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Torino, speciale 2021
Aveva scritto due romanzi, li aveva pubblicati con due editori importanti, aveva creato due protagonisti maledetti e descritto una scia di sangue. Da bambino amava il martedì, il secondo giorno della settimana, perché nell’edicola di Via Madama Cristina, vicino a casa, uscivano i suoi fumetti preferiti con i supereroi. Li leggeva tutti d’un fiato, avevano caratteristiche diverse, ma in comune una timida e anonima celata identità. Diventavano altro, con diversi super poteri, ma tutti con un’irrinunciabile missione, combattere, sconfiggere, eliminare il male. I protagonisti dei suoi libri erano invece degli omicidi seriali che il male lo facevano per gusto e per patologia. Avevano in comune con i supereroi un’insolita intelligenza, una vita da persone normali, una doppia identità all’ombra degli edifici di una bella città.
«In ognuno di noi convivono il bene ed il male» pensava e, nello scrivere dei suoi protagonisti, lasciava fluire quella parte di sé faticosa da governare
In lui vivevano entrambi. «In ognuno di noi convivono il bene ed il male» pensava e, nello scrivere dei suoi protagonisti, lasciava fluire quella parte di sé faticosa da governare, come in un salasso, per consentire al suo sangue poi di rigenerarsi.
Forse da bambino un ragno lo aveva morso nel sonno e da quel giorno il veleno restò in lui. Così il buio della mente era il luogo più eccitante in cui un nuovo protagonista avrebbe incontrato i suoi supereroi, ma questa volta sarebbero diventati un tutt’uno. Cosa hanno in comune i super buoni e un killer seriale?
La mission che determina la scelta dell’obiettivo. «Il mondo deve essere liberato dal male che vive e si realizza in forme diverse in persone diverse. La puntura della zanzara prude meno quando schiacci la zanzara». Nel degrado delle coscienze di soggetti senza scrupoli aveva solo l’imbarazzo della scelta. Sarebbe diventato un imprevedibile vendicatore, che colpisce in modo spietato soggetti diversi senza un riconducibile movente e questo lo avrebbe reso imprendibile. «Ne ucciderò uno al mese, il nick- name con cui firmerò ogni impresa sarà Nick, così è facile da ricordare e di me ne parleranno presto tutti. Da scrittore a sceneggiatore, regista e attore protagonista di una clamorosa interminabile serie». Questo pensava mentre stringeva il cavo d’acciaio intorno alla gola della sua prima meritata vittima.
Quella notte sulla riva del Po si era finto un tossico dalla vita perduta alla ricerca del suo sballo. Là dove di giorno i torinesi vanno a correre o a passeggio con il cane, di notte sotto quel ponte vi è il degrado più assoluto. Tra le immondizie, su un materasso più marcio dell’anima di chi l’ha usato, alcuni mesi prima era stato trovato il corpo di una ragazza di diciassette anni, violentata e uccisa dopo un eccesso di droga. Erano stati gli stessi spacciatori che di notte bazzicano su quella sponda, ma non si poteva dimostrare chi fossero quelle bestie tra quei clandestini senza identità.
Ora uno di loro agonizzava con la faccia in una pozza di fango, mentre Nick con un ginocchio sulla schiena gli impediva di muoversi e il cavo d’acciaio stretto alla gola lo soffocava. «Mi piace vederti con la lingua fuori a cercare quel che resta della tua schifosa vita, gli sussurrava in un orecchio. Ti voglio uccidere piano piano, dobbiamo goderci insieme questo momento. Poi prima di andarmene ti appendo al tronco di quell’albero così quando passeranno i tuoi amici vedranno come hai strabuzzato gli occhi. Il resto te lo faccio senza dirtelo. Anche loro da domani non parleranno che di Nick. Ho sempre descritto la morte, ma non avrei mai immaginato che mi piacesse così tanto diventarne padrone per una giusta causa. La vendetta sembra essere la prova assoluta non solo che Dio esiste, ma che stai facendo la sua volontà».
Ora Torino come erano state precedentemente nei suoi libri Londra e Parigi con i loro fiumi.