Home > People > Interviste > Andrea Barabino. Spingere su internazionalizzazione delle imprese e attrattività del territorio
Andrea Barabino, presidente dell’Osservatorio Internazionale dell’ODCEC di Torino, è uno dei nostri Piloti Metropolitani per un futuro vincente.
Gli obiettivi da raggiungere: indichiamo un traguardo. Quali saranno le sfide improcrastinabili che cambieranno il volto di Torino?
«Il tema è ovviamente articolato, il futuro di Torino dovrà necessariamente muoversi su più piani: così fanno metropoli europee simili alla nostra per dimensioni e caratteristiche. Certo, dal nostro punto di osservazione, l’obiettivo da raggiungere è sostanzialmente l’attrattività per le imprese. Il mio ruolo di presidente dell’Osservatorio Internazionale dell’Ordine dei Commercialisti di Torino, così come quello del nostro vicepresidente Paolo Operti e del coordinatore scientifico, professor Giovanni Rolle, ci portano inevitabilmente a focalizzare l’attenzione sulla necessità di migliorare le condizioni per fare impresa nel nostro territorio. Di per sé il Piemonte vanta un ambiente favorevole in tal senso, penso alle buone connessioni con il resto d’Europa e alle professionalità a disposizione, per cui credo che l’obiettivo minimo sarebbe non ostacolare troppo le aziende con eccessi burocratici, prima ancora che supportarle. Insomma rendere alle aziende la vita più semplice da un punto di vista degli adempimenti in modo da farle concentrare sul loro lavoro e poter competere con i concorrenti di altri Paesi a parità di condizioni d’accesso. Rhone Alpes, Catalogna, Svizzera: tutti cercano di attrarre investitori da un lato e di favorire le proprie imprese dall’altro affinché prendano la via dell’internazionalizzazione. Ma se si parte con un livello di complessità superiore per quanto riguarda gli oneri amministrativi, questo rende sicuramente più difficoltosa la competizione e più remota la possibilità di essere attrattivi. E non dimentichiamo che Torino è una metropoli a misura d’uomo, ed essere una città vivibile è un punto a favore per un’area che si propone a livello internazionale. I manager che in questi anni hanno vissuto qui hanno un’ottima opinione di Torino. Anche su questo tema la Città, intesa come amministrazione, può dare un suo contributo di efficienza nel disbrigo delle pratiche burocratiche per avere la residenza. Ogni segno di efficienza viene letto dai nostri interlocutori esteri come un segnale di buon funzionamento del sistema nel complesso, ricordiamocelo».
Le strategie vincenti e il team per i prossimi 12 mesi: quali gli attori da coinvolgere e come?
«Diversi colleghi iscritti all’Ordine di Torino collaborano con l’Osservatorio Internazionale, e quello che emerge è che la città può contare su una vera e propria eccellenza anche tra i professionisti, commercialisti compresi. Si tratta di profili competenti che vivono e lavorano a Torino e che sono in grado di dare contributi di qualità sia all’internazionalizzazione delle nostre imprese, sia per quanto riguarda l’accoglienza in Piemonte di investitori stranieri. Inoltre sono soggetti in grado di far rete con colleghi di tutta Italia e ben oltre confine. Dico questo perché anche la nostra professione può costituire un tassello fondamentale per il cambiamento dell’intero territorio, dato che accanto ad ogni impresa, italiana o straniera, vi è sempre (almeno) un commercialista. Noi professionisti, poi, ci troviamo ad interagire con le altre realtà locali che si dedicano all’internazionalizzazione e all’attrazione di investimenti, come la Camera di Commercio, la SACE, Unioncamere, ecc. Non solo: nell’offrire un approccio interprofessionale collaboriamo con notai, avvocati, consulenti del lavoro. Tutto questo per dare servizi di qualità alle imprese piemontesi e a quelle che qui vorrebbero trasferirsi, confermando quel “Modello Torino” promosso tanti anni fa dal nostro compianto presidente Aldo Milanese. Un modello che punta a mettere in connessione la nostra professione con le associazioni di categoria, gli altri ordini professionali, le istituzioni locali e imprenditoriali, creando di fatto sinergie utili al rilancio della città».
Quali gli scenari sui quali puntare? Siamo chiamati a scegliere o avremo una città polidimensionale?
«Cultura, turismo, enogastronomia, sono tante le nostre eccellenze ma ricordiamoci che, per numeri, il settore trainante dell’economia piemontese è l’industria. Se questo settore rimarrà forte, allora anche altre attività ne beneficeranno portando ricchezza alla città intera. L’aspetto della sostenibilità è poi peraltro strettamente legato al mondo industriale, in particolare oggi. Se un’azienda investe in compliance ambientali e legate alla sicurezza sul lavoro, certamente valorizzerà se stessa e il territorio in cui opera. Anche questo deve ispirare la strategia di internazionalizzazione della città, che deve partire dalla capacità di essere attrattivi e al passo con il resto del mondo, che adotta determinati standard e quindi li richiede. Infine, fermo restando che le attività industriali e il settore dell’enogastronomia contribuiscono al PIL della nostra regione nella percentuale maggiore, credo si debba continuare a pensare strategie per rafforzarli, favorendo la competitività. Occorre lavorare su quegli strumenti che permetterebbero di rinforzare le connessioni con l’Europa. Penso al potenziamento dell’aeroporto, delle linee ferroviarie e automobilistiche. Tutti i distretti che sviluppano qualità a livello internazionale si portano dietro occupazione e benessere, pensiamo soltanto a due cose in questo momento all’attenzione di tutti noi cittadini: il distretto aerospaziale e la futura Città della Salute. È chiaro a tutti come possano essere due fattori di sviluppo economico per la città».
Pro
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Know-how
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Un’industria competitiva
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Una città bella e vivibile
Contro
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Oneri amministrativi
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Una rete di mobilità da implementare
X
Necessità di valorizzare i punti di forza
La città attrattiva: a che punto siamo nell’offrire un habitat metropolitano inclusivo?
«Torino è una città bella per definizione, ormai i recenti grandi eventi ci riportano pareri lusinghieri da questo punto di vista. Centro storico affascinante, il fiume, la collina, due grandi squadre di calcio, la città non di mare più vicina al mare e via dicendo. Esistono poi interventi specifici che si possono fare per aumentare l’appeal della nostra area. Come dicevo poc’anzi come Osservatorio Internazionale crediamo che l’internazionalizzazione stessa sia un ingrediente importante per contribuire a rendere Torino una città viva e attrattiva. E non parlo solo dell’ambito manifatturiero. Pochi sanno, ad esempio, che Torino ospita una delle pochissime federazioni sportive internazionali con sede in Italia. Mentre normalmente le federazioni internazionali sono basate in Svizzera, la Federazione Internazionale di Arrampicata Sportiva – IFSC ha scelto la nostra città come sede dei propri uffici, e questo, oltre a portare indotto, permette a Torino di acquisire grande visibilità tra gli appassionati, i dirigenti, gli atleti, di un movimento che è in continua crescita nel mondo. Una Torino tra le capitali dello sport a livello internazionale sarebbe un ulteriore elemento di attrattività; pensiamo soltanto che abbiamo ancora quattro anni di ATP Final di Tennis da sfruttare in questo senso, ed è una occasione da non perdere davvero».
Andrea Barabino e altri 15 sono i nostri Piloti Metropolitani:
Dottore commercialista dal 1987. È socio fondatore dell’Airenti & Barabino con sedi a Torino e Genova e presidente dell’Osservatorio Internazionale dell’ODCEC di Torino. È consulente e revisore legale di società italiane ed estere, enti non commerciali, onlus, ordini professionali.
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(Foto FRANCO BORRELLI)