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Home > People > Interviste > Patrizia Paglia. Diamo spazio a idee, energie e creatività nella Città Metropolitana
Patrizia Paglia, membro del Consiglio della Camera di Commercio di Torino, è una dei nostri Piloti Metropolitani per un futuro vincente.
Gli obiettivi da raggiungere: indichiamo un traguardo. Quali saranno le sfide che cambieranno il volto di Torino?
«Da storica capitale dell’auto italiana, Torino sta cercando nuove strade e opportunità di sviluppo. Anche se l’automobile continuerà ad essere una delle anime della città, Torino e la Città Metropolitana stanno guardando a un nuovo orizzonte fatto principalmente di innovazione e progresso tecnologico. Le sfide da affrontare sono molte. Innanzitutto, essere una città dell’industria innovativa, una città che partendo da un’esperienza ultra-centennale nell’industria tradizionale sappia evolversi “a stella” in tante direzioni diverse: aeronautica, automazione spinta, sviluppo delle batterie, intelligenza artificiale, cultura, sport, turismo. Torino ha tutte le qualità per vincere questa sfida, perché possiede una profonda cultura scientifica e un’innata passione per il know-how, che negli anni hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo di realtà di altissimo livello. Nel territorio di Torino e della sua provincia, imprese, università e centri di ricerca, enti e istituzioni costituiscono un efficiente e dinamico ecosistema avente come obiettivo principale lo sviluppo tecnologico e l’innovazione. Per questo ritengo che Torino abbia tutti i numeri per riuscire a raggiungere obiettivi di sviluppo collettivi, comprese le transizioni verdi, digitali e sociali, oggi assolutamente improcrastinabili. Torino deve cioè divenire una città sostenibile, un luogo in cui esistono le risorse per garantire a tutti le stesse opportunità e dove sia possibile vivere in armonia con l’ambiente generando qualità della vita; deve essere una città digitale, in cui i servizi tradizionali siano resi più efficienti con l’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese e, infine, deve essere inclusiva, una città in cui il maggior numero di persone possa partecipare attivamente alla vita sociale, sentirsi protetta, accedere a luoghi, attività e servizi».
Il rilancio economico della città: da dove cominciare, quali gli attori da coinvolgere e come?
«Il rilancio deve passare sicuramente attraverso le istituzioni e le persone che conoscono la città e l’area metropolitana perché possono avere la capacità di accelerare molti processi, ma va dato anche spazio a chi ha idee, esprime creatività e fantasia. Due doti che non si esprimono solo nell’arte o nella musica, ma anche nell’industria e nelle scienze; credo che Torino città femminile, con una componente forte di preparazione, cultura creativa e STEM potrebbe, ad esempio, essere un bel paradigma di successo da inventare e raccontare. Il rilancio deve essere realizzato tenendo però conto del suo ruolo di capoluogo della Città Metropolitana. Un rilancio che deve essere basato su un dialogo costante con stakeholder di diversa natura che operano sull’intero territorio metropolitano. Torino si deve cioè fare promotrice di una progettualità strategica condivisa e deve guidare i diversi soggetti coinvolti nella realizzazione di obiettivi comuni. Mettendo a sistema competenze, tecnologie e infrastrutture che sono distribuite su tutto il territorio, risulterà più facile dare vita a un caso di successo. Torino è ancora una città a forte vocazione industriale e il manifatturiero continua a svolgere un ruolo importante nella sua economia. La manifattura può trovare nuova vita nella città, pertanto è necessario promuovere iniziative volte ad attrarre talenti, investimenti e imprese, ad esempio mettendo nuovamente in uso
aree dismesse per riportarvi funzioni produttive avanzate e rilanciare così il ruolo dell’industria in città. Oggi il comparto manifatturiero presente a Torino è cambiato rispetto al passato: si basa su una produzione ad alta intensità di conoscenza specialistica e profondamente tecnologica. È fondamentale che vengano promosse misure atte a incentivare l’insediamento di nuove iniziative imprenditoriali che potranno avere anche importanti ricadute sull’occupazione. Sarà determinante il ruolo di fondazioni e banche per indirizzare e sostenere le iniziative migliori per lo sviluppo della città. Le fondazioni, in particolare, possono esprimere un potenziale fondamentale nel promuovere lo sviluppo inclusivo, ma anche innovativo delle città e dei territori investendo anche su iniziative che possono avere effetti positivi sull’economia locale».
Quali sono quindi gli scenari su cui puntare secondo lei?
«La città polidimensionale non è un’utopia: deve essere un traguardo cui aspirare. È un traguardo raggiungibile perché Torino e l’area metropolitana rappresentano un terreno fertile di idee, di capacità di investimento e anche di visione: nel mondo delle imprese iniziano a diffondersi progetti articolati legati alla sostenibilità, all’economia circolare. Un insieme di valori spinti volontariamente avanti anche dalle associazioni imprenditoriali che, sempre di più, fanno sentire la loro voce. Ed è proprio questa voce a raccontarci che una parte enorme del progresso della vita civile è affidato alle imprese, al loro modo di lavorare, sviluppare tecnologia, valorizzare il capitale umano, sostenere l’economia generale. Sono profondamente convinta che gli scenari migliori su cui puntare siano quelli che vedono le imprese al centro del dibattito economico e politico. Oggi, del resto, le imprese sono considerate tra le principali protagoniste della sfida alla sostenibilità; di qualsiasi dimensione e settore produttivo esse siano, infatti, si confermano essenziali al fine del conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Un’impresa di successo è quella che, oltre al profitto, si pone anche obiettivi di impatto, conciliando produttività economica e sociale a beneficio dello sviluppo a tutto campo del luogo in cui è insediata. L’impresa dovrà cioè essere sempre più polidimensionale, in una città polidimensionale».
Pro
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Torino possiede una profonda cultura scientifica
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Torino ha un’innata passione per il know-how
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Studiare a Torino è un plus
Contro
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È necessario sostenere il lavoro
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Implementare trasporti, pubblici servizi e connettività digitale
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Serve garanzia di sicurezza
Università, salute, sport, accoglienza, internazionalizzazione, qualità della vita – a che punto siamo nell’offrire un habitat metropolitano inclusivo?
«A Torino è necessario sostenere il lavoro: avere un lavoro consente di diventare elementi di una filiera forte di domanda e offerta di cultura, ma anche di svago. Non mancano occasioni (penso alle ATP Finals o Eurovision) per farsi notare, e la componente culturale è essenziale per porre le basi di un vivere cittadino quotidiano soddisfacente. La parte accademica (con il Politecnico e le molteplici facoltà universitarie) attira persone dall’estero e da ogni parte d’Italia, segno che “studiare a Torino” è ancora un plus e un motivo d’orgoglio. A Torino, come nel Canavese e nel resto dell’area metropolitana, si percepisce la velocità e la voglia di fare le cose bene, così come si sente forte il radicamento che molti hanno nel territorio, spinti da un grande senso di appartenenza. Certo, molte cose restano ancora da fare: prima fra tutte è necessario fare in modo che siano presenti delle ottime infrastrutture, elementi essenziali per le città che vogliono crescere e svilupparsi. Temi cruciali come l’accesso alla casa, all’istruzione, alla sanità e all’assistenza, lo sviluppo delle attività culturali e sportive, la garanzia di sicurezza, soprattutto per i cittadini più deboli, e, più in generale, l’affermazione di standard di vita adeguati e sostenibili, devono essere alla base delle politiche di sviluppo della città. Soltanto se tutti questi elementi saranno presi simultaneamente in seria considerazione, Torino potrà essere attrattiva e inclusiva. Se Torino è la seconda città italiana con il reddito medio pro capite più alto, dopo Milano, vuol dire che è possibile investire in città: un invito alle imprese, alle banche, alla politica ma soprattutto ai cittadini. Chi ben comincia è a metà dell’opera».
Patrizia Paglia e altri 15 sono i nostri Piloti Metropolitani:
Laureata in Economia e Commercio all’Università di Torino nel 1995, dopo l’esame di stato si è iscritta all’Ordine dei Dottori Commercialisti di Torino e al Registro dei Revisori Contabili. Ha affiancato il padre nella conduzione della Iltar-Italbox S.P.A., azienda canavesana attiva nell’ambito automotive e che, nel 2019, ha festeggiato i 60 anni di vita. Oggi patrizia ne è amministratore delegato. Dal 2018 è presidente di Confindustria canavese e dal 2020 membro della Commissione Nazionale di Confindustria per il Fisco. Dal 2020 fa parte del Consiglio della Camera di Commercio di Torino.
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(Foto ARCHIVIO PATRIZIA PAGLIA)