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AL QUARTO PIANO DEL PALATOBER, CHE TORREGGIA IN CORSO FRANCIA NUMERO 10 A RIVOLI, VIGE UNA PROFESSIONALITÀ ESEMPLARE PER OFFRIRE LA MIGLIORE PRESTAZIONE SANITARIA POSSIBILE ALLA CLIENTELA DI OGNI ETÀ: SEMPRE PIÙ NUMEROSI, INFATTI, SONO COLORO CHE SCELGONO DI AFFIDARSI A KINDERDENTAL&FAMILY BY DENTAL STUDIO TORINO. QUI I DENTISTI LAVORANO SINO A TARDI, A RITMI SERRATI, MOSSI DA UN’AUTENTICA PASSIONE PER IL PROPRIO LAVORO
I tre soci odontoiatri, i dottori Antonio Norcia, Giada Matacena e Pietro Vannetiello, oltre a essere conosciuti per l’eccellente preparazione, sono noti per l’approccio sensibile e olistico alle problematiche da trattare, con il supporto di una rete di collaboratori, tra i migliori d’Italia, specializzati in ogni branca medica. Per questo numero di Torino Magazine, abbiamo incontrato l’ideatore e fondatore di Kinderdental&Family, nuova perla in campo odontoiatrico: il dottor Norcia, esperto in implantologia e protesi estetica, pionere del post-estrattivo carico immediato, con esperienza pluriennale.
Con la stessa schiettezza dei suoi soci, Norcia ci spiega tutto ciò che c’è da sapere sugli impianti dentali. Dottor Norcia, cos’è un impianto dentale?
«Il corpo dell’impianto o perno è la porzione dell’impianto che viene inserita nell’osso mascellare, si integra con esso e diventa l’ancora per il nuovo dente. La corona dell’impianto dentale ne è invece la parte visibile e, se eseguita correttamente, non appare diversa da un dente naturale. La corona è incollata o cementata al moncone dell’impianto ed è comunemente realizzata in ceramica».
Di cosa sono fatti gli impianti dentali?
«Gli impianti dentali hanno dimostrato di essere la soluzione ideale per la sostituzione dei denti e i materiali di cui sono fatti continuano a migliorare. Le due scelte principali per la produzione di impianti sono le leghe di titanio o di zirconia, meglio conosciuta come ceramica».
Con la nuova tecnologia dei materiali, le controindicazioni si sono ridotte in modo eccezionale, proprio grazie all'utilizzo della zirconiaIn che modo scegliere un impianto evitando costi elevati?
«I costi sono diventati un problema anche per i dentisti, in quanto esistono più di 1500 tipi di impianti che coprono un’ampia gamma di prezzi. È quindi il dentista a dover scegliere l’impianto e a fornire al paziente informazioni sulla certificazione e sulla qualità. Guai a fidarsi di impianti a basso costo, anche se molti colleghi possono essere indotti in tentazione dalla richiesta dei pazienti di spendere meno. Per dare un’idea, secondo il tariffario dell’ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani, NDR) il costo del singolo impianto nosteo-integrato può variare dai 700 ai 1250 euro, a cui bisogna aggiungere il moncone individuale, tra i 150 e i 460 euro. Infine, va aggiunto il costo della corona, che può essere eseguita in vari materiali. Esistono degli impianti di qualità che costano meno rispetto a impianti scadenti venduti a prezzi elevati».
Allora, se il prezzo non è indicativo, come si distingue l’impianto di qualità da uno scadente?
«Informandosi, esattamente come si fa per l’acquisto di un PC o di un cellulare. Domande sulla provenienza, sul materiale, sull’azienda che produce l’impianto, eccetera, sono più che lecite e spesso risolutive».
Quale impianto sembra più naturale?
«Nessuno dovrebbe essere in grado di dire che è stato sostituito un dente con un impianto, specialmente nella parte anteriore della bocca. Se si desidera la migliore opzione estetica, gli impianti dentali in ceramica sono preferibili rispetto a quelli in titanio, perché gli impianti in zirconia – o, appunto, ceramica – sono naturalmente di colore bianco e non contengono metallo, mentre quelli in titanio sono metallici, di un colore grigiastro che può essere visibile se il tessuto gengivale è sottile; inoltre, le gengive guariscono molto bene intorno agli impianti dentali in ceramica; con gli impianti in titanio esiste invece la possibilità di un’infiammazione dei tessuti e, quando le gengive si ritirano, la superficie metallica degli impianti può scoprirsi, risultando molto poco attraente alla vista. La zirconia presenta anche molti altri vantaggi».
Quali, ad esempio?
«Oltre al fattore estetico, gli impianti dentali metal free in zirconia sono realizzati in ossido di zirconio, un materiale ceramico assolutamente biocompatibile, che favorisce la completa integrazione biologica con l’osso della mascella e della mandibola. Inoltre, sono una soluzione idonea per i pazienti che aderiscono ai principi di salute olistica, perché gli impianti in zirconia sono bioinerti, non interferiscono con il movimento di energia nei meridiani del corpo».
Quali sono le caratteristiche?
«La struttura e la funzione della zirconia sono simili a quelle dell’osso e, quando sono a stretto contatto l’una con l’altro, la ceramica può formare un’interfaccia che ha la capacità di stabilizzare immediatamente un impianto. È un materiale innovativo, frutto di incessante ricerca scientifica, che sta incontrando un consenso sempre maggiore per la costruzione delle corone dentali».
Si può essere allergici alla zirconia?
«No, in quanto è estremamente biocompatibile grazie all’assenza di metalli. È quindi un materiale ipoallergenico».
Non esistono controindicazioni?
«Con la nuova tecnologia dei materiali, le controindicazioni si sono ridotte in modo eccezionale, proprio grazie all’utilizzo della zirconia».
Come si procede in caso di pazienti che vorrebbero l’impianto ma hanno poco osso?
«Non è raro visitare pazienti convinti di non avere abbastanza osso per mettere gli impianti, e sopportano – magari per anni – i disagi di una protesi mobile o addirittura rimangono senza denti, o con denti molto compromessi a causa di questa errata convinzione. Per questo problema abbiamo diverse soluzioni da adottare, tutte consolidate da anni di pratica in tutto il mondo e da un notevolissimo supporto scientifico. Spesso, anche se l’osso è scarso, è possibile inserire gli impianti in zone specifiche dove l’osso è presente. Nei casi in cui questo non sia possibile, esistono tecniche per aumentare il volume osseo che oggi sono diventate molto poco invasive e vengono eseguite in anestesia locale, con tempi di recupero molto veloci. Nel primo caso, utilizziamo una tecnica denominata all-on-4, che consente di evitare innesti ossei quando si devono inserire tutti i denti fissi di un’intera arcata, grazie allo sfruttamento delle zone anteriori della mascella e della mandibola dove, nella maggior parte dei casi, abbiamo osso a sufficienza. Tutto si risolve in un intervento che dura meno di un’ora, spesso senza nessun tipo di dolore post operatorio. Nei casi, invece, in cui l’osso non è proprio sufficiente, lo si ricostruisce con varie tecniche ormai affidabili e comprovate, per poi inserire gli impianti dentali in un secondo momento».
Che relazione esiste tra l’impianto dentale e la pulizia del cavo orale?
«Nella bocca di ciascuno sono presenti naturalmente dei batteri che, combinandosi con cibi zuccherati, provocano una reazione chimica da cui ha origine un acido che, a sua volta, si combina con particelle di cibo e saliva, e crea la placca. La placca è una pellicola appiccicosa che si sviluppa sia intorno ai denti naturali, sia
intorno agli impianti dentali. Quando placca e batteri si accumulano, le gengive possono infiammarsi sino all’insorgere della mucosite perimplantare – la gengivite – e della perimplantite, la malattia parodontale, che è una delle principali cause di fallimento degli impianti dentali. Quindi, una bassa affinità alla placca e all’adesione dei batteri è incredibilmente importante. Gli studi hanno costantemente dimostrato che gli impianti in ceramica mostrano una significativa riduzione dello spessore della placca rispetto agli impianti dentali in titanio. Pertanto, gli impianti in ceramica hanno molte meno probabilità di essere vittime di infiammazioni tissutali, quali la mucosite perimplantare e la perimplantite».
Quali sono le altre novità per l’implantologia?
«Così come in chirurgia si sta diffondendo l’endoscopia, anche in odontoiatria gli interventi mini-invasivi riscuotono sempre più interesse, perché garantiscono risultati almeno uguali rispetto a quelli degli interventi classici».
(Foto di PIERO OTTAVIANO)