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Una mamma a Torino

di Sara D'Amario

CL

Torino, autunno 2021

«Sara, si compiono solo una volta 50 anni, ma i tuoi varranno per tre, quindi…».

Mi sveglio di soprassalto. Il cuore mi tuona nel petto: 150 battiti al minuto! È l’1.50 della notte. Ho dormito esattamente 150 minuti di sonno agitatissimo. Cosa voleva dirmi la mia adorata nonna in sogno? Mi ributto sul cuscino e chiudo gli occhi nella speranza di riacciuffarla: niente.

È vero che gli anni si compiono una volta sola e che i miei 50 si avvicinano al galoppo, ma perché dovrebbero valere per tre, quindi 150?

Mi guardo allo specchio: be’ sì, dormire poco e non cedere alle lusinghe della chirurgia estetica, non aiuta… Mangiare in modo disordinato e lavorare senza orari, nemmeno… Però, per quanto io sia severissima con me stessa, non mi darei 150 anni neanche stanotte. Forse la nonna voleva farmi notare che vivo tre vite parallele? Madre, attrice/scrittrice e donna?

Mi sveglio di soprassalto. Il cuore mi tuona nel petto: 150 battiti al minuto!

È l’1.50 della notte. Ho dormito esattamente 150 minuti.

Cosa voleva dirmi la mia adorata nonna in sogno?

Al mattino, sono concentrata su un unico proposito: giocare al lotto i numeri che ho sognato...

Ovviamente non chiudo occhio per il resto della notte. Al mattino, mentre porto mia figlia a scuola, sono concentrata su un unico proposito: giocare al lotto i numeri che ho sognato…

«Mamma, stai bene?».

… ma dove si gioca? E come?…

«Mamma…».

… non ho mai giocato, sapendo che non avrei vinto… ma questa volta…

«Mamma, visto che sei in un’altra dimensione, ascolto un po’ la radio».

Un rap violento mi fracassa il ragionamento.

«Che canzone è, amore?».

«150, pilule violette di Maître Gims».

Sfoggio uno sguardo da pesce degli abissi.

«Troppo lenta, vero, mamma? Io preferisco i brani che hanno 150 BPM. Trascinano di più».

Sposto lo sguardo verso la strada appena in tempo per frenare a 150 millimetri dal paraurti dell’auto davanti.

«Cambia stazione, per favore, cucciola».

Detto fatto, la voce pacata di una giornalista riempie l’abitacolo: «Un recente studio scientifico ha fissato il nuovo limite assoluto per la longevità degli esseri umani, oltre il quale l’organismo perderebbe completamente la capacità di recuperare dopo eventi traumatici, fisici o psicologici. Il nuovo traguardo è stato stimato a 150 anni».

Ma è una congiura!

«Spegni la radio. Dimmi piuttosto come sta andando a scuola».

«Tutto bene. Studiamo la storia di Torino».

«Che bello», chioso, cercando a 150 all’ora qualche ricordo sulla storia della mia città.

«Lo sapevi che è stata capitale del Ducato di Savoia prima di diventare capitale del Regno di Sardegna? Dal 1563 al 1713: 150 anni».

Mi si imperla la fronte di sudore.

«E quest’anno si celebrano i 150 anni del traforo ferroviario del Frejus che univa il Piemonte alla Savoia».

Un brivido mi scuote da capo a piedi.

«E cos’altro state studiando, amore?».

«In matematica stiamo facendo delle cose bellissime!».

«Sono felice che ti piaccia tanto la matematica».

«Sai quale numero è la somma di 8 numeri primi consecutivi?».

«No, amore mio, quale?».

«Il 150».

Mi sento quasi svenire. Per fortuna arriviamo davanti a scuola, la mia bambina scende dall’auto sorridendo.

«Dammi un bacio, mamma».

«Te ne do 150», dico, abbracciandola.