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Home > People > Interviste > Valentina Parenti. Polidimensionale e inclusiva, ecco la mia Torino
Valentina Parenti, co-founder dell’Associazione no-profit GammaDonna e del GammaForum nazionale dell’Imprenditoria Femminile e Giovanile, è una dei nostri Piloti Metropolitani per un futuro vincente.
Gli obiettivi da raggiungere: indichiamo un traguardo. Quali saranno le sfide improcrastinabili che cambieranno il volto di Torino?
«Torino è una città meravigliosa, in grado di destare stupore e ammirazione in chiunque la visiti per la prima volta. Ma deve ritrovarsi, chiarendo con urgenza le sue priorità. In primis, credo sia fondamentale ridefinire un modello di sviluppo – economico e sociale – polidimensionale, in grado di integrare la forte identità industriale della città con il ricco patrimonio artistico e culturale di cui dispone, e con lo spirito avanguardistico che da sempre la contraddistingue e l’ha resa una città pionieristica e sperimentatrice. Abbiamo bisogno di una città contemporanea, che sia cioè sostenibile, innovativa e hitech, ma anche a misura d’uomo (e di donna), inclusiva. Questo significa educare la città e i suoi abitanti ad apertura e visione, perché la chiave per il rilancio sostenibile è a mio parere proprio l’inclusione, ovvero la capacità di accogliere e di capitalizzare sulla contaminazione tra diverse culture, diverse discipline, generi e generazioni: scienza e tecnologia con cultura, arte e socialità. Il futuro, e quindi anche il volto della Torino di domani, passa inevitabilmente dalla capacità di creare valore a partire dalle persone e soprattutto dalle loro differenze».
Le strategie vincenti e il team per i prossimi 12 mesi. Il rilancio economico della città: da dove cominciare, quali gli attori da coinvolgere e come?
«Una volta si diceva che la pubblicità era l’anima del commercio. Oggi alla base di ogni scambio di valore c’è la reputazione. E l’appeal. È chiaro che nessuna città, nessun territorio, basti più a se stesso. Il futuro è legato alla capacità di fare rete e creare un ecosistema tra tutti coloro che animano quel territorio, in particolare tra i portatori di know-how e innovazione, non solo tecnologica. E non si può prescindere dal respiro internazionale e dalla capacità di connettersi con le eccellenze esterne. Quindi se devo decidere un punto di partenza (o ripartenza) dico “noi”, dico chi ha amore per Torino, competenze vere, ed è disposto a dialogare costruttivamente con il mondo. Ogni settore deve essere coinvolto perché la crescita sia realmente totale».
Gli scenari sui quali puntare – industria, tecnologia, cultura e turismo, ambiente e sostenibilità – siamo chiamati a scegliere o avremo una città polidimensionale?
«Come detto, diversità e quindi polidimensionalità, sono a mio parere ingredienti fondamentali del futuro. A prescindere dalla specificità degli scenari potenziali, quello che dobbiamo riuscire a fare è porre concretamente la diversità al centro. In particolare credo fortemente che senza puntare sul potenziale inespresso di donne e giovani, la società e la Città non solo non saranno eque ed equilibrate, ma saranno decisamente più povere. L’età media della popolazione cittadina è sempre più alta: 47 anni. Dobbiamo dotarci di politiche in grado di attrarre e trattenere i giovani, di creare le condizioni per renderli più sereni e ottimisti riguardo al futuro; politiche che favoriscano lo sviluppo di una città smart e a ridotto impatto ambientale, con un significativo potenziamento delle infrastrutture sociali, del welfare di prossimità, dei servizi per la prima infanzia. Stabilita questa necessaria base, ogni scenario assume una valenza già orientata verso la direzione giusta».
Pro
√
Città sostenibile, innovativa, hi-tech, inclusiva
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I poli universitari di eccellenza
√
Torinesi testimonial della propria città
Contro
X
Vocazione industriale da rivalorizzare
La città attrattiva, gli ingredienti – università, salute, sport, accoglienza, internazionalizzazione, qualità della vita – a che punto siamo nell’offrire un habitat metropolitano inclusivo?
«Per ottenere benessere sono imprescindibili gli investimenti. E gli ingredienti per attrarre investimenti sul nostro territorio ci sono tutti, e di primissima qualità, a partire dai poli universitari e dalle scuole di alta formazione, ma bisogna spingere di più sull’internazionalizzazione, rendendo Torino anzitutto maggiormente accessibile e collegata con il resto del Paese e con l’estero. In un mondo che ha confini sempre più sfumati, non possiamo permetterci di essere tagliati fuori dalle rotte del business, della cultura e del turismo. Questo significa anche essere pronti e preparati a dialogare con il resto del mondo: le lingue straniere sono ormai parte del “kit di competenze base” di un territorio, così come è importante lavorare sulla comunicazione e sulla valorizzazione di ogni risorsa. Un esempio particolarmente evidente: le donne rappresentano il 51,3% della popolazione, si laureano in numero maggiore rispetto agli uomini, spesso con performance migliori, tanto che oggi contribuiscono in misura preponderante al capitale intellettuale del nostro Paese. Ma la loro partecipazione alla forza lavoro varia in base ai livelli di responsabilità: la presenza è maggiore nelle posizioni junior in tutti i settori e via via sempre più ridotta al salire verso ruoli di senior management ed esecutivi, con conseguenze pesantissime per l’intera società, che si trova a dover rinunciare a risorse preziose. Si tratta di una questione complicata perché affonda le radici nella cultura del nostro Paese e, proprio per questo motivo, non esiste una ricetta magica per venirne a capo. È invece ormai chiaro come sia necessario operare a livello di sistema, con un forte allineamento strategico tra politiche pubbliche e iniziative private. Le prime, volte a potenziare servizi, infrastrutture e contributi orientati all’inclusione di genere (come scuole dell’infanzia e parità di congedo parentale); le seconde, atte a promuovere percorsi di diversity & inclusion, sviluppo del potenziale e flessibilità del lavoro per rimuovere le barriere che limitano l’avanzamento delle donne in posizioni apicali. Sicuramente è fondamentale educare a un nuovo modello di leadership: la nuova figura di leader è oggi più simile a un direttore d’orchestra piuttosto che a un generale d’esercito. In questo senso emerge subito il grande valore che può apportare la donna e quanto sia importante che, a sua volta, diventi un modello di riferimento per altre donne. Perché il cambiamento passa anche e soprattutto attraverso l’esempio. Torino in questo senso può essere, è in parte già è, grande testimonial di inclusività e welfare del futuro».
Valentina Parenti e altri 15 sono i nostri Piloti Metropolitani:
Co-founder nel 2004 dell’Associazione no-profit GammaDonna e del GammaForum nazionale dell’Imprenditoria Femminile e Giovanile (pluripremiato dal presidente della repubblica italiana). Conseguita la laurea in tedesco e spagnolo, si specializza in Relazioni Internazionali. Mamma di Matilde e Giacomo, ama viaggiare e andare a cavallo. I locali dei Murazzi sono il suo luogo del cuore e non potendo portare il mare a Torino, magari per concedersi un piatto di polenta bianca e baccalà con un bicchiere di alta langa, si accontenterebbe di rendere il Po balneabile.
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(Foto ARCHIVIO VALENTINA PARENTI)