Home > People > Editoriali > Scenari economici > L’importanza del bello nel lavoro
Torino, Inverno 2023
La parola lavoro si associa, il più delle volte, a temi legati ai diritti dei lavoratori, a temi economici e sociali, alla lotta di classe o anche solo alla tensione verso il lavoro in sé, che è parte integrante della vita e della realizzazione dell’individuo. Meno di frequente si collega il lavoro al concetto del bello o dell’arte; eppure il lavoro è sempre stato fonte inesauribile di ispirazione per alcune arti, argomento di denuncia per altre, e perfino una sfida verso la coniugazione fra bello e funzionale, ponte ideale fra il dentro e il fuori della fabbrica. Quando si pensa all’arte il primo pensiero è all’arte figurativa, molto probabilmente una delle immagini più evocative riferita al lavoro è Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. In realtà, la pittura e la scultura hanno da sempre rappresentato il lavoro come gesto, ma anche come rappresentazione della fatica fino alla condizione del lavoratore nella fabbrica. Dai bassorilievi dell’antico Egitto ai mosaici di età romana, dalle scene di lavoro agricolo rappresentate da Van Gogh a Gli scaricatori di carbone di Monet, da Le stiratrici di Degas a Lavoratori che tornano a casa di Munch, fino a La Zolfara di Guttuso, e ai giorni nostri con alcune opere del controverso artista Bansky.
La ricerca del bello nelle sedi di lavoro non è solo un tema di immagine dell’azienda, ma è diventato anche un tema di produttività e di ingaggio
Non sfugge all’attrazione esercitata dal mondo del lavoro anche la settima arte: anche la pellicola cinematografica ha raccontato il lavoro nelle più varie declinazioni, dai grandi classici come Tempi Moderni di Chaplin a La classe operaia va in paradiso capolavoro di Elio Petri; dai disoccupati di Full Monty alle più “leggere” commedie italiane sull’accesso al lavoro come Generazione 1000 euro o la saga Smetto quando voglio, o ancora Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, fino alle produzioni americane come La ricerca della felicità o Tra le nuvole con i premi Oscar Will Smith e George Clooney. Il tutto senza dimenticare cineasti che hanno fatto del racconto del lavoro una cifra stilistica come Ken Loach o la denuncia di temi sensibili del diritto del lavoro come il mobbing rappresentato nel film di Francesca Comencini Mi piace lavorare. Se gli esempi di arte e bellezza finora citati sono delle forme di rappresentazione del mondo del lavoro, l’architettura come forma d’arte è parte integrante del lavoro stesso. Un esempio su tutti può essere la fabbrica del Lingotto a Torino, opera dell’ingegner Giacomo Matté-Trucco, che fu definito da Le Corbusier come “uno degli spettacoli più impressionanti che l’industria abbia mai offerto”. Da questo punto di vista si pensi alla continua ricerca sullo spazio, sulla necessità di coniugare la funzionalità del luogo con la gradevolezza estetica dello stesso. L’architettura industriale non rappresenta solo la sintesi fra forma e funzione, ma anche un’idea del lavoro che tenda a favorire il benessere dei propri dipendenti e collaboratori. Dalla scelta della realizzazione delle sedi e dei materiali usati passa anche la trasmissione all’esterno dei valori dell’azienda in termini di sostenibilità ambientale e di rapporto col territorio. La ricerca del bello nelle sedi di lavoro non è solo un tema di immagine dell’azienda, ma è diventato anche un tema di produttività e di ingaggio. Secondo alcune ricerche, infatti, esiste un diretto e forte legame fra la cura e il design del posto di lavoro e la produttività dei lavoratori. In altre parole, dal bello passa anche un miglioramento del moderno concetto di wellbeing e dell’engagement dei lavoratori. Per queste ragioni molti sono gli esempi di rinnovamento delle sedi aziendali affidate ad archistar, e per la cui progettazione si parte dai valori che si intende trasmettere per costruire lo spazio di lavoro. Per rimanere nel territorio piemontese si pensi al Ferrero Technical Center, struttura che tende a massimizzare gli apporti passivi di luce per l’abbattimento dei consumi energetici. Questo è il rapporto fra l’arte, il bello e il mondo del lavoro, un collegamento troppo spesso dimenticato, non valorizzato; eppure a ben vedere il lavoro, al di là dell’essere in alcuni casi una forma d’arte esso stesso, è anche ispirazione per rappresentazioni e realizzazioni artistiche; perché il lavoro può e deve essere fonte del bello.