
News
Home > People > Editoriali > Editoriale > L’anniversario che verrà
Torino, autunno 2021
Ci sono due modi per celebrare una ricorrenza: quella più classica e scontata, rivolgendosi al passato in un racconto osannante, l’altra, più creativa e complessa, prevede la proiezione verso il futuro di messaggi ed esperienze. Per me esiste solo quest’ultima. Trovo obsoleto raccontare Dante, Napoleone o il PCI come si è fatto nel 2021: sostanzialmente un copia e incolla dai libri di storia. Quello che invece offre prospettiva è il confronto col presente, e, soprattutto, col futuro.
Celebrare un giornale può essere un compito ancora più suggestivo, perché le pagine del passato inchiodano l’attualità a un momento preciso, raccontandola quando essa accade, senza sapere cosa avverrà in futuro. Da storico di formazione amo quell’incedere che mi porta, articolo dopo articolo, alla contemporaneità. Ma da giornalista amo immaginare le pagine che verranno, quelle non ancora scritte, agisco come di fronte a una puntata di Netflix, mi interessa sostanzialmente la successiva.
150 copertine e 33 anni di lavoro in un panorama che si è profondamente rivoluzionato. Nell’era del web e dei social le pubblicazioni d’autore tengono la scena. E noi siamo pronti a raccontare una Torino che presto non sarà più la stessa
Oggi Torino Magazine celebra le sue 150 copertine, 33 anni di lavoro, durante i quali la città si è trasformata, e noi con lei, standole accanto e qualche volta precedendola. Siamo stati bravi? Non sta a me dirlo, però siamo ancora qui e questo rappresenta già un successo.
In questo terzo di secolo i media hanno affrontato la più grande rivoluzione dai tempi di Gutenberg: i canali TV sono passati da tre a infiniti; i quotidiani, per rispondere al calo della tiratura, hanno svoltato grazie ad allegati di approfondimento in linea con i tempi; al mondo gli utenti di Internet sono 4,5 miliardi e 3,8 quelli dei social. Noi, come nel 1988, siamo la testata più visibile dell’area metropolitana. La stampa di qualità regge, torna a piacere: misurata nei ritmi, edonista e colta nei contenuti, collezionabile.
Le nostre 150 copertine sono l’occasione giusta per immaginare quelle che verranno. Torino Magazine seguirà la città nelle sue trasformazioni, incoraggiandola, qualche volta anticipandola nelle scelte. Una vocazione ma anche una necessità: chi lavora sull’immediato (i quotidiani, il web, i social) è inevitabilmente miope, quel che conta è solo l’oggi e non vede il domani. Noi operiamo alla rovescia: cercando cosa sarà valido e vincente nei prossimi due o tre mesi, oppure oltre. Chi esce cinque volte l’anno è sempre proiettato nel futuro.
Ma quale sarà la prossima Torino? Abbiamo affidato il compito a sei testimonial: Paolo Griseri, Patrizia Sandretto, Beppe Gandolfo, Sara D’Amario, Gianni Oliva e Guido Gobino. A loro si sono aggiunti i nostri editorialisti abituali: li abbiamo rimandati nel 1988, poi, dopo una passeggiata di 33 anni, li abbiamo interrogati sul futuro. Risultato? Abbiamo rafforzato le nostre convinzioni: la Torino del 1988 non si è solo trasformata, non c’è proprio più.
La città fabbrica e operaia è scomparsa, come il traffico in piazza Castello e in piazza San Carlo, ma anche il modello turistico e culturale – ebrezza olimpica, grandi saloni, set artistico e musicale, nuovi musei e vecchi musei che diventano nuovi – è in evidente regresso, dopo essere cresciuto ed essersi affermato. Il COVID-19 e il cambio di amministrazione sono chiari segnali di frattura, di evidente discontinuità.
Torino ha bisogno di coraggio, di scelte strategiche, di lucide capacità nell’orientare gli investimenti, di velocità nel conseguire gli obiettivi. È l’aria del nuovo che arriva, quella che gonfia le vele ma anche le pagine. Non abbiamo tempo per festeggiare, dobbiamo scrutare l’orizzonte.