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Viaggio nelle Langhe

Arte e Barolo alla Bussia

di Andrea Cenni

Estate 2021

VIAGGIO NELLE LANGHE, OSPITI DI SILVIA E FEDERICO, TRA VIGNE E CIELO, STORIA E SUDAMERICA

Il saliscendi della strada, mixato alle curve, è l’occasione ideale per mostrare un po’ i muscoli e sfoggiare i 250 cavalli parecchio reattivi a disposizione della Levante che Maserati ci concede di guidare. La bellezza di questi luoghi ormai è da fuori classifica e il passaggio da Barolo a La Morra, fino alla Bussia, diventa un viaggio sospesi tra il verde delle vigne, che in questa stagione sono una vera esplosione di colore, e l’azzurro netto del cielo a perdita d’occhio.

C’è qualcosa che sa di rinnovamento profondo in questi luoghi, e chilometro dopo chilometro ti accorgi di entrare in un’altra dimensione, fascinosa come nessun’altra. Così comprendiamo perché vengono qui persone da ogni parte del mondo. Cose che noi innamorati di città viviamo poco, ma che sappiamo immediatamente riconoscere.

Tenuta Francesco Clerico

Sono canoni di perfezione i tratti di queste terre, come quelli di Policleto per le statue greche; mentre i nomi ai lati della strada che ci conduce da Silvia Clerico e Federico Lucciola sono da hall of fame: Borgogno, Conterno, Fenocchio, Prunotto... fino alla Bussia. Siamo sul crinale che divide le vigne di Barolo da quelle che guardano Monforte d’Alba: qui Silvia e Federico stanno facendo un prodigioso lavoro di recupero delle loro terre, con tutto ciò che le riguarda. Lo fanno con amore e passione, sentimenti che arrivano da lontano, come queste cascine con più di trecento anni di storia alle spalle.

Il passato porta il nome di Francesco Clerico, il presente (e futuro) quello di Silvia Clerico. «Questo posto, in ogni angolo, parla della mia famiglia e di tutti noi, e oggi forse più di ieri lo sento davvero mio», ci racconta Silvia mentre porta in tavola pezzi di cultura di queste parti: battuta di fassone, vitello tonnato, poi arriveranno i plin e i secondi, e tutto parla la lingua di queste terre.

Federico Lucciola, Ernesto Morales e Silvia Clerico

Ero pronto, sapevo che l’accoglienza sarebbe stata questa e mi ero preparato; non ho neppure fatto finta rifiutare il tiramisù. Il Barolo da Federico, eccellente sommelier d casa, serve a creare il clima adatto racconto di Ernesto Morales, l’artista italo-argentino di cui parleremo (che in fondo è il motivo ispiratore di questa visita).

Federico mi avrebbe poi tramortito nel pomeriggio con una verticale di Barolo in cantina (un gioiellino), direttamente dalle botti. Altro che turismo esperienziale… siamo un gradino più su.

Ernesto Morales

Ernesto Morales ha dipinto le pareti della casa, affacciate sui filari da cui arriva il Barolo di Clerico; è lui che ha risposto sì all’idea lanciata da Federico, e che ha traghettato l’arte alla Bussia, come unica cornice adatta alla storia di questo luogo e di questa famiglia. L’orgoglio del padre di Silvia era il fatto di essere uno degli ultimi piccoli produttori di Barolo esistenti, con  10mila  bottiglie  all’anno;  un  lavoro  portato avanti per puro e semplice amore per questa terra. Bello vedere giovani che sentono, ora perfettamente, il ruolo che la storia consegna loro, cui non possono sottrarsi: quello di continuare a rappresentare un pezzo di tradizione e famiglia, di un territorio oggi conosciuto in tutto il mondo.

«Tenere e mantenere una proprietà datata trecento anni fa diventa una missione slegata dai contesti eco- nomici, un qualcosa che decidi di fare perché ti piace e ci credi, e quindi lo vuoi fare nel modo migliore possibile», mi racconta Federico passeggiando verso il Ciabot degli artisti, il casotto degli attrezzi in mezzo alle vigne trasformato in luogo di ispirazione e lavoro per gli artisti che vorranno fermarsi da queste parti.

Morales, infatti, ha portato qui la sua arte e il suo spirito, e le vigne sulle pareti rappresentano le due stagioni, una in verde e l’altra in rosso, e sono alta- mente rappresentative del suo modo di dipingere. Sono fermo qui davanti, le guardo, e sono certo che lui le ha pensate, progettate, ma poi, quando ha cominciato a disegnarle sulle pareti, ha lavorato per evoluzione naturale, tratto dopo tratto, quasi che un pezzo alla volta si formasse il quadro generale migliore. Quasi che le vigne crescessero davvero, per miracolo della natura. «È andata proprio così – mi dice Ernesto – mi sono reso perfettamente conto che l’opera era completa, e a quel punto, fermandomi e osservandola, ho capito che era quello che volevo e che avevo sognato».

«Veder nascere un’opera con l’artista che la crea è stato emozionante e ho capito che chi fa arte vede davvero le cose che noi riusciamo a intuire solo alla fine, quando l’opera si rivela interamente. È incredibile come Ernesto sia riuscito a cogliere la sensazione di una campagna apparentemente silente, ma sempre al lavoro, e dare l’idea del continuo rinnovamento tra primavera e autunno; qui è così da sempre», dice Silvia chiedendo con lo sguardo l’approvazione di Federico. E la trova. Già, perché questo è proprio stato un gesto pensato e voluto da Federico per sua moglie.

Silvia Clerico

Siamo in chiusura di visita, ma non posso non pensare al fatto che qui, a raccontarmi questa storia di arte e terra, è un artista nato a Montevideo. Un luogo dove nel ‘700, mentre i Clerico lavoravano le loro vigne in secoli di totale povertà, i piemontesi arrivavano a frotte in cerca di un lavoro, perché capaci di lavorare e sognare. Comperavano le terre incolte lasciate dagli spagnoli, che se andavano stanchi di faticare in luoghi remoti e difficili. E in un quartiere fondato dai piemontesi nasceva nel 1891 il Peñarol, figlia emigrata della nostra Pinerolo, prima quartiere di Montevideo, poi squadra di calcio tra le più iconiche della storia del fútbol, attrice di gesta indimenticabili per chi ama questo sport e le sue storie.

E grazie a Silvia e Federico, traccia indelebile di sé l’ha lasciata Ernesto Morales sulle pareti della Bussia: la primavera e l’autunno affacciati per sempre sulle vigne di Langa.

 

Tenuta Francesco Clerico

 

Sito: www.francescoclerico.it

Mail: info@francescoclerico.it

 

(Foto di BRUNO MURIALDO)