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Lo sport universitario

Volàno per la Torino del futuro

di Redazione

Inverno 2019

IL CUS TORINO INAUGURA IL NUOVO ANNO ACCADEMICO SPORTIVO 2019/2020 E IL PRESIDENTE RICCARDO D'ELICIO RAGIONA SU QUANTO, NEL PROSSIMO QUINQUENNIO, LO SPORT UNIVERSITARIO POTREBBE RAPPRESENTARE PER LA CITTÀ

È stato inaugurato ufficialmente il 19 novembre l’Anno Accademico Sportivo 2019/2020 del Sistema Universitario Sportivo torinese, con capofila il Centro Universitario Sportivo di Torino. 73 anni di grande sport universitario per un compleanno reso ancora più speciale dalla concomitanza con la ricorrenza del ventesimo anniversario dalla scomparsa di Primo Nebiolo, numero uno dell’atletica mondiale, nonché presidente del Centro Universitario Sportivo torinese dal 1947 al 1999, numero uno della IAAF (International Association of Athletics Federations) e ideatore della prima Universiade, tenutasi a Torino nel 1959 (esattamente 60 anni fa, altro motivo di celebrazione). Istituzionalmente, l’inaugurazione dell’Anno Accademico Sportivo è l’evento più importante del Centro Universitario Sportivo torinese e segna l’inizio ufficiale delle attività sportive universitarie.

Torino è una città universitaria. Avere un Sistema Universitario Sportivo di tale livello può solo aiutare la nostra città a fortificare questa vocazione

Presidente D’Elicio, possiamo fare il punto su ciò che ha rappresentato il CUS negli ultimi anni?

«Sono arrivato al mio ultimo mandato felice di aver raggiunto un obiettivo che mi premeva in particolar modo. Il grande Nebiolo era riuscito a far crescere la fama del CUS a livello internazionale; io mi ero proposto di rafforzarne l’immagine a livello locale, il che, credetemi, non è così scontato. Eppure oggi siamo riusciti, insieme ai due magnifici rettori e all’Assessorato, a riconquistare il legame tra le due università e il territorio. Oggi il CUS Torino è la polisportiva più grande d’Italia, con 25 sezioni agonistiche e cento attività, che coinvolgono sia universitari che esterni. Non si parla solo di attività fisica, ma di attività sportiva agonistica e carriera universitaria. Tra l’altro, il CUS Torino può confermare con ragione che il progetto Agon, erogatore di borse di studio, è stato ed è un successo: la pallavolo femminile è passata dalla serie C alla serie A; anche il rugby è in serie A, sia il maschile che il femminile; abbiamo la squadra più forte d’Italia di lotta libera e così via. Questo significa che gli atleti sono buoni studenti e gli studenti sono atleti migliori. Insomma, sport e studio non solo possono progredire insieme, ma le due componenti sono sempre più sinergiche nella costruzione del futuro dello studente. Grande soddisfazione allo stesso modo per tutto ciò che riguarda l’ambito della disabilità: anche lì abbiamo potuto garantire, attraverso il progetto con l’Unità Spinale, nuove opportunità agonistiche. Credo di poter dire che siamo diventati un modello di eccellenza sportiva».

Quali sono le dirette conseguenze per una città che ospita quest’eccellenza?

«Torino è una città universitaria. Avere un Sistema Universitario Sportivo di tale livello può solo aiutare la nostra città a fortificare questa vocazione. L’attività sportiva dev’essere considerata come un elemento rilevante per attrarre nuovi studenti. Credo molto nella ‘città campus’. Pensiamo anche solo agli studenti stranieri, indiani, pakistani, cinesi: Torino deve proporre iniziative sportive che rispondano alle loro tradizioni, come il cricket o il badminton. I ragazzi torneranno ai loro Paesi e non potranno che parlare bene di Torino: lo sport come mezzo di integrazione e socializzazione (in una città dove non è sempre facile inserirsi). Oggi la qualità della vita dello studente dipende molto da come vive il suo tempo, non solo quello scolastico ma di tutta la giornata».

State inoltre lavorando a livello strutturale…

«Esatto. Bisogna investire negli impianti: a breve inizierà il cantiere che porterà la sede di Grugliasco dell’Università di Torino ad avere un impianto sportivo di 22mila metri quadri, più del doppio di quello attuale. Quello sì che sarà un vero campus».

Nei prossimi anni avete in calendario grandi eventi. Anche questi appuntamenti avranno una ricaduta sulla città?

«A maggio arriveranno 2mila atleti italiani per i Campionati Italiani Universitari; seguiranno i Mondiali Universitari di Arrampicata Sportiva, indetti dalla FISU. Ci saranno i Campionati di Golf nel 2022, i Campionati Mondiali di Ski Orienteering (di gran moda in Cina, Russia e Nord Europa) nel 2024, per poi, speriamo, arrivare al nostro sogno, l’Universiade 2025. Proprio a 60 anni dalla nascita della prima Universiade, che si tenne qui a Torino nel 1959, si concretizza l’idea della candidatura per l’Universiade invernale di Torino 2025. È già un onore che la FISU riconosca il valore della nostra storia, ma pensate al volano che un evento del genere potrebbe avere su Torino. Tutti i Paesi del mondo verrebbero qui a prendere la loro fiaccola; i nostri rettori avrebbero modo di confrontarsi con i rettori delle università di tutto il mondo, tessendo relazioni tra oltre 3mila atenei. Torino sarebbe al centro del mondo: non tanto per l’evento in sé, ma per il progetto che lo accompagna. Ad esempio, diventerebbero necessari almeno 4mila posti letto, che potrebbero poi diventare soluzioni di residenzialità (che è poi uno dei problemi delle nostre università); si andrebbe a strutturare una nuova mobilità (per l’uso di biciclette, monopattini…) che poi rimarrebbero, riqualificando il nucleo urbano) e altro ancora».

Il suo mandato finirà nel 2023. Ha già un’idea di quale sarà il suo futuro?

«Ogni cosa ha il suo tempo: quando il mio mandato scadrà, metterò la mia esperienza a disposizione per dimostrare ancora una volta come lo sport possa essere concretamente il mezzo di promozione di una città, la via per migliorare la qualità della vita, per fare prevenzione. Chissà, magari potrei scegliere la strada dell’Assessorato allo Sport. Per ora, però, ho ancora tanto da fare qui al CUS Torino. Le sfide sono molteplici, mentre aspettiamo la conferma della nomina all’Universiade, ma grazie a tutta la mia squadra – perché da soli non si è nessuno – continueremo con il nostro lavoro e le nostre soddisfazioni. Un’attività il cui valore ci viene ormai riconosciuto, e di questo vado particolarmente fiero».

(Foto CUS)