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Torino, Inverno 2022
La città – organismo vivente fatto di persone, edifici e sentimenti – non è concepita per la stagnazione: o avanza oppure arretra. Il solo apparente immobilismo non è che una fase propedeutica alle altre due. In sostanza ci si prepara, al meglio oppure al peggio. Torino oggi sta lì, e non sembra ancora aver deciso la propria rotta. Tutti auspicano lo slancio, ma perché questo prenda corpo occorrono “alte visioni”, e forse sarebbe meglio aggiungere “altre visioni”. Prima ancora degli obiettivi da individuare servono l’atteggiamento, l’attitudine e il coraggio. Serve crederci. Le eccellenze le conosciamo: il manifatturiero ha spunti di indiscusso valore internazionale, le università hanno spalle robuste, il panorama culturale è ricchissimo, il turismo cresce, i grandi eventi funzionano. Ma tutto sembra viaggiare per conto proprio, mal collegato, raramente connesso e, paradossalmente, animato da quello sgomitare, tutti contro tutti, che suona irritante: la Torino dell’intrattenimento e della cultura contrapposta a quella industriale, la Torino della sostenibilità (bici più monopattini) contro quella degli automobilisti (e se le hai tutte e due da che parte stai?), quelli che vedono Torino sempre bella e quelli che “è sempre troppo sporca”… Fare squadra è uno slogan evocato da tutti, ma realmente voluto da nessuno. E torniamo alle “alte visioni”, che hanno bisogno di un atteggiamento vincente e compatto, altrimenti perdi anche se giochi con Messi. Da noi invece sembra che esistano due città. In un recente articolo Lo Spiffero, supportato dalla società Kkienn, ha delineato una città con bassa fiducia in se stessa, con scarsa propensione al merito, dove ci si colloca sulla base delle proprie appartenenze e non per le competenze. Tutto vero? Purtroppo si. Ma negli stessi giorni i visitatori accorsi per le ATP (tanti) parlavano di una città accogliente e magnifica, compresi i tennisti, compreso il presidente di Nitto. E il nuovo sovrintendente del Regio, il francese Jouvin, magnificava una Torino per lui più bella e vivibile di Parigi. E ancora, un abitante su 8 è studente universitario, e molti non residenti stanno cercando casa in città. E ancor ancora, per gli expats (gli europei in cerca di dimora) Torino è al terzo posto in Italia per gradimento.
Ma negli stessi giorni i visitatori accorsi per le ATP (tanti) parlavano di una città accogliente e magnifica, compresi i tennisti, compreso il presidente di Nitto
Chi ha ragione? Entrambi. Ma ora serve sintesi, le “alte e altre” visioni non hanno solo bisogno di una città che faccia squadra, ma di una città che questa squadra la rinnovi, nello spirito, come nel team. Più giovane? Più donne? Certamente, ma non conta il genere, conta il merito, conta un benefico scrollone che porti all’emersione di una nuova classe dirigente, in tutti i settori, buona per il prossimo ventennio. Torino ha bisogno di essere nuovamente amata con passione, come in quel formidabile: «Passion lives here» dei Giochi 2006. Possiamo anche dire che serve una dose non certo omeopatica del nostro “Torino Magazine Pride”. Da quel dicembre 1999, che ci riportò in edicola, abbiamo creduto ostinatamente in una Torino da amare: migliaia di personaggi raccontati, altrettanti eventi, centinaia di migliaia di immagini per una città sempre animata dal vento del futuro, sempre un passo avanti, sempre coraggiosa e formidabile nella capacità di credere e di fare. Non ci siamo mai fermati, e abbiamo anche sconfitto la paura del covid con la grande bellezza che circondava la nostra redazione, in una Torino silenziosa ma pronta a ripartire. Se ripassate le nostre cover, i nostri grandi speciali, i miei editoriali, quella città che cerca una sintesi tra le proprie diverse anime, che il vento del futuro sa sempre da che parte soffia, la troverete sempre, perché la narrazione non è solo racconto, ma energia metropolitana. Una cara amica un giorno mi disse: «Quando ho finito di leggere Torino Magazine penso: ma chissà perché non vengono a vivere tutti qui?». In questo numero c’è tanto cinema, e il cinema è la forma di visione contemporanea per eccellenza. Un passo oltre il sogno che può diventare realtà. Sono i nostri migliori auguri per il 2023.