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Torino futura

di Gianni Dimopoli

Ipse dixit

Torino, Speciale 2023

Diciamoci la verità: il Nostro non era animato dalla filantropia degli imprenditori illuminati, e nemmeno dall’amore dei “santi sociali” che hanno confortato le sofferenze di Torino, ma è indubbio che la storia recente della nostra città presenta evidenti impronte anche del Suo passaggio. Qui non voglio addentrarmi in approfondimenti di semiotica della città o analisi socio politiche, bensì soffermarmi su tre tratti della Sua personalità, meno evidenti, ma di cui ne sono testimoni altrettante Sue frasi registrate dai cronisti dell’epoca.

UNO – Bernardo di Chartres, grammatico e filosofo degli inizi del XII secolo, amava tantissimo i classici, ma stimava molto anche i suoi contemporanei. Con la sua famosa frase: «…siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti», non voleva denigrare il suo tempo, ma intendeva esprimere la sua convinzione che l’intera storia dell’umanità dovesse essere intesa come una continua costruzione, in cui i moderni, pur nani rispetto ai grandi del passato, potessero tuttavia superarli e progredire proprio grazie alle precedenti esperienze.

Ci vogliono altrettante doti di imprenditorialità per accrescerne, da “nani”, floridità e prestigio

Questa idea della storia senza soluzione di continuità si ritrova anche nelle vicende delle aziende “padronali” che superano l’ostacolo del ricambio generazionale: ci vogliono innegabili qualità da “gigante” per fondare un’azienda di successo, ma ci vogliono altrettante doti di imprenditorialità per accrescerne, da “nani”, floridità e prestigio. Tra queste c’è senza dubbio il forte senso del dovere, che più volte da questa pagina ho richiamato. Il senso del dovere non può essere definito nei suoi contenuti, in quanto essi dipendono dallo stato di ciascuno, ma credo che l’espressione “del buon padre di famiglia”, citato spesso anche nel diritto civile, possa simbolicamente racchiudere tutte le definizioni. Ogni imprenditore, tanto più se “nano”, deve essere animato in estrema misura da questo dovere, e Lui ne era ben conscio: «Tutto quello che ho, l’ho ereditato. Ha fatto tutto mio nonno. Devo tutto al diritto di proprietà e al diritto di successione, io vi ho aggiunto il dovere della responsabilità».

DUE – Ricordo sempre l’aforisma di un mio amico toscano: «Per i martelli il mondo è fatto di chiodi», alludendo con ciò alla inevitabile parzialità di visione di chi è specializzato a compiere un solo compito. Ma la competenza specifica in un settore non è sufficiente per governare un gruppo, qualunque esso sia, una famiglia, un’azienda o una città. La visione del futuro, unita alla capacità di ascolto, è necessaria per concedere buone probabilità di successo al gruppo, e questa dote non è delegabile. «Agisco tramite professionisti esperti, ma loro non prendono decisioni senza consultarmi».

TRE – Quando vogliamo presentarci a chi non ci conosce, iniziamo quasi sempre col descrivere quello che facciamo, o col richiamare il ricordo di qualcosa che abbiamo fatto. Non è un caso: siamo quello che facciamo e quello che ricordiamo di aver fatto. «La mia vita coincide per tre quarti con quella della FIAT. E il mio rapporto con la FIAT è per metà di memoria e per metà di vissuto». Ritengo utile far notare, in conclusione, come proprio quello che facciamo, insieme al ricordo di ciò che abbiamo fatto, siano anche l’essenza della reputazione.