Home > Food > Food Partners > Frà Fiusch: una dichiarazione d’amore in 25 anni
AVANGUARDISTICO, CLASSICO, LETTERARIO E PRATICO COME LA SAGGEZZA DEI NOSTRI NONNI; FRÀ FIUSCH È UN TRATTATO DI CONTROSENSI E ALLO STESSO TEMPO PROMOTORE DI UNA DELLE IDENTITÀ CULINARIE PIÙ COERENTI DEL NOSTRO TERRITORIO. TUTTO DA VIVERE
Ugo Fontanone è una di quelle persone che ti presta un libro perché ha piacere che tu lo legga per parlarne insieme dopo. A me un giorno ha prestato Vinosofia, una dichiarazione d’amore in 38 bicchieri (Edizioni Piemme): un’antologia dei vitigni più importanti del mondo, raccontati tramite storie e riflessioni incastonate tra le epoche. Il libro, opera a quattro mani di Roberto Cipresso e Giovanni Negri, dice di se stesso: «Ci sono libri che insegnano ad abbinare un vino a un piatto, ma questo vuole abbinare il vino alla vita».
Ugo Fontanone, da 25 anni, alla Taverna di Frà Fiusch, abbina la sua cucina alla vita. La sua e quella di chi sceglie questi tavoli. Di chi d’inverno sceglie quelli al piano di sopra che guardano Torino dalle colline di Revigliasco; mentre d’estate il dehors sul ciottolato, con i tavolini in una delle vie centrali di questo borgo meraviglioso, che pare uscire direttamente da un quadro di certi pittori olandesi che amavano i paesaggi e la poesia. Vinosofia, alla fine di ogni bicchiere (pardon, capitolo) spiega il vitigno raccontato (Syrah, Champagne, Barbaresco, Malbec…) in due modi: quello classico, un po’ noioso, dei manuali, e quello invece della “vinosofia”, che fa del vino e della vita una cosa sola. I vini non sono quindi solo da bere ma da ascoltare, sono film e canzoni e favole che raccontano le fatiche degli uomini, le loro fortune, le loro ossessioni. E in un bicchiere alla fine ci si trova molto di più che note di agrumi o sentori di bosco. Ci si trova la vita. Quando Ugo Fontanone racconta un piatto, raramente parte da cosa ha fatto per realizzarlo, di solito la prende larga, a volte addirittura si comincia da una stanza, in cui lui è piccolo e sua madre sta cucinando. Un piatto è prima un’idea, un’emozione, riproposta poi su ceramica o altri materiali (ci vuole estro). In questo modo, alla fine, il menù più che un susseguirsi di prodotti più o meno affini alle vibrazioni delle corde dell’anima del nostro palato, è un pentagramma di emozioni.
Cipresso e Negri anni fa hanno scritto un bellissimo libro (oggi sempre più introvabile) e probabilmente sono partiti da un amore che non riuscivano a spiegare a fondo: l’amore per il vino e le sue storie, strozzato spesso dalle etichette e dalle classifiche. L’amore, e quindi il vino, e pure la cucina, è spesso una battaglia, per dimostrarsi e dimostrarne l’importanza. Una battaglia contro chi svilisce ciò che ci sta a cuore. L’abbiamo detto più di una volta su queste pagine: Ugo Fontanone è un pirata, non perché abbia una scimitarra al fianco o una benda sull’occhio, ma perché naviga nel suo mare e non ama i compromessi. Perché vive e racconta la cucina a modo suo e crede in un modello di ristorazione sia rock che vintage, tutt’altro che vecchio, semmai avanguardistico, e che salverà probabilmente la cucina di domani. Un modello in cui si smette di cucinare quando l’ultimo ospite se ne va a casa, in cui la chiacchiera con i commensali non è dovuta ma un piacere, e anche il caffè deve essere ottimo perché: «Scusa ma come fai a finire un pasto con un caffè non buono».
Ugo è schietto e lo è anche il suo menù: se avessi educato il mio piede mancino come lui cura i dettagli dei suoi piatti oggi sarei perfettamente ambidestro. L’invito è quindi a scegliere la Taverna di Frà Fiusch, assaggiare, provare e poi tornare a testare il resto. Prima ovviamente che passi la stagione, perché poi qui cambia veramente tutto.
“Vinosoficamente”, nei 25 anni di missione di Frà Fiusch, rivedo la forza degli ugonotti in fuga dalla Francia, padri del pinotage sudafricano e delle nuove vigne d’Africa, disposti ad attraversare il mondo per rimanere se stessi. Una storia vera e verosimile che spinge (anche di questi tempi) a credere nella buona fattura degli uomini e delle loro creazioni. Noi, dovendo scegliere, crediamo in una santa trinità estiva piemontese firmata Frà Fiusch: lingua, tajarin e pesche.
Nello specifico lingua di vitello con peperoni in agrodolce e bagnetto verde, tajarin all’uovo e funghi porcini, pesche di vigna e funghi. Stagionalità, cuore e amore, come diceva (o quasi) una canzone di vent’anni fa, quando ancora c’era il Festivalbar.
L’idea è quella di proporti una cucina di cuore
che si ispira ai piatti della cucina tipica piemontese,
seguendo i ritmi delle stagioni in una chiave
più moderna e leggera.
A pochi passi dalla chiesa principale del borgo di Revigliasco trovi La Taverna di Fra Fiusch, che ti accoglie con un’atmosfera fresca ed elegante.
FRA FIUSCH
Indirizzo: Via Maurizio Beria 32 – Moncalieri
Telefono: 011.8608224
Instagram: frafiusch
Facebook: Fra Fiusch
Sito: www.frafiusch.it
(Foto di FRANCO BORRELLI)
(Servizio publiredazionale)