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Torino, Speciale Torino Futura 2022
Con il torcicollo, un’uggiosa domenica mattina, mi trovo in piazza Vittorio sotto una lenta pioggerellina. Come mai? Tutto è cominciato così… «Mamma, con l’Agenzia Progetto Terra, organizziamo una riunione per parlare di alcune scelte politiche che ci pare non vadano esattamente nella direzione della salvaguardia dell’ambiente». Quando la mia bambina parla così mi fa un po’ impressione. La guardo: che sia lei non ho dubbi, ma ha veramente solo 13 anni? Ha creato l’Agenzia Progetto Terra in quinta elementare, con alcuni amici. Scrivono un giornalino sull’ambiente, una vera e propria redazione in miniatura. Internazionale Kids ha pubblicato tre righe sulla loro esistenza e da lì si sono unite collaboratrici da diverse parti d’Italia e non solo, una bambina di 9 anni manda i suoi pezzi da Maiorca. Molti articoli li traducono per pubblicarli anche in francese, inglese e spagnolo. Insomma, un’armata pacifica di giovani cervelli. «Bene, amore, quindi riunione su Zoom?». «No, mamma, ci incontriamo di persona, in piazza Vittorio». «Ottima idea: una bella merenda insieme al bar». «Ma nooo… la mattina… sulla piazza… Ognuno di noi leggerà il proprio speech». «Sulla piazza… speech?». «Perché no?». «Ma… c’è rumore, e…». «Infatti avremmo bisogno di una cassa con il microfono». «E sì…». «Ne hai una?». «E no… ma la troviamo». «Grazie, mamma».
Niente slogan o noiose tiritere, poche recriminazioni nei confronti delle generazioni precedenti, piuttosto il desiderio bruciante di svegliare i menefreghisti. Percepisco una cosa: hanno paura
Via! Parte l’organizzazione: verifica con l’ufficio eventi del Comune di Torino che sia possibile lasciar fare alle ragazze questo “speech party” senza che noi genitori si finisca nei guai; acquisto della famosa cassa con microfono in un bellissimo negozio di musica di via Ormea; stampa dei discorsi dei relatori e, la domenica mattina, malgrado un torcicollo micidiale, mi ritrovo in piazza Vittorio, alle 10, puntuale, con sette bambini, dodici genitori, una cassa a batteria, un microfono e tante domande. Lo zoccolo duro dell’Agenzia Progetto Terra, sei ragazze e un ragazzo (eh sì, un solo ragazzo), si schiera compatto ed emozionato. Iniziano a leggere: riflessioni serie ma piene di ironia, un’ironia cupa però, in merito alle condizioni del loro mondo, che vedono peggiorare di giorno in giorno. Niente slogan o noiose tiritere, poche recriminazioni nei confronti delle generazioni precedenti, piuttosto il desiderio bruciante di svegliare i menefreghisti. Guardano alla politica senza capire perché il denaro possa permettersi di decidere le sorti del mondo e perché gli obiettivi del 2030 siano già stati posticipati al 2050. Leggono, avvampano, le voci all’inizio tremano ma poi si fanno ferme, sicure. Percepisco una cosa: hanno paura. Paura di quando l’aria sarà davvero irrespirabile, il calore insopportabile, di quando mancherà l’acqua o la natura irritata rovescerà l’umanità. Hanno paura veramente, segretamente. Per questo trovano l’energia a 9, 11, 13 anni di parlare in una pubblica piazza. E in questa uggiosa domenica mattina, fanno tornare un sole dolce e limpido, il sole di chi cerca di capire, parla, si confronta, cerca soluzioni, non si arrende. «Grazie, figlia mia». «Prego, mamma», sussurra la mia bambina, abbracciandomi.