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Alberto Cirio

La Regione del presidente

di Guido Barosio

Autunno 2019

DOPO IL SUO INSEDIAMENTO, ALBERTO CIRIO CI ILLUSTRA LE SUE PRIORITÀ: RAPIDITÀ D'INTERVENTO PER AFFRONTARE SCENARI ALTAMENTE COMPETITIVI, UN RAPPORTO PIÙ EQUO CON ITALIA E EUROPA SUL FRONTE ECONOMICO. IMPRENDITORIA, TURISMO E SANITÀ

Alberto Cirio, 47 anni, torinese, laureato in Giurisprudenza, presidente della Regione Piemonte dal 6 giugno 2019, è un politico dalla solida esperienza amministrativa – già vicesindaco di Alba a soli 22 anni, presidente per 10 anni della Fiera del Tartufo, 2 mandati in Regione e assessore regionale all’Istruzione, Turismo e Sport nel 2010, parlamentare europeo dal 2014 – con i tratti evidenti del politico di scuola piemontese: concretezza, puntigliosità e franchezza. La lunga esperienza in un territorio come le Langhe – che ha contribuito a portare al riconoscimento dell’UNESCO – gli ha trasmesso la convinzione che le cose si possono fare ottenendo risultati misurabili, la consapevolezza delle potenzialità di una terra che è in grado di raggiungere traguardi ambiziosi in tempi ragionevoli. Dal punto di vista personale, Alberto Cirio non è un politico che gira intorno agli argomenti, che soppesa lungamente le parole: mentre gli parli vedi che le risposte stanno già per arrivare, la catena di comando che passa dal pensiero alle parole è un percorso breve, così l’analisi non si fa mai attendere.

Serve velocità nel saper fare e nel saper agire. Ma questi principi non devono essere interpretati come un atteggiamento superficiale. Le nostre azioni devono sempre rispondere a progetti precisi che hanno obiettivi concreti

La sua campagna elettorale è stata condotta all’insegna del ‘Piemonte a un’altra velocità’. Dopo quattro mesi a che punto siamo?

«La vision è sempre quella. Serve velocità nel saper fare e nel saper agire. Ma questi principi non devono essere interpretati come un atteggiamento superficiale. Le nostre azioni devono sempre rispondere a progetti precisi che hanno obiettivi concreti, indispensabili per il nostro territorio. Ma gli scenari nazionali, e soprattutto internazionali, richiedono una tempistica migliore nelle azioni, più rapida. Il nostro primo intervento significativo è stato sul fronte del lavoro, dove abbiamo trovato un accordo con le banche per l’anticipo della cassa integrazione, con l’obiettivo di dare un sostegno ai lavoratori in difficoltà in attesa dei 7-8 mesi richiesti dall’INPS prima dell’erogazione del sussidio. Inoltre, 6 milioni di euro saranno a disposizione per incentivare le assunzioni dei disoccupati over 58. Abbiamo anche istituito una cabina di regia per monitorare e gestire le crisi aziendali. A questo proposito siamo intervenuti sul MISE (Ministero dello Sviluppo Economico, NDR) e stiamo presidiando i tavoli di crisi per Mercatone Uno, Pernigotti ed Embraco, le situazioni più preoccupanti. Io mi sento particolarmente vicino ai cinquantenni che perdono il posto di lavoro: sono lontani dalla pensione, difficilmente riciclabili e hanno una situazione familiare pesantissima, dovendo farsi carico dei figli che spesso studiano o che ancora non hanno un lavoro stabile».

Lei ha una solida esperienza nel turismo e nell’enogastronomia. Quali sono le prime azioni rivolte a questi settori?

«Sono scenari dove, dal 2006 in avanti, sono stati fatti passi importanti, ma non basta. Le Olimpiadi hanno portato a un raddoppio delle presenze turistiche e, in quell’anno, Torino era meravigliosa, ricca di eventi e di opportunità, finalmente in grado di raccontarsi e valorizzarsi. Oggi dobbiamo proporre una grande offerta culturale per chi torna in regione dopo averla visitata la prima volta. Il turismo diventa un fenomeno solido quando offre quest’opportunità, sono le più felici esperienze internazionali a insegnarcelo. Nelle Langhe oggi questo accade e ci dobbiamo ricordare che chi viene nelle Langhe viene, o deve venire, anche a Torino. Per quanto riguarda l’enogastronomia, abbiamo un patrimonio che dev’essere valorizzato pensando in modo ambizioso. Servono appuntamenti internazionali, vetrine d’eccellenza in grado di raggiungere il grande pubblico. In particolare a Torino, dove io vorrei, dopo le Olimpiadi degli sport invernali, portare le Olimpiadi del gusto».

Durante l’intervista

A proposito di Olimpiadi, quelle del 2026 sono state una grande occasione mancata?

«Purtroppo sì. Avevamo tutto per ottenerle, ma non si sono create le condizioni. Però abbiamo ancora la possibilità di inserirci nel progetto, e io farò il possibile perché ciò avvenga. Il programma delle gare è già stato definito, ma non del tutto. Ci sono discipline nuove alle quali possiamo guardare, e poi disponiamo di impianti riattivabili senza particolari costi. Penso al bob: fare una pista da bob costa 150 milioni, mentre quella di Cesana ha la possibilità di essere riportata in funzione con oneri contenuti. Ma non ci sono solo le Olimpiadi, abbiamo presentato la candidatura per ospitare in Piemonte le Universiadi 2025 e gli Special Olympics».

Il Piemonte e l’Europa, ci possono essere nuove opportunità?

«La mia nomina, avvenuta a settembre, nel Comitato Europeo delle Regioni, l’organismo che rappresenta gli enti locali degli stati membri, deve essere strategica. Infatti, potremo seguire dall’interno la rimodulazione dei fondi e, soprattutto, avere un ruolo al tavolo di Bruxelles, dove avverrà la futura programmazione per il 2021-2027. Poi, però, occorre agire meglio sui fondi già esistenti, perché attualmente spendiamosolo 938 milioni dei 2,9 miliardi di euro disponibili. Un terzo del totale, non ce lo possiamo assolutamente permettere. Comunque abbiamo anche richiesto all’Europa, ottenendo il via libera, la rimodulazione dei fondi a rischio di restituzione».

Anche con Roma ritiene che vada corretto il tiro?

«Certamente, e qui l’autonomia ci può permettere di portare a casa delle risorse importanti. Oggi il Piemonte dà allo Stato 10 miliardi in più di quello che riceve. Sono cifre che vanno riviste e ridiscusse con fermezza. La mia giunta ha approvato il nuovo dossier, ora all’esame del Consiglio Regionale, che richiede autonomia differenziata su tutte le 23 materie previste dalla Costituzione».

Il tema del lavoro sarà strategico nei prossimi anni. Come intende operare?

«Occorre agire su diversi fronti, tutti importanti. Innanzitutto, la mia dev’essere una Regione business friendly, vicina all’imprenditore che considera, spesso a ragione, il sistema pubblico ostile. Noi dobbiamo andare nella direzione opposta, innanzitutto sburocratizzando. Oggi il Piemonte ha 828 leggi e 255 regolamenti, questo complica enormemente il lavoro di aziende e professionisti. Nella mia giunta, ogni volta che si farà una nuova legge se ne toglierà almeno una vecchia. E poi voglio portare i miei dipendenti a fare degli stage nelle aziende, per toccare con mano i problemi di lavoratori e imprenditori. Va comunque ricordato un principio fondamentale: per il lavoro sicuramente servono progetti, ma anche risorse. Chi affronta quotidianamente il mercato non ha solo bisogno di buoni consigli. Guardando verso il futuro noi dobbiamo tornare ad essere attrattivi. Al tema del lavoro si collega quello dell’università, dei talenti che devono crescere nel territorio. Nel panorama internazionale Torino, pur avendo un’offerta universitaria di alto livello, non richiama abbastanza studenti e personale qualificato. Per questo serve una città migliore, particolarmente accogliente sotto il profilo culturale, dei servizi, della mobilità e della sanità».

Una parola sulla TAV. Non ci sono più ostacoli per il progetto?

«La TAV si realizzerà sicuramente. Sono tranquillo al 100%, non si torna più indietro. Sempre in tema d’infrastrutture ci tengo a ricordare il via libera del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, NDR) al completamento dell’autostrada Asti-Cuneo. Con il conseguente avvio degli espropri da parte della società concessionaria».

Sempre in tema di mobilità, qual è la sua opinione sull’utilizzo dell’auto. Va limitato o disincentivato?

«Per me l’auto è sinonimo di ricchezza e innovazione. Trovo molte polemiche pretestuose, perché le maggiori fonti di inquinamento sono altre. Io vorrei che, nei miei anni di mandato, i piemontesi comprassero più auto, sarebbe la testimonianza di un maggiore benessere del territorio».

Sul fronte ambientale, e sulle conseguenze delle calamità, dove siete intervenuti?

«Abbiamo richiesto lo stato di emergenza e calamità per i danni del maltempo estivo, con uno stanziamento immediato di 2,5 milioni di euro in risorse regionali per gli interventi urgenti nei comuni, in particolare sulle scuole. Per l’ambiente abbiamo varato un piano per la qualità dell’aria, con deroghe specifiche sui blocchi alle auto per i redditi bassi, gli over 70 e alcune categorie professionali come gli artigiani. Inoltre, abbiamo stanziato 2 milioni di euro per le bonifiche dall’amianto in edifici pubblici e scuole».

La sicurezza è un problema sempre più avvertito dai cittadini. Che situazioni di emergenza avete dovuto affrontare?

«La Regione ha stanziato 500mila euro per accelerare le operazioni di sgombero dell’ex MOI, ed era una situazione di disagio che sembra finalmente risolta. Poi abbiamo dato l’avvio a un progetto, pilota in Italia, per i rimpatri volontari dei migranti nei loro Paesi d’origine. Altro intervento importante, lo sblocco della villa di San Giusto Canavese, confiscata alla mafia, con la conseguente firma del protocollo per consentirne il riuso».

Durante l’intervista

Il Piemonte spende per la sanità l’80% del proprio bilancio, quali sono i suoi primi provvedimenti in questa direzione?

«La sanità è il primo impegno della mia amministrazione, e abbiamo iniziato a operare con grande decisione e progetti mirati. Per contrastare la carenza strutturale di medici la Regione ha scelto di finanziare, con risorse proprie, fino a 50 borse di specializzazione, con il vincolo per i futuri medici di restare 5 anni in Piemonte al termine del percorso di studi. Per dare una risposta immediata all’emergenza di organici nei pronto soccorso è stato siglato un accordo che consente l’accesso dei medici neolaureati in corsia sui codici meno a rischio. Sul fronte delle opere strutturali procediamo senza se e senza ma per il Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino. In questo caso stiamo operando alcune varianti sul progetto: occorre restituire una specificità al Regina Margherita e intervenire sul numero dei posti letto, ne servono di più. È stato ottenuto da Roma il via libera al partenariato pubblico-privato per la costruzione della Città della Salute e della Scienza di Novara. Abbiamo anche dichiarato la fine lavori per il nuovo Ospedale Alba-Bra, con un’accelerata importante per la chiusura di un cantiere iniziato oltre 14 anni fa. In generale vorrei che la sanità piemontese fosse sempre più un punto di riferimento anche per i cittadini delle altre regioni. Ricordiamoci che questo settore, strategico per il benessere dei cittadini, può e deve diventare un volano della nostra economia».

(Foto di FRANCO BORRELLI e REGIONE PIEMONTE)