Home > People > Interviste > Alberto Di Tanno. Ecco la ricetta: etica del lavoro, cultura dell’errore, ricerca dei talenti
Alberto Di Tanno, amministratore delegato e presidente del gruppo Intergea, nonché azionista di riferimento di Nobis assicurazioni, è uno dei nostri Piloti Metropolitani per un futuro vincente.
Gli obiettivi da raggiungere: indichiamo un traguardo. Quali saranno le sfide improcrastinabili che cambieranno il volto di Torino?
«Premessa: senza obiettivi determinati e misurazioni precise dei risultati, ogni percorso di crescita diventa più lungo, laborioso e meno efficiente. Un’azienda, così come una città, evolute, conoscono bene la destinazione e calcolano con accuratezza i propri passi. Al buio non si cammina. Prima sfida che mi viene in mente è il rilancio obbligato dell’aeroporto, punto fondamentale per parecchie altre operazioni da programmare. Torino ha una posizione baricentrica in Europa, con un potenziale non sfruttato da valorizzare. Alla posizione si aggiungono poi una gloriosa tradizione industriale, specie nell’automotive, e un enorme paniere di competenze da utilizzare. L’area milanese è ormai intasata, bisogna cogliere questa opportunità, non combattendo il capoluogo lombardo ma collaborando: la nostra città deve essere attrattiva per gli investitori, come sede di multinazionali e come polo logistico; come luogo di interazioni qualificate e collegamento con il mondo del lavoro globale. Per questo, come dicevo, ritengo che il potenziamento dell’aeroporto sia fondamentale e anzi una priorità della Città. Chi viene dall’estero per una riunione o per chiudere un affare deve poter arrivare in città in breve tempo; atterrare a Malpensa, Linate o Bergamo non aiuta Torino. Immagino – ma serve uno sforzo reale – una Torino comoda e pratica, in cui si arriva in fretta e si può lavorare in modo smart, senza perdere tempo. Le città del futuro devono essere città intelligenti, solo così possono essere scelte da chi lavora e crea valore; e noi dobbiamo attrarre quel tipo di risorse».
Le strategie vincenti e il team per i prossimi 12 mesi. Il rilancio economico della città, da dove cominciare, quali gli attori da coinvolgere e come?
«È necessario osare, non avere paura, valorizzare talenti che però devono avere tre caratteristiche: fame, fame e ancora fame. Senza questo “appetito” di emergere e creare, non si ottengono risultati di rilievo. Occorre dare opportunità a chi se le merita, a chi costruisce e a chi ha voglia e competenza. Una strategia vincente è una cultura che cambia in favore dell’etica del lavoro e del merito; una cultura senza invidia in cui il sistema valorizza chi crea valore e prova a fare le cose. L’aspirazione, il sogno creano generazioni che danno vita a scenari di futuro positivi. Occorre circondarsi dei migliori e lasciare che esprimano il proprio potenziale: i veri leader fanno questo, ovvero vanno a caccia di quelli più bravi di loro. Orgoglio o invidia sono limiti figli di un retaggio antico che il manager di domani non deve avere nel proprio background, solo con i migliori si raggiungono i risultati. Il settore pubblico, poi, deve agire per rendere la città più vivibile, più felice, più festosa, più movimentata perché dove già ci sono le cose poi ne nascono altre. E poi perché i talenti scelgono più volentieri luoghi in cui ci sono fermento e una buona qualità della vita. Torino deve essere realmente capace di attrarre talenti, sono ancora le persone a fare la differenza».
Gli scenari sui quali puntare – industria, tecnologia, cultura e turismo, ambiente e sostenibilità – siamo chiamati a scegliere o avremo una città polidimensionale?
«Avremo sicuramente una città polidimensionale, non è neanche una questione di scelta, ma la vera sfida sarà la trasformazione industriale di molte piccole e medie aziende di eccellenza. Prendere la qualità delle nostre PMI trasportandola nel futuro, specialmente per quanto riguarda l’indotto dell’auto, che dovrà trasformare la propria attività in un’attività tecnologicamente adeguata ai tempi, all’elettrificazione delle automobili e alle prossime novità. È necessario stare al passo coi tempi, da sempre, e oggi più che mai. Una società che non coglie le sfide del futuro, che non investe su se stessa e sui cambiamenti, ha e avrà sempre di più, vita breve. Dobbiamo essere capaci di guardare ai modelli migliori, anche dovessero arrivare da fuori, e farli nostri se possibile migliorandoli ulteriormente. Eccellenza, competenza, intuizione, e anche tutela, perché è fondamentale prenderci cura dei nostri progetti. Ecco una delle ricette possibili. Il processo di cambiamento credo sia ormai irreversibile, ma secondo me avrà tempistiche più lunghe di quelle che si stanno dichiarando oggi, quindi ci sono tempo e modo per affrontarlo in maniera intelligente. Probabilmente è questa la nostra missione nei confronti del futuro: produrre generazioni consapevoli del loro ruolo chiave nell’affrontare in maniera adeguata, coraggiosa, efficace le sfide di domani».
Pro
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I torinesi hanno il lavoro nel DNA
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Vocazione all'organizzazione
Contro
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Collegamenti col mondo esterno da migliorare
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Poco entusiasmo ed empatia dell’ospitalità
X
Serve più apertura internazionale
La città attrattiva, gli ingredienti – università, salute, sport, accoglienza, internazionalizzazione, qualità della vita – a che punto siamo nell’offrire un habitat metropolitano inclusivo?
«Abbiamo ancora molto da fare, in ogni direzione, ma la distanza dagli obiettivi non deve essere un limite, bensì uno stimolo. Per questo è necessario intraprendere delle iniziative con il rischio di sbagliare. La nostra cultura dell’errore deve essere rivoluzionata. Quel “facciamo niente che non sbagliamo niente” è da cancellare. Bisogna insegnare ai giovani che gli step di ogni crescita passano dagli errori. Abbiamo costruito generazioni che hanno il terrore del giudizio altrui, e temendo di sbagliare finiscono col rinunciare all’iniziativa. Niente di più svilente. Senza iniziativa non c’è impresa, e senza impresa non ci sono le basi della nostra economia. Una società realmente inclusiva è una società in cui si può sbagliare, anzi in cui si deve sbagliare; per crescere, migliorare, imparare. La Torino di domani, se sarà un polo attrattivo per i talenti del mondo, sarà una città che non ha più paura di sbagliare, affamata di scommesse e determinata a emergere sempre di più. Una città in cui si possono commettere errori perché la priorità è creare più valore evolvendo di continuo. La città, così come le persone che la abitano».
Alberto Di Tanno e altri 15 sono i nostri Piloti Metropolitani:
Alberto Di Tanno è amministratore delegato e Presidente del gruppo Intergea, nonché azionista di riferimento di Nobis assicurazioni. Intergea è uno dei più importanti dealer automobilistici italiani, una holding proprietaria di moltissimi concessionari nel nord Italia e in particolare a Torino (autoingros, theorema, forza, logica ecc.), città in cui Alberto è nato e in cui ha costruito il gruppo. Nobis assicurazioni, nasce nel 2008 e nel 2017 si fonde con la filo diretto assicurazioni, facendo registrare risultati da record, ed entrando a pieno titolo tra le compagnie assicurative più interessanti del paese. grande appassionato di calcio, è un fiero convocato, ormai da anni, della partita del cuore.
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(Foto INTERGEA)