Torino, Autunno 2023
Ho saputo di straordinari progetti dell’uso del PNRR, del recupero e della valorizzazione di aree della città, ma questa rubrica parla della sua anima e c’è da chiedersi in tal senso quale possa essere il suo auspicabile Rinascimento. L’anima è notoriamente un contenuto che non si vede, ma si manifesta costantemente in buone o cattive azioni. L’anima è come l’ombra, ma la prima ti fa strada e la seconda ti segue. La tua incontra quella della città quando cammini, nelle voci e nei suoni che si uniscono e diventano lo sfondo di una tela, nei colori che i tuoi pensieri dipingono nell’aria, nei profumi e negli odori che le sono tipici e per quelli riconosceresti la tua città ad occhi chiusi, tra mille altre. Poi la tua anima diventa parte di lei e così quelle di tutti e poi la senti fisicamente, non sai né perché né come, ma ne senti gli umori, le emozioni. Queste saranno la somma e la sottrazione di quelle dei suoi abitanti; le senti nell’aria, intorno e dentro di te, ti inquietano o ti fanno stare bene, per questa ragione è necessario un comune sentire.
Non si può avere una città solo bella fuori, va curata la sua anima
«D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda», scriveva Italo Calvino. Così come i progetti architettonici previsti partono da bisogni per farne espressione di bellezza, anche l’anima della città è giusto che parta dai suoi bisogni per rendersi più bella. L’anima non può che essere l’essenza di una identità, che è cambiata, e cambia nel tempo a seconda di ciò che accade nel suo interno e per ciò che preme sulla sua pelle. Tutto ciò che entra dentro di noi diventa parte di noi e nulla ha un effetto neutro, il cibo come un’emozione, o fa bene o fa male. L’anima della città, la nostra come quella di tutte le altre, ha l’esigenza di un’integrazione che unisca diversità rispetto ad un intento comune, la volontà degli uni di integrare, la volontà degli altri di integrarsi. La parola integrazione esprime l’ambizione dell’essere. Non possono esserci in una città quartieri e strade e persone che non ne fanno parte, che sono altro, che non hanno un comune sentire. Il Rinascimento della città deve prevedere una città integra in tutte le sue parti, servizi, trasporti ma soprattutto che coloro che la abitano condividano valori e cultura. Anche per questo servono progetti e investimenti, non si può avere una città solo bella fuori, va curata la sua anima. Non si vive bene là dove le regole non sono rispettate, non si vive bene dove le regole sono solo rispettate, ma rispettate perché condivise. Chi vive un territorio lo deve rispettare prima per poi potersene innamorare. Non si può amare ciò che prima non si sa rispettare. Il Rinascimento dell’anima della città necessita di parlare di un senso di comunità, di un senso del noi che va recuperato o fatto nascere, perché chi la abita sia orgoglioso di sé anche perché orgoglioso del luogo in cui vive e ne fa parte. Una città respira, una città ha un cuore che batte, una città piange, una città ride, una città ha paura, una città si fa bella, suona, canta, danza per noi, Torino siamo noi, prendiamocene cura, rendiamola felice.