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ECCO 5 CONSIGLI PER GUSTARSI LE ECCELLENZE DELLE REGIONI ITALIANE MA RIMANENDO A TORINO. UN TOUR GASTRONOMICO CHE COINVOLGE LIGURIA, SARDEGNA, PUGLIA ED EMILIA ROMAGNA. BUON VIAGGIO
Fatta l’Italia bisognava fare gli italiani, o almeno così rifletteva Massimo D’Azeglio in una famosa frase interpretata poi in tanti e diversi modi. Fare gli italiani non è operazione affatto semplice: perché sono molto diversi tra loro e allo stesso tempo fatti con uno stampo praticamente uguale. Perché sanno essere divisissimi e inspiegabilmente vicini in base alle situazioni. Su un campo da calcio, a tavola, a Sanremo, nelle abitudini, nei valori, nelle piazze. Uno dei più grandi patrimoni del nostro paese è la sua enorme biodiversità, in ogni ambito e specialmente in quello enogastronomico. Ogni regione ha le sue ricette, i suoi cavalli di battaglia, vini differenti, nomi diversi per formati di pasta in fondo simili. Basti pensare alla quantità di tipologie di formaggi presenti lungo lo Stivale e all’enorme numero di interpretazioni esistenti per una stessa ricetta. I capunet diventano pescoi in una manciata di chilometri, cremonesi e cremaschi litigano da secoli per la formula del ripieno dei marubini, che tra l’altro da noi sono plin, altrove ravioli, e le sagne di Chieti non sono le sagne del Salento, e così via, l’elenco è infinito. Nemmeno i francesi possono contare su tutta questa diversità, che è ovviamente ricchezza, anche se a volte ce lo dimentichiamo…
Oggi, restando comodamente nella nostra sabauda città, facciamo un tour tra ristoranti e trattorie che rappresentano a Torino una specifica eccellenza regionale. Liguria, Sardegna, Sicilia, Puglia ed Emilia, una sorta di giro antiorario d’Italia, per raccontarvi che sì, anche restando a Torino, possiamo goderci il meglio delle altre regioni d’Italia. 5 consigli (e pure di più) ovviamente scelti per voi dalla redazione. E magari non sarà l’unica puntata…
Oggi, restando comodamente nella nostra sabauda città, facciamo un tour tra ristoranti e trattorie che rappresentano a Torino una specifica eccellenza regionaleDovendo scegliere (e proveremo sempre a farlo) un unico, simbolico rappresentante regionale, per la Liguria diciamo A6 Sciamadda (via Maria Vittoria 32). Una simpatica recensione del locale dice “mancava solo il mare”, e ha ragione! Il vociare, l’odore di fritto e di focaccia… girando qui in via Maria Vittoria sembra di stare tra i caruggi di Genova (un po’ più larghi) e svoltando l’angolo ti aspetti il mare. Che invece ovviamente non c’è. C’è Sciamadda però, sempre strabordante di gente (ottimo segno) e fiero di portarti in tavola un pezzo della sua Liguria. Must le focacce, i frittini, i primi golosissimi. E a proposito di orgoglio ligure, menzione d’onore in città a Recina Focaccia e Cucina in via della Misericordia, realtà giovane ma di livello.
Popolo fascinoso quello sardo. Isolano ma restio ad abbandonare la propria regione cui è legatissimo. Anche in cucina il mare c’è sì, ma l’animo gastronomico sardo è legatissimo alle radici di terra. Alle carni, ai primi, ai dolci che sembrano usciti dalla Persia. Piatti con nomi recitati in quella lingua strana e misteriosa, una delle poche al mondo di cui non si conosce precisamente l’origine (come l’euskera nei Paesi Baschi). A Torino non è facile scegliere un locale solo: noi optiamo per Sa Corte Noa (via Milano 16) che riesce a esprimere ricette tipicissime della Sardegna, affiancandole a una sana contaminazione piemontese. Molto interessante! Menzioni d’onore a un classico come la Trattoria Primavera in via Perugia, a Sa Opera (via Pietro Thermignon) e alla proposta aperitivo sardo di Su Talleri in via San Massimo.
Il giro continua in Sicilia, regione particolarmente cara ai torinesi, perché qui quasi tutti hanno un parente siculo. E la ristorazione siciliana in città ha infatti tanti e validi alfieri. Scegliere è veramente complicato. Come è complicato scegliere tra caponata, paccheri, arancini, crudi di pesce… Noi diciamo Fratò (via Andrea Doria 21/B) perché porta in tavola autenticità ma anche ricercatezza, perché si appoggia a piccoli produttori della Sicilia (anche per i vini) e per il sincero affetto che i due titolari (chiaramente siciliani emigrati) provano per la loro terra. Le altre menzioni onorevoli sono per due must cittadini che sicuramente conoscerete: Banco di Sicilia (via Arnaldo da Brescia) e Trattoria D’Agata in via Bava. Sempre un’ottima scelta.
E a proposito di parenti… Torino è stata la città con la più alta concentrazione di popolazione pugliese fuori dalla Puglia stessa. Piazza Foroni è addirittura diventata piazza Cerignola. Ho detto tutto. La Puglia è ampia e gastronomicamente molto diversa, quindi fare di tutta la Puglia un’orecchietta è anche un po’ incorretto. Noi però dovendo scegliere un riferimento diciamo PugliaMia. Perché? Perché è una braceria e qui le bombette sono letteralmente da commuoversi. La diciamo forte: anche in Puglia non è facile trovare questo livello nelle bombette, che in piazza Hermada 12 fanno a mano e cuociono con pazienza e sapienza. Stesso discorso per la qualità della pasta e i fornitori super selezionati. Menzione d’onore per Il Trullo in corso Casale (un classico in città), e un suggerimento un po’ off-topic è il Panificio Convertino di via Giolitti (qui trovate burrate, focaccia barese, salumi… tutto freschissimo).
Prima di tornare nel nostro amato Piemonte, concludiamo il giro in Emilia, e occhio non in Emilia Romagna, ma proprio in Emilia. O meglio in via Giuseppe Giacosa 10/A, alle Ferramenta del Gusto Emiliano. Tagliatelle al ragù, tortelli, gnocchi fritti… Et voilà, la tradizione emiliana è servita. E tra i ristoranti è un po’ un unicum in città: una chicca che i veri gastronauti non possono assolutamente perdersi. Menzione d’onore per un locale dal concept abbastanza particolare: Ailimē, un progetto di Chicca Vancini che coniuga la sua smisurata passione per il Giappone con la tradizione emiliana, un po’ izakaya, un po’ trattoria. Molto originale!