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Città di carta

di Giulio Biino

Mario e Giovanni

Torino, Autunno 2022

Chissà se si sono mai incontrati…Mario Soldati era nato a Torino il 17 novembre 1906 in via Ospedale 20 (oggi via Giolitti).

Giovanni Arpino era invece nato a Pola il 27 gennaio 1927 ma, trasferitosi a Torino per frequentarvi gli studi universitari, non la abbandonò più.

Curioso destino il loro. Entrambi scrittori, ma con molte frequentazioni cinematografiche.

Mario vince il Premio Strega nel 1954 con il romanzo Le lettere da Capri mentre Giovanni lo vince nel 1964 con L’ombra delle colline.

Nel 1970 Mario pubblica il romanzo L’attore e vince il Premio Campiello; Giovanni lo imita ancora una volta dieci anni dopo, nel 1980, con Il fratello italiano.

Nel 1945 Mario dirige Le miserie del signor Travet, che sarà poi il primo film trasmesso dalla neonata RAI il 3 gennaio 1954, mentre Giovanni pubblica nel 1969 il romanzo Il buio e il miele, dal quale Dino Risi trae, nel 1974, il film Profumo di donna con Vittorio Gassman e Agostina Belli, David di Donatello per la miglior regia e per il miglior attore. Il soggetto viene poi ripreso nel 1992 in una produzione americana, Scent of a Woman, con Al Pacino che, con un’interpretazione straordinaria, e tutta da vedere, vince il Premio Oscar nel 1993.

Mario, dopo aver frequentato Lettere nella Torino degli anni ʼ20, quella dell’intelligenza di Piero Gobetti e del mecenatismo di Riccardo Gualino, fuggì dapprima a Roma e poi, nel 1929, a New York, da cui fece ritorno nel 1931 per poi trasferirsi, nel 1934, a Orta San Giulio. Dal 1960 vivrà tra Milano e Tellaro, sull’estrema costa ligure di Levante, dove morirà nel 1999 per tornare definitivamente a Torino, nel Cimitero Monumentale dove riposa nella tomba di famiglia accanto alla sua seconda moglie Jucci Kellermann, da cui ebbe tre figli, come tre ne aveva avuti dalla prima, Marion Rieckelman, sua studentessa alla Columbia.

Li immagino tra i banconi di legno scuro di un bar sotto ai portici di via Po, o forse di via Pietro Micca: entrambi amavano la vita nei caffè. Sicuramente si sarebbero riconosciuti, probabilmente si sarebbero piaciuti

Giovanni, al contrario, ebbe una vita così priva di eventi che i pochi di interesse sembrano spiccare nella loro sonnacchiosa semplicità. Da Pola, città all’epoca ancora italiana, suo luogo natio, si trasferì dapprima a Bra, città d’origine di sua madre, dove sposò Caterina Brero, fidanzata di sempre, con cui, venuto ad abitare a Torino, resterà tutta la vita e dalla quale avrà il suo unico figlio, Tommaso.

E a Torino morirà il 10 dicembre 1987, dopo una lunga lotta contro un carcinoma sopportata con grande dignità e perseverando nella sua attività di scrittore fino all’ultimo respiro: «Non verserò una lacrima – disse – rischia di annacquare l’inchiostro».

Mario è stato sicuramente un protagonista, seppur discusso e controverso (come sempre accade agli anticonformisti e ai pionieri) della cultura italiana della prima e della seconda metà del Novecento, considerato un personaggio per il coraggio di conciliare la cultura cosiddetta “alta” con l’arte popolare e quindi con lo spettacolo.

Giovanni, a sua volta, è stato un intellettuale libero e fuori dagli schemi, grande interprete della nostra società non solo come romanziere. Indimenticabili sono ancora oggi le sue cronache sportive così come il suo romanzo Azzurro tenebra del 1977, che racconta la disastrosa partecipazione della nazionale di calcio italiana al campionato del mondo del 1974 in Germania Ovest. Li immagino tra i banconi di legno scuro di un bar sotto ai portici di via Po, o forse di via Pietro Micca: entrambi amavano la vita nei caffè.

Sicuramente si sarebbero riconosciuti, probabilmente si sarebbero piaciuti.