Home > People > Editoriali > Chiaro come il sole > Europa? Sì, ma meno timida
Torino, Speciale Territorio 2024
Visione, volontà, coraggio: all’UE servono decisioni importanti per garantirsi un futuro; ed è il momento di decidere. Decidere per gli Stati che non sono un’entità astratta ma tanti cittadini. Un bel numero oserei dire: 500 milioni di europei, tutti concentrati su una terra dalla storia millenaria, guida del mondo per secoli e che oggi si ritrova a essere solo uno degli attori, e non il più forte.
Sul palcoscenico del mondo siamo in molti, vecchi e nuovi, tutti molto determinati; occorre quindi pensare bene il proprio ruolo. Ragionare in fretta e agire con una visione di lungo periodo insomma, che è più difficile che pensare con lo sguardo rivolto al risultato a breve termine. Ma 500 milioni di cittadini attendono che questo ruolo venga non solo enunciato, ma studiato e messo in pratica.
In sintesi cosa serve? Anzitutto un’Europa con le idee chiare, come il sole verrebbe da dire, e con volontà ferrea. Un’Europa meno timida, ecco quel ci vuole, perché la partita che si gioca oggi è cruciale per il futuro. Dopo un ‘900 in cui l’impresa si è con centrata su edilizia e metalmeccanica, l’Europa deve oggi scegliere quali sono gli ideali e i propositi sui cui fondare la propria unione. Già il Presidente Mattarella aveva più volte richiamato la classe politica, nostrana e non, a una Europa appunto “meno timida”; chiedendo qualche anno fa a Cernobbio «l’impegno dell’Unione Europea rispetto alla causa della pace, dello sviluppo, della sicurezza e della stabilità internazionale».
Un'Europa meno timida, ecco quel ci vuole, perché la partita che si gioca oggi è cruciale per il futuro
Per aggiungere poi un passaggio sullo sviluppo coerente delle economie e della concorrenza che non può essere sleale per colpa di diverse condizioni di lavoro: da una parte l’Europa che rispetta infinite regole, dall’altra parte chi non lo fa. Sempre Mattarella: «La globalizzazione dei mercati importa che avvenga contemporaneamente alla diffusione dei diritti, per il raggiungimento della piena dignità delle persone in ogni angolo del mondo».
Ancora più chiara Ursula von der Leyen quando insieme a Macron ha incontrato Xi Jinping a Parigi un mese fa: «L’Unione Europea non esiterà a prendere decisioni difficili, ma necessarie per proteggere la propria economia e sicurezza», ed è l’avvertimento più netto lanciato dalla Presidente della Commissione Europea. Il suo esecutivo ha detto che «non lascerà nulla di intentato per impedire che il settore manifatturiero cinese soffochi le industrie europee».
Perché è evidente che ciò che sta facendo la Cina in ogni ambito dell’economia prevede un’invasione di prodotti a prezzi artificiosamente bassi e non a norma. Una pratica scorretta che mette a repentaglio le economie dei Paesi occidentali e porta con sé il rischio di scatenare una guerra commerciale con un unico antidoto: imporre dazi sulle importazioni cinesi.
Sciogliamo l’equivoco: di cosa parliamo quando parliamo di Europa meno timida? Di quella di cui si riempiono dibattiti politici che parlano di Europa per commentare lacci e lacciuoli? O di quella dove la Commissione Europea dà il segno di aver compreso che la richiesta di far fronte comune a tutela dei singoli Stati arriva davvero da cittadini e imprese? Sarebbe sufficiente richiamarsi agli ideali che hanno fondato il concetto stesso di Europa, per capire che l’interesse di tutti gli stati nel lungo periodo è clamorosamente più importante dell’interesse dei singoli nel breve periodo.