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Città di carta

di Giulio Biino

Cesare e Italo

Torino, primavera 2020

Si è tenuta recentemente la prima conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2020 del Salone Internazionale del Libro di Torino (per il momento rimandato a data da destinarsi). I giornalisti presenti si sono divertiti a chiedere ad alcuni degli intervenuti chi avrebbero sognato partecipasse come ospite. È stato proprio in quel momento che li ho visti, Cesare Pavese e Italo Calvino, ancora una volta insieme sotto il cielo di quella Torino che entrambi adoravano, entrambi ospiti al Salone, entrambi protagonisti di un evento che magari avrebbero criticato, che forse non avrebbero amato, ma che sicuramente sarebbe loro appartenuto come a nessun altro. Sarebbero saliti insieme sul palco? Avrebbero tollerato l’affetto del popolo del Salone? Avrebbero superato le loro timidezze per concedersi all’abbraccio del pubblico? E soprattutto, in un Salone dal titolo ‘Altre forme di vita’ e che vuole affrontare il tema della sostenibilità, come avrebbero intrattenuto la folla venuta ad ascoltarli? Chiudo gli occhi e li immagino tenere la ‘lectio’ inaugurale conversando amabilmente tra loro. La sala è gremita. Per la prima volta, in Italia, le ‘Lezioni americane’, il ciclo di sei incontri che Italo aveva preparato per l’Università di Harvard e che la morte prematura gli aveva impedito di tenere.

Sarebbero saliti insieme sul palco? Avrebbero tollerato l’affetto del popolo del Salone? E soprattutto, in un Salone dal titolo ‘Altre forme di vita’ e che vuole affrontare il tema della sostenibilità, come avrebbero intrattenuto la folla venuta ad ascoltarli?

Si discute dell’importanza del ritmo, non solo in poesia ma anche nelle narrazioni in prosa. Cesare stimola Italo a riassumere la ‘leggerezza’, il tema portante de ‘Il barone rampante’, ma Italo ribatte invitandolo a dialogare sulle poesie di ‘Lavorare stanca’, che fin dal titolo inducono invece a pensare alla fatica di vivere. Il dialogo si fa incalzante. Hanno l’aria di divertirsi. Probabilmente dimentichi del luogo in cui si trovano. Un allievo e un maestro diventati amici che si intrattengono tra loro. La conversazione si sposta sugli altri temi delle ‘Lezioni americane’: la rapidità, l’esattezza, la visibilità, la molteplicità e la coerenza. Parole colme di significato, feconde di riflessioni. Innumerevoli, per ciascuno di essi, i rimandi ad autori e testi della nostra tradizione. Gli esempi sono i più disparati, spaziano dal Medioevo alla contemporaneità, dalla letteratura americana a quella italiana, tutti uniti dal filo conduttore della loro straordinaria cultura. Italo chiede a Cesare di raccontargli il suo Premio Strega, ‘La bella estate’, e Cesare vuole approfondire l’impegno politico di Italo, il suo spirito anarchico e libertario, gli chiede cosa stia alla radice de ‘La giornata d’uno scrutatore’ e ‘La speculazione edilizia’. Scherzano amabilmente sui loro amori.

Cesare non nasconde la sua emozione quando Italo gli chiede di Constance, la bellissima attrice americana, la sua grande e scarsamente corrisposta passione. Il pubblico intorno a me è rapito. Non capita spesso di ascoltare due anime che si mettono a nudo, due immensi scrittori che si confrontano per il solo piacere di raccontare e di raccontarsi. Cesare racconta le sue passioni: la letteratura americana, Herman Melville e John Dos Passos. Italo ribatte con i suoi grandi amori francesi, Raymond Queneau e Georges Perec. Li vedo ammiccare al pensiero di non aver sfiorato il tema della sostenibilità. Probabilmente sono consapevoli di essere essi stessi ‘forme di vita’ originali. È un incanto che si vorrebbe non finisse mai. D’un tratto apro gli occhi. Nessuno intorno a me. È stato solo un sogno. Ma che sogno! Purtroppo non li vedremo dialogare tra loro, ma li potremo far dialogare attraverso le loro opere che non smetteranno mai, loro sì, di farci sognare. Ancora una volta sotto il cielo di Torino, della nostra Torino, si è ripetuta la magia: le parole hanno preso vita. Mi chiedo con orgoglio dove potrebbe abitare il Salone del Libro se non qui, nella città del libro e delle parole.