Home > People > Editoriali > Editoriale > I giovani, la città e l’arte della bella carta
Torino, Speciale Territorio 2024
Qualche volta osservare le città dal proprio punto di vista crea un fenomeno di evidente ambivalenza. Secondo l’Oxford Languages and Google, questo termine significa: «La coesistenza di due motivi o elementi dinamici diversi ma non necessariamente contrastanti». E il residente metropolitano – all’alba di un’era in cui il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città – ne è vittima inconsapevole. Spesso “punendo” il proprio luogo di residenza all’insegna degli stereotipi: a Torino non ci sono più i giovani, a Torino manca il lavoro, ma anche Torino è sporca, in buona parte insicura. Lo stesso soggetto, quando viaggia, ignora questi aspetti o neppure li vede. Così sbatte le palpebre cariche di meraviglia osservando Londra, Parigi e New York, ma anche le più prossime (come dimensioni): Lione, Amsterdam, Lisbona, Copenaghen. Tutto si riallinea quando qualche supposto cronista del web ci mette sotto attacco. Allora alziamo i toni e torniamo eleganti, sabaudi, sovrani di ogni cosa: gli eventi, il libro, il gusto, il tennis… Respinto il nemico si torna come prima, osservando l’erba del vicino/lontano che naturalmente è “sempre più verde”. Torino Magazine, da oltre tre lustri, spiega invece, con pazienza, che l’erba verde ce l’abbiamo anche noi, se te la sanno raccontare. Ci sono di conforto gli incontri con i nuovi torinesi, che della città si innamorano risolutamente. Come Annalena Benini, neodirettrice del Salone del Libro, che a Torino sembra aver trovato esatta mente quello che cerca: la città del libro, la gentile concretezza nelle azioni, gli spazi dove vivere bene, le strutture comunali pensate per i ragazzi.
Ci sono di conforto gli incontri con i nuovi torinesi, che della città si innamorano risolutamente, come Annalena Benini
E sono proprio i ragazzi, come i più giovani, quelli con la penna in mano (o la tastiera del computer) a scrivere il nostro destino. Anche qui l’ambivalenza impugna i nostri giudizi. Torino vive un rigido inverno demografico, e lo scorso anno il numero dei deceduti è stato il doppio rispetto ai nuovi nati. Dal 1970 ad oggi abbiamo perso quasi 300.000 abitanti, praticamente è scomparsa una città come Bari. Ma un abitante su dieci è uno studente universitario. Ragazzi che frequentano locali e teatri, che affollano concerti (il Kappa FuturFestival!) e grandi eventi, come le Finals di tennis. Ragazzi che spendono per affitti e intrattenimento. Molti di loro non sono nativi e vanno trattenuti, perché se restano faranno figli e invertiranno uno scenario dove nei giardini ci sono gli anziani sulle panchine e sempre meno bimbi sullo scivolo. La Generazione Z, se resta in città, disegnerà il futuro. Servono posti di lavoro? Certo che sì, e le aree dove trovarli sono ben chiare: la business intelligence, la fintech, il mondo dell’AI, la robotica, ma anche la sostenibilità (tantissimo!), il turismo e il food. A Torino sono comparti vivaci, ai quali va aggiunto l’aerospaziale. Ma non si vive di solo green job, i giovani (nativi e non) vanno educati al bello e al buono, a quel patrimonio classico e imprescindibile fatto di palazzi, musei e libri. Dove Torino, aprendosi quando dispiega le ali, è una piccola capitale europea a tutti gli effetti. E i giovani rispondono, come al Salone del Libro, dove, tra i 222.000 visitatori, erano la quota maggioritaria. Ci sono venuti a incontrare: Alessandro Barbero, James Ellroy, Orhan Pamuk, Salman Rushdie, Don Winslow, Zerocalcare e infiniti altri. Ma ci sono anche venuti per toccare, sfogliare e comprare centinaia di migliaia di libri “veri”, fatti di pagine, con l’odore della carta, con le parole stampate dove immergersi. Gli oggetti più belli del mondo, almeno per me. L’arte della “bella carta”, che ha in Torino la sua capitale, come sostiene Annalena Benini, la migliore direttrice possibile per un Salone in rotta verso il futuro. Noi con la “bella carta” raccontiamo la città da 163 numeri. Perché abbiamo sempre voluto essere la materia prima dei sogni metropolitani, quella che non si cancella con un clic, quella che vuole evocare la meraviglia lasciandosi sfogliare. Una mappa consegnata ai torinesi di domani, per fargli capire perché resteranno tra di noi.