Chiara Foglietta, Assessora della città di Torino, è uno dei nostri Piloti Metropolitani per un futuro vincente.
Gli obiettivi da raggiungere: indichiamo un traguardo. Quali saranno le sfide improcrastinabili che cambieranno il volto di Torino?
«Torino può diventare la città delle opportunità, tornare a essere un luogo di cui sentirsi orgogliosi, un posto dove la qualità della vita è alta, dove ci sono occasioni di crescita, dove non solo è bello studiare, ma, soprattutto, fermarsi a vivere o arrivare per crescere professionalmente; scrivere il proprio futuro. Va sostenuto un modello di crescita che abbia degli impatti economici, ma anche sociali, che contrasti le disuguaglianze e tenga conto delle ricadute ambientali. Torino si è ritagliata uno spazio sui temi dell’innovazione e dell’imprenditorialità sociale a livello europeo; in città c’è un forte investimento in questo senso. Davanti a noi oggi si aprono nuove sfide. Proprio in questi giorni l’IRES segnala un aumento, nel 2022, di famiglie che hanno incontrato difficoltà economiche per le spese mediche, le bollette, l’acquisto di generi alimentari e i servizi alla persona. In Piemonte un giovane su cinque non cerca lavoro, non ne ha uno e ha smesso di studiare. Per questo Torino deve diventare la città delle opportunità».
Le strategie vincenti e il team per i prossimi 12 mesi. Il rilancio economico della città: da dove cominciare, quali gli attori da coinvolgere e come?
«Il rilancio economico della città passa dal coinvolgimento reale di tutti i principali attori del territorio: dalle università ai centri di ricerca, dalle imprese ai commercianti, dai mondi della cultura alle fondazioni. Ciascuno, con le sue peculiarità, potrà portare Torino nella nuova fase di crescita. La nostra città affronta da tempo una crisi strutturale, con radici profonde, del modello industriale classico, che ha garantito benessere e occupazione nel secolo scorso. Oggi abbiamo davanti a noi la straordinaria occasione di sviluppo della transizione tecnologica, con un rilancio della manifattura attraverso l’Internet of Things e l’intelligenza artificiale: automazione, sensoristica, analisi scientifica dei dati, interdipendenza».
Gli scenari sui quali puntare – industria, tecnologia, cultura e turismo, ambiente e sostenibilità – siamo chiamati a scegliere o avremo una città polidimensionale?
«La strada sarà polidimensionale, che non vuol dire non avere un’identità, ma piuttosto avanzare su percorsi che si innestano su più ambiti in una linea strategica complessiva molto chiara. Credo sia giunto il momento di uscire dalle definizioni stringenti. Torino non è più la città dell’automobile – o almeno dell’automobile come l’abbiamo conosciuta – e questo forse ci ha lasciati un po’ orfani, sempre alla ricerca di una nuova definizione. Ma oggi si aprono grandi spazi sui settori ad alta specializzazione tecnologica, come l’elettrico o l’idrogeno. Se definizione deve essere, per me la più calzante è quella detta prima: “La città delle opportunità”, che non definisce un ambito, ma traccia una prospettiva strategica. In quest’ottica saremo chiamati a fare delle scelte nette su alcuni temi, penso a quello ambientale e della sostenibilità. Abbiamo deciso di candidare Torino alla call europea per individuare le 100 città che dovranno diventare pioniere sul tema della neutralità climatica entro il 2030 e siamo stati selezionati. Nella giunta Lo Russo, si è scelto di indicare un assessore (nella fattispecie io stessa) che riunisca le due grandi transizioni del nostro tempo: ecologica e digitale. Il futuro passa dal cambio radicale del paradigma del nostro vivere, progettare, lavorare in Città. Ci sono scelte che non sono più procrastinabili quando si parla di futuro. Nei nostri primi impegni stiamo lavorando su un ridisegno del trasporto pubblico locale, vera leva di cambiamento anche delle abitudini di spostamento dei cittadini, che oggi in città hanno uno spostamento medio pari a 3 chilometri. Nel giro dei prossimi anni, la flotta sarà quasi completamente sostituita con mezzi sostenibili, si sta inoltre intervenendo sul suolo per ridurre le bolle di calore e l’impatto delle bombe d’acqua, aumentando anche le aree verdi, e realizzando progettualità per favorire la mobilità sostenibile e la restituzione degli spazi alla cittadinanza».
Pro
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Capacità della città di ripensare se stessa, reinventarsi, con la forza di rialzarsi e ripartire
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Torino è un città concreta
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La forte vocazione sociale – un fil rouge che parte dal passato e guarda al futuro
Contro
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La difficoltà di Torino nel raccontare se stessa fuori, nel dare forza alla propria immagine
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La grande propensione a guardare il bicchiere mezzo vuoto
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Bisogna risalire in tantissime classifiche nazionali
La città attrattiva, gli ingredienti – università, salute, sport, accoglienza, internazionalizzazione, qualità della vita – a che punto siamo nell’offrire un habitat metropolitano inclusivo?
«Gli anglosassoni usano l’espressione “a place to be”, un posto dove si ha voglia di stare e trasferirsi. Oggi, i grandi professionisti e studiosi valutano diversi aspetti, e non solo quello economico, per scegliere la città in cui vivere e lavorare: la mobilità, l’ambiente sano, le scuole per i propri figli, la vitalità culturale e creativa. Credo che stiamo cominciando a dare dei segnali concreti. In questi primi sei mesi dell’anno, Torino è tornata alla ribalta dopo i due faticosissimi anni di pandemia. La buona riuscita dell’Eurovision, i moltissimi festival che si stanno susseguendo con grande successo, hanno fatto tornare in superficie un sentimento forse sopito di orgoglio nei confronti della nostra città. Ora tocca a noi tutti lavorare insieme per ricollocare Torino nel posto che merita in Europa e nel mondo. Ma non voglio nascondere le difficoltà; c’è molto da fare, ci sono interi pezzi di città che vivono situazioni di forte sofferenza. Questa frattura rischia di diventare endemica e scavare un solco troppo profondo per essere colmato. La precarietà non è un destino. Secondo l’ultimo report “In-work poverty in the EU” in Italia l’11,7% dei lavoratori dipendenti riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali. I salari bassi rimangono un enorme scoglio a una vita dignitosa, un fenomeno che colpisce in misura maggiore donne e stranieri. Un problema a cui si aggiungono assenza di tutele e controlli; aree in cui precarietà sociale e lavorativa sono state gravemente acuite dalla pandemia. Sembrano quasi rivendicazioni del secolo scorso a cui è possibile rispondere rafforzando il sistema ispettivo per scoraggiare abusi e irregolarità. Questo “risparmio” si traduce, infatti, in un problema per tutta la città: meno stipendi, meno lavoro, famiglie in difficoltà e quindi maggiori costi sociali, soprattutto a carico di soggetti deboli. Abbiamo davanti a noi la grande sfida del PNRR: usciamo dalla logica del “un po’ per ciascuno” così accontentiamo tutti. Indirizziamolo, invece, verso le imprese che hanno un’idea di futuro, di qualità dell’occupazione, di tutela della forza lavoro locale».
Chiara Foglietta e altri 15 sono i nostri Piloti Metropolitani:
38 anni, dottoressa di ricerca in Ingegneria biomedica, Assessora della città di Torino con deleghe alla transizione ecologica e digitale, alle politiche per l’ambiente, innovazione, energia, viabilità e trasporti. Già consigliera comunale della città di Torino, vicecapogruppo del PD, attivista per i diritti sociali e civili, lavora nel mondo della sanità con uno sguardo all’innovazione.
Abbiamo scelto 16 stakeholder capaci di avere il coraggio, le idee e la forza di portare Torino nel suo futuro migliore.
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(Foto ARCHIVIO CHIARA FOGLIETTA)