Torino, Autunno 2024
Siamo noi il volto della città? Volendo essere autocentrati potremmo rispondere di sì. Nei fatti abbiamo contribuito a offrire alla città un volto periodico, accattivante, sempre attualizzato, mai casuale o semplicemente ad effetto. Perché questo è tra i compiti di un magazine metropolitano. Gli altri – i quotidiani – giocano un campionato diverso, hanno meno tempo a disposizione e scelgono la notizia (o le notizie) del momento. E poi hanno affissioni minimali, a due colori, con qualche titolo e stop. Noi, invece, siamo un soggetto ad alta persistenza. La scelta del volto non fu così scontata, perché “volto” vuol dire icona di una stagione cittadina: riconoscibile ai più, mai divisivo, anzi, deve essere una flag image nella quale identificarsi. In particolare per la nostra community altamente fidelizzata: professionisti, imprenditori, operatori culturali, amministratori, artisti, medici, chef e ristoratori, artigiani, dirigenti a vario titolo, sostanzialmente coloro “che fanno la città”. Obiettivo raggiunto perché, quando si parla di un numero, non ci si riferisce alla data di uscita, ma al volto in cover. In questi giorni ho rivisto la copertina del mio primo Torino Magazine – cover Evelina Christillin, 25 anni fa– mentre lavoravo sul numero con Sinner, e ho pensato a cosa c’è stato in mezzo: 125 copertine, i volti a piena pagina almeno 100.
Una hall of fame in divenire, attendendo il prossimo numero
E i “non volti singoli” sono stati comunque “volti della città”, solo in modo diverso: la Ferrari, la gettonatissima tavola “Toro-Juve” di Benny Nicolini, i medagliati olimpici, i conduttori di Eurovision, i Subsonica, gli Eugenio in Via Di Gioia… Dei 100 “faccioni”, diversi non sono torinesi di nascita o di residenza, ma di appartenenza, che vuol dire una sorta di cittadinanza onoraria: Antonino Cannavacciuolo, Nole Djokovic, Roberto Bolle, Alessandro Preziosi, Miriam Leone e persino Papa Francesco. La scelta del protagonista comporta qualche rischio? Certamente sì. Perché nell’arco di due o tre mesi può accadere di tutto, e un volto up può diventare un volto down. Il caso più evidente è quello degli sportivi: come dei veggenti, ci interroghiamo sul calendario, sulle previsioni, su previsti e imprevisti. Di solito è andata bene, altre volte meno. Ma anche la scelta della foto è un’arte delicata. La regola, che sappiamo anche trasgredire, vuole lo sguardo verso il lettore; ma poi vanno valutati gli spazi, un rettangolo a base bassa, con strilli a sinistra e testata in alto. Ed è proprio la nostra testata a fare la differenza, perché quel volto diventa Torino Magazine, ma anche “Torino”, come un city brand provvisorio e allo stesso tempo visibilissimo, eternato nelle biblioteche della città. Sappiamo che circolano molte copie autografate, cimeli di lettori avidi con la firma del protagonista in cover. Questo non è stato possibile solo in due casi, ma sono state entrambe edizioni memorabili: il numero dedicato all’anniversario di Superga, copertina Valentino Mazzola, e quello che ha celebrato Gianni Agnelli, a vent’anni dalla sua morte. Da Evelina Christillin a Jannik Sinner, la città l’abbiamo sintetizzata in 125 frame. Rivedendo quei ritratti si possono riconoscere trasformazioni, personaggi, momenti epici, volti inossidabili nel tempo e altri assai meno. C’è una città che usciva dalla rassicurante epopea dell’industria, e un’altra città che si affacciava al turismo, alle Olimpiadi, ai grandi eventi; c’era un Cristiano Ronaldo accolto come un re, ma oggi lontano anche nei ricordi; e poi musicisti, sindaci, calciatori, artisti e scrittori. Comunque storia, quella di Torino e del giornale che ne porta il nome. Poi ci sono coincidenze che aprono e chiudono un cerchio: lo apre la Christillin annunciando le Olimpiadi, lo chiude, per aprirne un altro, Sinner, che consacra le nostre ATP Finals. Lo sport ha generato il nuovo. Questa città è cambiata, e cambierà, coi nostri volti. Una hall of fame in divenire, attendendo il prossimo numero.