Home > People > Editoriali > L’anima della città > Un’estate come se non ci fosse un domani
Torino, Estate 2022
In città il cielo è azzurro come non mai, come sulle coste dell’Africa al mattino, scalzi sulla sabbia guardando le feluche dei pescatori di ritorno con il loro bottino. Le nuvole bianche dipinte da uno stesso pennello si allontanano, mentre altre si avvicinano portate dagli e-venti della vita. La luce è quasi accecante, come di un’altra parte del mondo o come se fosse l’ultimo e il primo giorno. Tutto è più del solito, più di sempre. Tutto deve essere meglio, più colorato, più intenso, più. La vita è una, come questo giorno, tutti l’hanno sempre saputo, seppur vivendo stancamente come se fossero immortali. Tutti hanno ben in testa e nel cuore che del doman non v’è certezza e gli ultimi eventi di questi anni e di questi tempi non lasciano più dubbi, stimolano la coscienza sulla fragilità umana per l’imprevedibilità delle cose, la fugacità del tempo e il qui e ora non basta più e diventa qui, ora e subito. Chi ha superato la paura del mondo fuori gli corre incontro con forza, anche senza una direzione oltre ai primi cento passi. La musica è epica nella notte di San Giovanni in Piazza Vittorio e i fuochi d’artificio non sono mai saliti così in alto. La gente, dopo anni di nulla o di poco, affolla ogni via d’accesso all’area come a seguire la stella cometa per l’avvento del Messia. Nessuno sa come andrà il prossimo anno e non vuole mancare. Erano tempi monotoni, sempre uguali, ricchi di certezze, quelli in cui Lucio Dalla cantava L’anno che verrà e si auspicava qualche novità. Questi sono altri tempi e si temono invece ogni giorno altre novità. I quotidiani al mattino si sfogliano come si guardano le carte da poker, sperando nella fortuna, ma soprattutto temendo il suo opposto. L’incertezza nel futuro, dopo che si è appreso che tutto è possibile, genera insicurezza e paura in alcuni, ma nei più l’euforia da ultimo giorno. Tutti vogliono viaggiare e vanno e vengono come mai prima d’ora, altri vogliono lavorare e guadagnare il più possibile perché la carestia è sempre dietro l’angolo, altri vogliono fare l’amore rinunciando ad ogni inibizione, altri non si sforzano più di farlo. Festival, concerti e musica ovunque, per grandi artisti o semplici cultori della materia, corsi di ballo in ogni palestra con specchi piccoli o grandi per personalità diverse e ovunque un’esplosione di ogni forma d’arte.
La gente è bellissima perché è felice ed è felice perché vivere in una città bella è una condizione che contribuisce in modo importante alla qualità della vita e quindi alla felicità.
Quadri di vita intensa, coppie come uscite dal pennello di Vettriano si scambiano sguardi appassionati, golose signore come dipinte da Botero sono intente a godere di un gelato come se fosse l’ultimo, cani umani come nei dipinti di Marcellus Coolidge con i loro vizi e le loro virtù. Dehors come non mai con tavoli, sedie e sedioline colorate, tante da accogliere il triplo della popolazione di Torino. Food, food, food come se non ci fosse un domani, tutti vogliono assaggiare tutto, dalla pizza alle alghe della Kamchatka, al gelato al vitello tonnato, al vitello tonnato con gelato al wikokiko, al pesce abissale in carpione. Nelle notti del fine settimana young people come uno scrosciante temporale e quando non basta il proprio volto per essere unici su questo pianeta, ogni espediente è buono, la notte sembra una Blade Runner festosa e i bar sono quelli di Guerre Stellari. Lungo i fiumi che incorniciano la città, una natura lussureggiante di piante e fiori, anche loro sanno che non hanno tempo da perdere per essere belli. Lungo i sentieri tracciati tutti camminano o corrono senza una meta, ma con il bisogno di farlo, altri distesi nei prati guardano le nuvole che passano senza la necessità di correre.