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Città di carta

di Giulio Biino

Giacomo e Franz

Torino, Speciale Territorio 2024

Quello che raccontiamo oggi è molto più di un incontro. Si tratta di due straordinarie personalità di cui ricorre, proprio quest’anno, il centenario dalla morte. Giacomo era nato a Fratta Polesine il 22 maggio 1885, mentre Franz era nato a Praga il 3 luglio del 1883, ebreo di lingua tedesca. Matteotti è stato un politico, giornalista e antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario, formazione nata da una scissione del Partito Socialista Italiano al Congresso di Roma del 1922.

Fu rapito e assassinato il 10 giugno 1924 da una squadra fascista, a causa delle sue denunce delle illegalità commesse dalla nascente dittatura di Benito Mussolini. Il suo corpo fu ritrovato circa due mesi dopo l’omicidio, il 16 agosto 1924. Il 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei deputati, Benito Mussolini si assunse pubblicamente la “responsabilità politica, morale e storica” del clima nel quale l’assassinio si era verificato. Kafka è ritenuto una delle maggiori figure della letteratura di tutti i tempi anticipatore del realismo magico. Il suo più celebre personaggio allegorico è lo scarafaggio umanoide Gregor Samsa, protagonista de La metamorfosi, ma sono soprattutto le sue atmosfere ad averlo reso immortale.

I temi dell’alienazione e della persecuzione, il conflitto umano con la burocrazia, la punizione che non con segue alla commissione di un reato. Il poeta Wystan Hugh Auden definì Kafka il “Dante del XX secolo”, mentre il romanziere Vladimir Nabokov lo colloca tra i più grandi scrittori del suo tempo. Ma perché avrebbero dovuto incontrarsi proprio a Torino?

Entrambi, infatti, si sarebbero ammalati di tubercolosi

Il primo novembre 1907 Franz venne assunto dalle Assicurazioni Generali di Trieste dove lavorò per quasi un anno. Nei 3 anni successivi visitò gran parte dell’Italia settentrionale e, in particolare, manifestò più volte l’intenzione di venire a Torino nel 1911, in occasione dell’Esposizione Universale. Nel 1910 Giacomo pubblica a Torino, con la casa editrice Fratelli Bocca, il volume La recidiva. Si tratta di un saggio frutto della rielaborazione della sua tesi di laurea.

Io li vedo incontrarsi casualmente in via Carlo Alberto, dove aveva sede la casa editrice. Si sarebbero riconosciuti? Franz indossava spesso un garofano rosso per mostrare il suo sostegno al socialismo e sicuramente avrebbe incuriosito Giacomo che, proprio in quegli anni, contribuì alla scissione del Partito socialista. Probabilmente però avrebbero parlato d’amore. Giacomo si era appena innamorato di Velia Titta, sorella del celebre baritono Ruffo Titta, raffinata e con una delicata vena poetica, con la quale avviò una fitta corrispondenza, per poi sposarla l’8 gennaio 1916. Franz aveva da poco conosciuto Felice Bauer, una giovane parente del suo amico Brod, con la quale iniziò una sofferta relazione accompagnata, anche in questo caso, da una fitta relazione epistolare dallo stile e dall’immaginazione pari, se non superiore, alla sua più famosa produzione letteraria.

Fu proprio l’incontro con Felice a liberare la forza creatrice di Franz. E se avessero parlato del loro cagionevole stato di salute? Entrambi, infatti, si sarebbero ammalati di tubercolosi. Tubercolosi di cui Franz morì, nei pressi di Vienna, il 3 giugno 1924. Ora riposa a Praga nel nuovo cimitero ebraico a Zizkov. Una lapide alla base della stele funeraria commemora le sue tre sorelle, morte nei lager nazisti tra il 1942 e il 1943. Giacomo riposa invece a Fratta Polesine dove il suo funerale, alla presenza di circa diecimila persone, fu celebrato il 21 agosto 1924. I socialisti gridano: «Vendetta! Viva il martire!». La vedova li invita ad andare a casa: «Siate buoni e amatevi come insegnò Gesù Cristo».