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L'amore ai tempi di Torino

di Enrica Tesio

Dodò in cima al podio

Torino, autunno 2021

Ogni copertina di Torino Magazine è un volto che, per qualche mese, ti guarda dalle edicole della città, per dire recentemente ho visto più Barbero che mio padre.

Insomma, hai tempo di affezionarti al faccione ritratto, di farci amicizia, di analizzarne il sorriso, la limpidezza dello sguardo. Finisci per entrarci in confidenza, ti viene voglia di salutarlo, ma io non faccio testo, io do la buona giornata anche alla voce meccanica del casello in autostrada. Io, ogni volta che entro alla Feltrinelli di Porta Nuova, faccio un cenno al cartonato di Ligabue, scambiandolo per un commesso.

Mi hanno chiesto di suggerire un podio per un’ideale cover di Torino Magazine.

Il primo posto nel mio cuore lo occupa un’icona indimenticabile, il mitico Dodò, il corvo Rockfeller sabaudo che vive nel tronco dell’Albero Azzurro

Tornando alla prima pagina della rivista che state leggendo or ora, ne ho visti di torinesi che piacciono al torinese che piace (come diceva una vecchia pubblicità), ma qualcuno manca sempre all’appello, così mi hanno chiesto di suggerire un podio, tre nomi da candidare per un ideale prossimo numero, personaggi immaginari o meno, famosi e non, che si sono distinti in qualche campo o che hanno conquistato la mia simpatia. Partiamo, quindi, con il podio.

Al terzo posto metterei una donna, un’artista di strada che si è inventata una performance unica. Sto parlando di Chiara Trevisan, la lettrice vis-à-vis che dal 2011 percorre Torino e l’Italia, con una bicicletta, un carrello pieno di libri e una scatola di foglietti, al motto: “la pagina giusta al momento giusto per la persona giusta”.

La si trova spesso in piazza Carignano, con il suo cappello blu, a dialogare con i passanti incuriositi e a svolgere il ruolo di cartomante di romanzi, saggi e poesie. Per ognuno scova una pagina da leggere ad alta voce, un frammento. Tutti se ne vanno col sorriso. Di lei mi piace l’inventiva, la caparbietà e quell’essere stralunata e insieme ben ancorata alla terra e alle strade della nostra città.

Il secondo posto va al tiktoker più seguito d’Italia, Khabi Lame, chivassese di adozione che da qualche tempo posta video divertenti, parodie buffe di tutorial assurdi che si trovano in rete. Il suo viso da mimo ha conquistato anche una generazione X come me… Dimenticavo, Khabi Lame è di origini senegalesi e non ha ancora la cittadinanza italiana, nell’attesa io gli do la copertina d’argento e gli auguro di mantenere la cifra ironica che l’ha reso famoso.

Ma il primo posto nel mio cuore lo occupa un’icona indimenticabile, un compagno di risvegli, il mitico Dodò, il corvo Rockfeller sabaudo, quello che vive nel tronco dell’Albero Azzurro di via Verdi, perché è lì che ci sono gli studi RAI. Dodò ha recentemente compiuto trent’anni ma li porta benissimo, quasi quanto Tonio Cartonio (altra mia papabile nomination), al secolo Danilo Bertazzi, che ho ritrovato sessantunenne in formissima nella trasmissione Che succ3de? su RAI3.

Io sono della generazione di Uan, di bim bum bam, ma Dodò lo incrociavo durante lo zapping della mattina prima di uscire per andare al liceo. Avrei dato qualunque cosa per restare lì, davanti alla TV, a sentire le sue storie, a tornare bambina, invece di infilarmi su un 61 gremito che mi portava in un luogo dove ci si aspettava sapessi coniugare i verbi all’aoristo passivo. I veneziani hanno il leone di San Marco, io da torinese ho quel pennuto improbabile che è Dodò di via Verdi, e lo rivendico con orgoglio.


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