Nella stagione dell’infanzia siamo stati abituati a trovarci spesso di fronte a delle scelte, il più delle volte accomunate da una netta distinzione cromatica. Ghiacciolo all’arancia o alla menta, i blu o i rossi al calciobalilla, la sciarpa granata o bianconera, le acciughe verdi o le acciughe rosse. Le ultime sono istanze strettamente torinesi e piemontesi. Però, mentre per la maggior parte di queste situazioni una posizione alla fine era da prendere, le acciughe mettevano e mettono d’accordo un po’ tutti. Uniscono semplicemente perché una non esclude l’altra: e con pane, grissini, ricciolini di burro, ci possiamo tranquillamente godere acciughe verdi e acciughe rosse.
Le acciughe hanno un retrogusto antico, storico, con una singolare valenza culturale. Cosa c’entrano le acciughe con Torino, a più di cento chilometri dal mare? Perché del Piemonte sono vanto e ricorrenza in tutti i menù della tradizione che si rispettino? Perché fanno parte della nostra storia gastronomica fin da bambini: peperoni con le acciughe, crostini con le acciughe, acciughe fritte…
Sedersi alla Trattoria della Posta vuol dire prendersi cura di sé stessi
Presto detto, il Piemonte era al centro della cosiddetta Via del Sale, fin dal Medioevo la strada battuta da commercianti e mulattieri che viaggiavano tra Liguria, Piemonte e Francia, trasportando merci, cibi e soprattutto il sale. Prezioso, indispensabile per conservare un po’ tutto; e naturalmente tassato.
Per camuffarne (la leggenda dice così) la quantità ed evitare sanzioni e altro, i viaggiatori lo coprivano con strati di acciughe. Nel tempo i piemontesi si innamorarono dunque delle acciughe… ed eccoci qui.
Questa è cucina, no, questa è cultura: è un patrimonio storico da raccontare e tramandare alle nuove generazioni, anche a tavola. Sedersi alla Trattoria della Posta vuol dire prendersi cura di sé stessi (mangiando buono, fresco, stagionale…) e prendersi cura di queste tradizioni. Perché qui dagli anni ’50, da tre generazioni, i Monticone portano avanti la loro idea di cucina e di mondo. Un mondo ancora consultabile qua, in mezzo alle tovaglie a quadri, ai piatti di finanziera (tra le più delicate in città), ai bicchieri di Barbera che invitano a più brindisi.
Qui capita che (e pare un dettaglio uscito direttamente da un libro distopico) a pranzo si possa ancora mangiare un buon minestrone cucinato fresco con le verdure di stagione. Follia? Per una certa porzione di mondo potrebbe sembrarlo, ma qui no. Enzo cucina con le verdure della sua cascina, prepara la panna cotta se è in vena, ci fa assaggiare questo vino che: «Mi porta un amico che fa un’ottima Barbera».
Le foto appese ai quadri ci ricordano ogni volta (se ce ne fosse ancora bisogno) che pensavamo fossero finiti i tempi degli omini blu o rossi al calciobalilla, ma invece non è così. Esistono ancora luoghi in cui respirare quelle emozioni: trattorie come la Posta, nuovamente contemporanee e naturalmente belle. Come certe fotografie magnifiche per il semplice fatto di aver sconfitto la tirannia del tempo.
Quando come rivista abbiamo un ospite, magari uno chef, e magari importante, che giunge da fuori, portarlo alla Trattoria della Posta è sempre un’ottima idea. Soprattutto adesso, con la primavera, le fragole, il primo sole. Perché magari una rondine non fa primavera ma i colori messi a tavola da Enzo, quelli sì, annunciano senza tanti giri di parole che la stagione nuova è arrivata. E non vedevamo l’ora.
Quindi ecco il nostro personale kit per godersi al meglio la tradizione gastronomica piemontese come una volta: prendete un fine settimana, magari un pranzo della domenica, chiamate Monticone e sedendovi a tavola lasciatevi guidare. Ci si alza parecchio tempo dopo, e mi raccomando, a fine pasto, lasciate un po’ di spazio per il gelato. Alla Posta lo fanno loro, fresco, ottimo, naturale, già da marzo. Buono come tutto il resto, e quindi assolutamente da provare.
Nel mondo di Matrix la pillola era o blu o rossa, nel nostro (per fortuna) le acciughe sono ancora sia rosse che verdi, da sempre.
La Trattoria della Posta è veramente il luogo adatto per intraprendere un tour culturale nella storia della ristorazione cittadina, d’altronde Enzo è la terza generazione dei Monticone, che da più di settant’anni, portano avanti la loro idea di cucina.
La famiglia Monticone è proprietaria della Trattoria della Posta dal 1951 e ne porta avanti antiche tradizioni e buoni piatti piemontesi all’insegna della genuinità.
TRATTORIA DELLA POSTA
Strada Comunale di Mongreno, 16 – Torino
Tel. 011.8980193
Facebook: Trattoria della Posta Torino
Instagram: trattoriadellapostatorino
(foto FRANCO BORRELLI)
(Servizio publiredazionale)