Home > People > Editoriali > Editoriale > Campioni del mondo!
Torino, Primavera 2023
Quella esclamazione – seguita rigorosamente dal punto esclamativo – ci corrisponde come poche altre. E riveste un valore doppio, perché appartiene a chi ha vinto, ma anche ai suoi speaker: Martellini nell’82, Caressa nel 2006, Guido Meda nel MotoGP. Ma “campioni del mondo” non si grida una volta sola, si ripete fino all’esaurimento delle forze. Esclamazione ancora più bella perché rigorosamente italiana. Lo vuole la legge delle parole. “Champions du monde” è un tappo di champagne, buono per un solo utilizzo; “Champions of the world” si legge bene, ma provate a dirlo due o tre volte di seguito, inciampo assicurato; “Weltmeister” si commenta da sé, nei cori non lo usano neanche i tedeschi. Nell’Italia che di allori ne sta inanellando con fiera bulimia, due sono legati indissolubilmente – per carattere e non solo per prestazioni – alla nostra terra: Pecco Bagnaia, il primo campione del mondo italiano nella MotoGP dopo il sommo Valentino, e Marta Bassino, sciatrice e campionessa iridata in Super G. Piemontesi spessi e concreti, devoti alla famiglia, che si organizza come un vero clan e non li lascia mai soli, niente stramberie, lavoro meticoloso. Fieramente perfezionisti, perché la vittoria non è una scommessa, ma conseguenza di atteggiamenti scelti e ben calcolati. Noiosi? Neanche un po’: il loro think positive gli fa vivere serenamente i giorni della giovinezza con ben dosata allegria e senza ansie: vincere conta, stare bene anche, semplice no? Torino Magazine ha scelto loro come star di questo primo numero del 2023: Pecco in cover e Marta prima intervista di testa. I nostri due campioni del mondo come icone di un anno che ha bisogno di simboli vincenti. E ci piace assai che loro abbiano vinto “da piemontesi”, portando i nostri valori nel mondo.
Pecco Bagnaia, il primo campione del mondo italiano nella MotoGP dopo il sommo Valentino, e Marta Bassino, sciatrice e campionessa iridata in Super G
Osservati dalla metropoli ci piace anche quell’amore per i piccoli centri dove sono cresciuti: Chivasso per Pecco e Borgo San Dalmazzo per Marta. Perché Torino è da sempre capitale del suo territorio, e se non sai amare il grande cuore dei piccoli centri, sei la capitale di nulla. Lo sport non è solo una raccolta di card da appiccicare sull’album, lo sport insegna, lo sport ispira, ma è anche identità, brand e business. Ed è proprio la brand identity che Torino è chiamata a immaginare. Il cinema ci sta già riuscendo. E oggi la serie TV più amata racconta di Lidia Poët, prima avvocata italiana, e mette in scena una Torino di fine Ottocento bella come la Londra Vittoriana. Lo spettacolo e lo sport animano il Pala Alpitour, si è appena conclusa la Final Eight di basket che ci si prepara a una raffica di eventi, come il concerto di Hans Zimmer, campione mondiale delle colonne sonore, anche lui protagonista di questo Torino Magazine. Restando allo sport, lo stato di salute delle due squadre torinesi non alimenta la brand reputation. Altrove, come a Napoli, non è così. Il Torino ha potenzialità enormi, la squadra più romantica e cinematografica al mondo, ma il suo mito non è universalmente conosciuto come meriterebbe. La Juve, tra gufate (tante) e pallide tutele, rischia l’osso del collo. Ma i bianconeri “valgono” 450 milioni di valore aggiunto all’anno. Milioni che arricchiscono direttamente la città. Perché il brand è business. Io, da granata, non ho mai sognato la scomparsa della Juve. Perché sono cresciuto in una città bifronte (anche questo è brand) e vorrei semplicemente giocarmela alla pari. Lo sport, il cinema, l’arte, il food sono elementi costitutivi di un brand che fattura ben oltre gli elementi che lo formano. Torino Magazine è una componente del brand metropolitano: quella che racconta, che rende il bello un valore comune, che crede in ciò che fa crescere la città. Sempre. E oggi vogliamo essere ancora campioni del mondo, tutti insieme, non solo loro due.