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Editoriale

di Guido Barosio

Progettare la città

Torino, speciale 2020

In principio vennero i Romani, che avevano già in testa il progetto da realizzare prima ancora di arrivare, perché le loro furono città perfettamente replicabili, dal Nordafrica ai confini con la Scozia. Durante la dinastia sabauda il progetto divenne regale, militare, religioso e inespugnabile. La strategia urbana creò una capitale, persino dell’Italia intera. Ancora dopo andò in scena la città industriale, la prima della nazione. Nell’era del marketing metropolitano, altro colpo di scena, la riscoperta della bellezza funzionale all’intrattenimento: i Murazzi, il Quadrilatero Romano, piazza Vittorio cosparsa di déhors.

Torino è una città progettuale per definizione, nel Bel Paese della meraviglia che generazioni di artisti hanno inventato, ognuno per conto proprio, risponde a una logica diversa: ispirazione (o necessità), obiettivi, risultato. Più europea che italiana, funziona bene solo se risponde a ordini precisi e competenze accertate. Se non sa in che direzione procedere, Torino si smarrisce e la sua creatività – che qualche volta sfiora l’eccentrico e l’azzardo – non trova collocazione, spazi, opportunità. E oggi, per dirla come taluni poeti romantici del XIX secolo, «vediamo le bandiere sventolare ma non sappiamo ancora dove andare ».

Alcuni temi emergono forti e a più voci: la sostenibilità ambientale, la città dei giovani e delle università, la cultura, la sanità, il recupero creativo degli spazi dismessi, il turismo e l’innovazione tecnologica

È avvertibile il bisogno, è urgente la necessità, ma l’orizzonte non è nitido, i prossimi 20 anni (ma anche solo tre) mancano di obiettivi condivisi e strategie. Questa edizione speciale di Torino Magazine risponde innanzitutto al bisogno di dichiarare gli intenti, di guardare avanti immaginando una casa comune, di stabilire priorità indirizzando le scelte. Ma la nostra è stata anche una scommessa, quella di verificare se la proverbiale capacità dei torinesi di progettare fosse ancora autorevole e vitale. Non veniamo da anni particolarmente luminosi e il primo trimestre del 2020 ci ha portato solo paura e dolore. Ma la storia insegna. Ci sono circostanze che non ammettono rotte mediane, adesso è il tempo per decisioni forti. E i nostri 100 torinesi chiamati alla sfida hanno fornito un contributo eccezionale tra progetti, suggerimenti, traguardi e persino provocazioni.

Niente di simile era mai stato messo insieme per raccontare il futuro possibile, e credibile, di Torino. Alcuni temi emergono forti e a più voci: la sostenibilità ambientale, la città dei giovani e quella delle nostre università, la cultura come motore insostituibile, la sanità come occasione di sviluppo, il recupero creativo degli spazi dismessi, il turismo come carta d’identità e l’innovazione tecnologica. Il sentire comune disegna una città che deve rimettersi al centro dei giochi e che può farlo. Obiettivo raggiunto: volevamo ascoltare la narrazione ambiziosa di torinesi rivolta al cuore dei torinesi.

Questa raccolta di straordinarie opinioni, dopo averla letta, mettetela da parte, nei prossimi anni nessuno potrà ignorarla. Ci piacerebbe che costituisse l’occasione per un confronto senza pregiudizi, per un dialogo serrato e costruttivo, per individuare progetti e priorità. Abbiamo stimolato interlocutori stimolanti ottenendo un mosaico inedito e coraggioso, quello della città in divenire. Torino ha un futuro, eccolo qua.