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Leonardo a Torino non si ferma, lavora a Firenze, dove cresce, a Milano al servizio di Ludovico il Moro, a Roma, ultima residenza italiana; poi, convinto dal re Francesco I, parte alla volta di Amboise nella Valle della Loira, dove morirà all’età di 67 anni. Torino, nella Biblioteca Reale, conserva il celebre ‘Ritratto di vecchio’, un disegno a sanguigna databile al 1515, ritenuto il suo ‘Autoritratto’, e l’altrettanto celebre ‘Codice sul volo degli uccelli’, donato nel 1893 da un ricco mercante siberiano al re Umberto I. Non solo, se entriamo nel Duomo allegato all’opera. di Torino scopriamo che, nella parete interna della facciata, e stato collocato un enorme dipinto che e la fedele copia del ‘Cenacolo’ di Leonardo, voluta e commissionata dal re Carlo Alberto nel 1835 al pittore vercellese Luigi Gagna, specializzato nella riproduzione di grandi opere del passato.
Se entriamo nel Duomo di Torino scopriamo che vi è stato collocato un enorme dipinto, copia fedele del ‘Cenacolo’ di Leonardo. Ma è nel refettorio del convento della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano che ammiriamo ciò che rimane dell’Ultima Cena
Il ‘Cenacolo’, il più famoso e significativo affresco che Leonardo abbia dipinto. Siamo turisti del bello: abbiamo accarezzato con lo sguardo il disegno ineguagliabile su cartone di ‘Sant’Anna’ alla National Gallery, la ‘Vergine delle Rocce’ al Louvre, l’‘Adorazione dei Magi’ agli Uffizi (tutte opere di Leonardo); e, dal momento che per andare da Torino a Milano ci vuole minor tempo che per attraversare la nostra città, allunghiamo il passo e ci troviamo in breve nel refettorio del convento della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Qui vediamo ciò che rimane dell’‘Ultima Cena’.
L’opera copre la parete della sala rettangolare che serviva da refettorio ai frati del convento; tolte le impalcature e accese le torce, possiamo immaginare l’effetto quando, di fronte alle lunghe tavole dei frati, apparve la ‘tavola di Cristo’ con gli apostoli. Nel convento retto dalla congregazione dei Frati Domenicani, la vita trascorreva esercitando nel lento camminare le virtù cristiane del silenzio e della preghiera, per ritrovarsi almeno due volte al giorno ad apparecchiare tavola e godere di un meritato pasto tra le mura amiche e affumicate della mensa.
Grande fu la sorpresa per i bravi frati nel trovarsi di fronte quel dipinto vibrante di drammaticità e di animazione, che coinvolgeva tutti nella rappresentazione di una cena, l’Ultima, spesso da loro ricapitolata, qualche volta anche distrattamente nella lettura dei ‘Vangeli’, ma che ora era li vivente con al centro lo sguardo del Cristo diretto su di loro. Diverso era quando, ‘soli’, dediti a mantenere un’attitudine di relativo risveglio, pensando a Dio che ti guarda ma che qualche volta pure si distrae, si sentivano liberi di pensare ogni tanto anche agli affari loro. Ora non più, lo sguardo di Dio era diretto, intenso, la ricreazione era finita, e chini sul piatto sentivano il peso di essere costantemente interrogati. Mai prima d’allora il sacro episodio era stato cosi vicino all’osservatore. Era come se un’altra sala fosse stata aggiunta alla loro e in essa l’‘Ultima Cena’ avesse assunto forma tangibile.
Il Vasari, intorno al 1550, nelle sue ‘Vite’ racconta Leonardo da Vinci in questo modo: ≪Leonardo formò una dottrina cosi eretica che lui non dipendeva più da alcuna religione≫. Guardando il ‘Cenacolo’, e superato il primo stupore per questa straordinaria immagine, dobbiamo cercare di capire come Leonardo, cosi come Giotto prima di lui, abbia ricostruito l’episodio evangelico. Alcuni artisti sembrano aver avuto accesso, attraverso le loro ricerche, a testi più attendibili di quelli che la chiesa ufficiale ci ha mostrato. Giotto nella Cappella degli Scrovegni dipinge il suo ‘Cenacolo’, dove il Cristo e rappresentato con l’aureola d’oro, non altrettanto gli apostoli, dato che lo spirito santo non e ancora sceso su di loro.
I dubbi del Vasari sulla ‘dottrina cosi eretica’ di Leonardo possono trovare conforto in questa interpretazione del dipinto, tratta da una conversazione con amici di Novara nel lontano 1982. La ‘Commedia Umana’ che il Cristo doveva rappresentare sulla terra aveva bisogno di qualcuno a cui venisse affidato l’incarico tanto terribile di recitare la parte del traditore. Giuda ha colto, ha percepito, non senza un certo sgomento, ciò che il Cristo gli chiedeva. Con quella frase: ≪Uno di voi…≫, il Maestro avrà voluto mettere alla prova i discepoli, secondo le reazioni che avrebbero avuto, per verificare ciò che avevano compreso prima che lui se ne andasse; sino all’ultimo avrà sperato, ma purtroppo fu chiaro che quel calice doveva proprio berlo… Leonardo e riuscito a trasferire la assimilare agli oggetti e ai movimenti presenti nel ‘Cenacolo’, scrivendo il libro ‘La musica celata’. Pala ha rilevato crome e biscrome dalla posizione dei pani sulla tavola, dalle righe sulla tovaglia, dai gesti dei commensali: ≪La relazione pani e mani continuava a sembrarmi una pista promettente e dalle forti implicazioni simboliche (eucarestia). Quale rapporto in chiave musicale?≫.
Giovanni Maria Pala ritiene che nel dipinto sia nascosto un pentagramma, con una vera e propria frase musicale, perfettamente strutturata ed eseguibile. Un requiem che accompagna il momento drammatico dell’Ultima Cena. Non ci resta che ascoltare il CD Non solo, se entriamo nel Duomo allegato all’opera. non comprensione della drammaticità del momento nell’atteggiamento e nei gesti concitati degli apostoli, nelle loro espressioni ansiose. Giuda appare oggettivamente più isolato, l’unico assieme al Cristo. Sembra ≪lavorino in un campo non loro≫, era stata la risposta di Gesù quando la Maddalena, un giorno, gli chiese: ≪Cosa pensi dei tuoi discepoli?≫. Hanno compreso l’insegnamento dell’Ultima Cena dopo che sono rimasti soli e Giotto ripresenta i discepoli nella Cappella degli Scrovegni, ancora dodici con Mattia sostituto di Giuda, tutti con l’aura d’oro nel giorno della Pentecoste.
«… il pittore non è laudabile se non è universale», scrive Leonardo. La concezione del Rinascimento e quella che vede l’artista musico, poeta, pittore e scultore, e cosi scopriamo un Leonardo abile e richiesto suonatore di lira, oltre che sottile costruttore di enigmi. Che esista nel ‘Cenacolo’ un enigma celato nella musica? Un esperto informatico e qualificato musicista, Giovanni Maria Pala, e andato alla ricerca delle note da assimilare agli oggetti e ai movimenti presenti nel ‘Cenacolo’, scrivendo il libro ‘La musica celata’. Pala ha rilevato crome e biscrome dalla posizione dei pani sulla tavola, dalle righe sulla tovaglia, dai gesti dei commensali: ≪La relazione pani e mani continuava a sembrarmi una pista promettente e dalle forti implicazioni simboliche (eucarestia). Quale rapporto in chiave musicale?≫. Giovanni Maria Pala ritiene che nel dipinto sia nascosto un pentagramma, con una vera e propria frase musicale, perfettamente strutturata ed eseguibile. Un requiem che accompagna il momento drammatico dell’Ultima Cena. Non ci resta che ascoltare il CD allegato all’opera.