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Torino futura

di Gianni Dimopoli

La smart city come destinazione turistica

Torino, Speciale Torino Futura 2022

Se la data del 19 giugno 1999 non vi suggerisce nulla, forse quella del 10 febbraio 2006 vi risulterà più illuminante. Una gestazione durata quasi sette anni perché Torino, Olympic Games Host City, provasse a dismettere i panni di città industriale per iniziare ad indossare quelli di destinazione turistica. Un respiro temporale che solo un simile evento poteva garantire, per consentire che i cambiamenti potessero essere ideati, progettati e realizzati con i tempi necessari per essere condivisi, accettati e infine metabolizzati. È certamente esagerato paragonare l’entusiasmante epopea olimpica con le contemporanee kermesse dell’Eurovision Song Contest o delle ATP Finals, ma è lampante il paradigma che condividono: i grandi eventi come motore dello sviluppo turistico di un territorio. Assunzione corretta? Consentitemi una digressione su due aggettivi, usati nei teoremi di matematica: necessario e sufficiente. Necessaria è quella condizione senza la quale non è possibile che una cosa si verifichi: per piovere è necessario, assolutamente necessario, che ci siano le nuvole. Sufficiente, al contrario, è quella condizione che, da sola, garantisce il verificarsi di una cosa: per non vedere un insopportabile programma televisivo è sufficiente cambiare canale. I due termini non sono né esclusivi né incompatibili: per piovere è necessario, ma non sufficiente, che ci siano le nuvole (infatti conosciamo tanti giorni nuvolosi senza pioggia, ma nessun giorno piovoso senza nuvole); per non vedere un insopportabile programma televisivo è sufficiente, ma non necessario, cambiare canale (infatti possiamo spegnere la tv, oppure alzarci dal divano ed andare in un’altra stanza ecc).

È certamente esagerato paragonare l’entusiasmante epopea olimpica con le contemporanee kermesse dell’Eurovision Song Contest o delle ATP Finals, ma è lampante il paradigma che condividono: i grandi eventi come motore dello sviluppo turistico di un territorio

Ci sono poi le condizioni necessarie e sufficienti, ossia quelle condizioni, e solo quelle, che presuppongono il verificarsi di una cosa: per cuocere la pasta è necessario e sufficiente mantenerla in acqua bollente per il giusto tempo indicato sulla confezione. Ciò detto, possiamo affermare che ospitare grandi eventi non è né necessario né sufficiente per diventare destinazione del turismo internazionale? Certamente queste kermesse sono utili, ma sono solo un fattore facilitante, né necessarie né sufficienti: da sole non garantiscono il raggiungimento dell’obiettivo (quindi non sono sufficienti), né sono necessarie (altrimenti le Langhe sarebbero un territorio sconosciuto). Ammettiamolo: i grandi eventi sono utili per aggregare il consenso verso un comune obiettivo tangibile, stimolare l’orgoglio di appartenenza ad una comunità, fissare una data certa su cui far convergere sforzi e progettualità; ma non sono, ripeto, né necessari né sufficienti per fare di Torino una destinazione turistica di fama internazionale. E allora? Cosa serve a Torino per colmare il gap con le top destination del turismo italiano? «Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza». Così parlava Carlo Petrini, il patron di Slow Food, in un convegno a Genova nel gennaio del 2010. Eccole qui, finalmente, le nostre condizioni necessarie e sufficienti! Ancora una volta, è l’intelligenza della città, cioè dei suoi cittadini, la condizione necessaria e sufficiente per raggiungere l’obiettivo.