News

L’anima della città

di Walter Comello

Ed è Rinascimento

Torino, Primavera 2023

«È una gioia vedere tanti rami verdissimi nel vento e tanti fiori prepotenti sbocciati, è una gran gioia perché nel sangue pure è primavera». Cesare Pavese descrive un istinto alla vita che inesorabilmente vince ciò che l’ha sepolto. Così il fiore è prepotente perché vince la terra che ricopre il seme, il freddo della neve e la durezza del cemento. Nel seme attende il momento giusto, ma che non sceglie, sente. Si fa strada oltre a ciò che sembra possibile perché nel suo sangue c’è la primavera, come di chi lo osserva ed è Rinascimento. Un istinto alla vita che vince sempre sulla morte perché da questa trae origine. Come lo scarabeo sacro, la madre muore allo schiudersi delle uova nel suo corpo perché le larve di questo si nutrano. Sembrerebbe allora che non ci sia rinascita se non da ciò che muore, ma in verità non muore, modifica un suo stato per essere altra vita. La morte non esiste, esiste il silenzio prima di una nuova poesia. I rami che sembravano secchi si fanno verdissimi e si protendono verso il sole con l’ambizione di arrivare più in alto e andrà proprio così ad ogni nuova stagione. Ad ogni primavera l’albero sarà più grande perché avrà affrontato e superato le difficoltà dell’inverno e sarà Rinascimento. Nel farlo sarà solo, perché si condividono i successi della bella stagione, ma si è sempre soli nell’affrontare le asprezze delle stagioni difficili.

Ad ogni primavera l'albero sarà più grande perché avrà affrontato e superato le difficoltà dell'inverno e sarà Rinascimento

L’albero è consapevole di come ogni volta ha saputo superare il freddo e quindi anche in futuro lo saprà fare. Non saprà prevedere il prossimo inverno che ancora non c’è e pertanto non potrà prepararsi a farlo, ma la consapevolezza di sé è necessaria e sufficiente di fronte al suo ignoto. Bisogna saper attendere il momento, quello del sangue, che sprigiona ciò che prima sembrava non esistere ed è Rinascimento. La creazione nasce dentro, dal vorticare disordinato dei sogni, poi alcuni diventano ricorrenti e danno forma al desiderio che fa germogliare le azioni. Non ci sono azioni senza desideri e non ci sono desideri senza sogni. La stagione fredda è la stagione migliore per i sogni. Questi nascono al caldo, come il seme protetto dalla terra. Lì il fiore sogna come vorrà diventare e da qualche parte la crisalide sogna di quando sarà farfalla e cercherà il fiore. Entrambi desiderano per sé i colori più belli per fare innamorare l’altro pur non conoscendone l’esistenza, ma un casuale destino certamente li farà incontrare e la vita sarà ancora vita. Il Rinascimento, tra l’inizio del Quindicesimo secolo e la fine del Sedicesimo, fu vissuto dalla maggior parte dei suoi protagonisti come un’età di cambiamento, maturò un nuovo modo di concepire il mondo e se stessi sviluppando le idee dell’Umanesimo. Fu un’epoca di confine, un periodo di grandi sconvolgimenti economici, politici, religiosi e sociali. Le espansioni coloniali allargarono a dismisura l’orizzonte, dando vita a grandi trasformazioni accompagnate da squilibri e contraddizioni. Siamo alla primavera di un nuovo Rinascimento dove prima che la storia sia scritta, il sangue determinerà le caratteristiche e le condizioni di chi la scriverà. C’è una gran voglia di essere qualcosa di nuovo e di fare della propria vita qualcosa di nuovo. Non c’è più disponibilità, tempo per aspettare, nel sangue la primavera impone di lasciare alle spalle il peso del non essere e del non fare. Non importa cosa, non importa dove, ma volare.