i candidati hanno raccontato i loro impegni secondo il paradigma ASI: Avoid (evitare viaggi sostituibili, con azioni tese a migliorare l’efficienza del sistema di trasporto), Shift (favorire l’uso di modalità di trasporto più efficienti, con azioni tese a migliorare l’efficienza del viaggio), Improve (aumentare l’efficienza e la sicurezza dei sistemi di trasporto).

Argomenti forse troppo tecnici per cogliere, noi comuni mortali, le differenze tra le proposte dei diversi schieramenti. Invece che ricevere elenchi di possibili azioni, sarebbe forse stato più comprensibile ascoltare con parole chiare le visioni alternative dei diversi candidati su qual è il tipo di intelligenza cui la nostra città tenderà. Per fare due esempi: avete mai sentito parlare della città dei 15 minuti o della città senz’auto?

Milano aveva condiviso, già nel documento Milano 2020, la proposta dalla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo: la città dei 15 minuti teorizza spazi urbani in cui ogni cittadino possa usufruire, nel raggio di 15 minuti a piedi o in bicicletta, di tutti i servizi, pubblici e privati, per mangiare, divertirsi, lavorare.

Oppure, come già in molte città, anche europee, si va verso un futuro senz’auto in ragione di un’aumentata sensibilità verso le tematiche ambientali: eliminazione delle aree di sosta, accessi a pagamento, estese pedonalizzazioni. Forse mi sono distratto, ma in campagna elettorale non ho sentito chiare prese di posizione su questi modelli.

In ogni caso, inviamo da questa pagina i nostri migliori auguri di buon lavoro al nuovo sindaco, con la speranza che anche la mobilità sia un tema su cui vorrà applicare la sua intelligenza.