Home > Food > Food Partners > L’Assommoir: da Zola a una nuova Torino
MENU DINAMICI, PROPOSTE ACCATTIVANTI, UN TEAM GIOVANE, LA “NEBBIA” IN UN PIATTO, TANTA, TANTISSIMA ATTENZIONE AL DETTAGLIO. L'ASSOMMOIR COMPIE UN ANNO E SI CONFERMA COME UNA LIETISSIMA NOVITÀ CULINARIA CITTADINA
Vetrate ampie, bottiglie appese, mattoni a vista. Un po’ Soho, un po’ Berlino, un po’ brasserie francese. La luce è “danese”, soffusa, in tinta con il fascino (sempre un po’ grigino) del cielo su Torino. Questo posto ci è piaciuto subito; al primo sguardo, come certi film e certi paesaggi. Questo posto è Nouvelle Vague: impegnato ma informale, serio ma perfino in grado di non prendersi troppo sul serio; cosa che, in cucina come nella vita, risulta spesso fondamentale. Questo posto è giovane, come i tre ragazzi che a dicembre 2021 lo hanno aperto (Carlotta, Niccolò e Pietro, a cui poi si è aggiunto Marco), e urbanamente poetico, come l’origine del suo nome: «È il titolo di un romanzo di Èmile Zola, in italiano è “l’Ammazzatoio”. Un nome che ci è piaciuto subito e arriva dall’antica e non buona fama del Quadrilatero. Un tempo quartiere di bordelli, criminali, omicidi… Diciamo che non era il posto che è oggi (per usare un eufemismo, ndr). La Repubblica lo definì in un articolo “L’Assommoir di Torino”, citando Zola che invece parlava dei sobborghi francesi e del contrasto tra quel degrado e la vita idilliaca dei palazzi nobiliari. Ci piacevano appunto il fascino dark e il contrasto, perché è dalle contrapposizioni, dagli abbinamenti inaspettati, che spesso in cucina nascono le cose migliori. Ed ecco il nostro nome».
Insomma una “bad reputation” dalla genesi letteraria per farsi belli, dannati e intriganti fin dal primo giorno. E in effetti L’Assommoir è un luogo interessante: accattivante nell’estetica e curioso nell’offerta culinaria. La già citata sala è un ambiente unico, arioso, senza ingombri od ostacoli, come la cucina di Niccolò e Pietro (chef & sous chef), semplice e complessa allo stesso tempo, sicuramente non banale: «Arriviamo tutti da esperienze di locali – ci racconta Niccolò – ma volevamo una cosa che fosse nostra, a cui donare un’identità che in qualche modo ci appartenesse. La base fin dal principio è stata un mix di studi e competenze acquisite negli anni; una cucina mediterranea non limitata ma aperta a sperimentazioni, influenze, giochi, a ogni latitudine. Il menu cambia praticamente ogni mese, in base alla stagionalità e alle nostre ricerche che non si fermano mai, specie per Pietro con i suoi dolci. Siamo molto attenti agli sprechi, dallo “scarto” spesso nasce un nuovo piatto o una rivisitazione particolare»
I piatti de L'Assommoir riassumono le buone frecce all'arco del localeContemporaneo, sostenibile, frizzante. Eredità della vecchia gestione (una pizzeria), un forno usato oggi per varie preparazioni: «La panificazione, la produzione di pasta e dolci sono tutte attività fatte in casa, perché vogliamo curare la nostra offerta veramente dall’inizio alla fine. Tutto fresco, tutto scelto con cura». Il pranzo ha una formula smart&soft (come impone il contemporaneo), intelligente quindi, ma diversa dalla cena, luogo del “peccato” e dei veri fuochi d’artificio.
Colori, profumi, azzardi, lo zucchero filato che diventa “nebbia”: i piatti de L’Assommoir riassumono le buone frecce all’arco del locale. Questi ragazzi sono bravi, competenti, appassionati, folli il giusto.
Alle pareti le opere dello street artist torinese Halo Halo (sempre in vendita): «Vogliamo che in qualche modo anche l’arredamento sia dinamico – spiega Carlotta – attualmente ospitiamo questa mini “galleria”, in futuro ci sarà altro probabilmente. Quando abbiamo immaginato L’Assommoir volevamo un foglio bianco su cui disegnare un po’ quello che ci pareva; è un grande impegno ma ci stiamo togliendo tante soddisfazioni».
L’Assommoir ha compiuto un anno il 14 dicembre, fatti gli auguri e i complimenti del caso, non ci resta che interrogare i suoi protagonisti sul domani: «Tra un anno dove ci vediamo? Domanda interessante. Per ora lavoriamo giorno per giorno… Forse ci piacerebbe avere una gastronomia, sempre qui e sempre con il nostro stile, per provare a portare una proposta un po’ diversa di cucina “da banco”. Non sarebbe male…».
Un anno di sogni, sforzi concreti, esperimenti e buon seminato. Le nuove aperture cittadine le immaginiamo simili a questa: giovani e con tante idee da mettere in campo. Il consiglio è dare fiducia al lavoro di questo team; per provare una cucina sensibile e diversa, per vedere come scorre (bene) il futuro della ristorazione in città.
L’Assommoir è un luogo interessante: accattivante nell’estetica e curioso nell’offerta culinaria
(Servizio publiredazionale)